CAPITOLO XV.

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Adesso che Akashi ci faceva caso, quella cella era piuttosto buia.

Insomma, era una cella, quindi non è che si aspettasse che fosse luminosa, ma in confronto alla stanza dove andava per gli incontri con Bokuto era buia.

Non aveva mai avuto troppi problemi con il buio, anche perché era sempre stato abituato a studiare fino a tardi senza rendersene conto, ma quel buio gliela faceva sembrare anche più vuota.

Anche adesso che era giorno, in confronto a com'erano le sue giornate un tempo, caotiche e sempre in mezzo alle persone, tra scuola, mezzi e club, era molto vuota.

E buia.

Non odiava il buio, ci aveva convissuto a lungo, però un po' gli ricordava che per molto tempo di fronte a sé non aveva visto altro che il nulla: non un nulla oscuro, un nulla grigio, un nulla che sembrava non volergli neanche indicare che c'era un pericolo, ma semplicemente che lui era lì e non aveva altro intorno, che l'unica strada che poteva percorrere era quella che ormai aveva scelto.

E poi, la strada aveva iniziato a cambiare, aveva iniziato a dividersi tra bianco e nero, dandogli delle occasioni in più, dandogli l'occasione di sprofondare per sempre... O tirare su la sua vita.

E in fondo a quella decisione, lo aspettava una luce gialla che si era fatta man mano sempre più intensa, un paio di occhi color oro che come dei fari lo avevano guidato lungo la giusta via.

La porta di fronte a lui si aprì, illuminando per un attimo la cella, e davanti a essa comparve un ragazzo alto con gli occhi dorati.

- Buongiorno Aghashi! Pronto per la nostra passeggiata?!- chiese con un sorriso.

- Buongiorno, Bokuto-san; si, sono pronto- affermò, mentre le guardie entravano nella cella.

Lo fecero alzare e gli misero le manette; Bokuto avrebbe voluto dire che non era necessario, ma come psichiatra era già fin troppo amico del suo paziente e in carcere era una cosa vista peggio rispetto che nel suo studio privato.

- Perfetto! Allora andiamo!- Koutaro si voltò e rimase per un attimo fermo, prima di voltarsi verso le guardie - ehm... Dov'è il cortile?-.

Akashi trattenne una risata mentre le due guardie alzavano gli occhi al cielo.

- Ci segua. E mi raccomando, niente contatti con il detenuto- ordinò una delle due, superandolo per fare strada.

- Agli ordini!- esclamò Koutaro, iniziando a camminare, seguito dalla seconda guardia con Akashi.

Aveva chiesto di poter vedere come si comportava il detenuto quando lo portavano fuori, anche se in realtà sapeva bene che non aveva comportanti strani, voleva solo farlo riabituare un pochino alla compagnia anche all'esterno.

Lanciò un'occhiata al moro: non sembrava troppo nervoso, in fondo era abituato a fare quella strada ogni giorno... Sempre scortato e lontano dagli altri detenuti, quindi non era stato neanche troppo un problema aggiungere un visitatore.

Avevano evitato che ci fosse Daichi quel giorno, in modo che non sembrasse troppo sospetto, e da concentrarsi solo sulla loro passeggiata.

Arrivarono in pochi minuti nel cortiletto interno, un prato quadrato al centro della struttura; più in fondo c'era una zona con alcuni strumenti della palestra, e anche quello che sembrava un campo da calcio, mentre vicino a dove c'erano loro si trovava una zona con varie panchine.

Era un po' desolante il fatto che intorno ci fosse la struttura e non si vedesse l'esterno, ma in fondo si trattava del cortile interno di una prigione, era normale.

Si diressero verso le panchine e i due ragazzi si sedettero su una di esse, a una distanza di sicurezza che portasse le guardie a non allarmarsi.

Bokuto notò che i due che li avevano accompagnati stavano rimanendo lì vicini, ma non parevano prestare loro molta attenzione, per cui decise di parlare comunque.

BOKUAKA-BRING YOU TO LIFEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora