Guai

Viola non ebbe il tempo di gioire per il buon risultato dell'esame del mattino, che sentì bussare in modo insistente dalla finestra della sua stanza.

“Mi dispiace! Mi dispiace, non so cosa mi sia preso!” Simon piombò dentro come una furia, trafelato e, a quanto poteva notare la ragazza, piuttosto spaventato; “Credimi ero solo arrabbiato! Non ho pensato. è successo tutto così in fretta…!”

“Simon! Calmati adesso!” Viola lo prese per le spalle, cercando di calmarlo e di capire quante parole fossero comprensibili effettivamente, “Di che cosa stai parlando? E che hai fatto alla mano?”

“Non è mio…” il ragazzo si guardò le dita ancora insanguinate, anche se il freddo aveva iniziato a seccarlo rendendolo più scuro, “… ma di Hudson”.

Viola strabuzzò gli occhi, non poteva credere alle proprie orecchie: “Che vuoi dire?! Vi siete picchiati?!”

“Non volevo, davvero!” Simon alzò le mani, ancora tremava per l'adrenalina, “È entrato come una furia, ha iniziato a minacciarmi, insultarmi, si è introdotto nel retro di prepotenza… non ho capito più niente!”

“D'accordo, va bene…” Viola capì che non era il caso di reagire in modo agitato, non sapendo che il giovane era già piuttosto turbato. Certo che, considerando la dinamica, Hudson se lo poteva risparmiare… ma come gli era venuto in mente? Irrompere in un posto di lavoro e mettere nei guai qualcuno con tante pretese. Non se lo sarebbe mai aspettato da un compagno di studi che aveva sempre avuto l'aria di un ragazzo affidabile e tranquillo. Ed ora Simon era decisamente destabilizzato dalla situazione, e lei non si sentì di chiedergli come fosse riuscito a sporcarsi di sangue e come lo avesse colpito.

“Facciamo una cosa: adesso andiamo in bagno e ci puliamo un po' da questo, va bene?”

“Mi dispiace Viola…”

“Tranquillo, adesso cerca di calmarti. Non pensiamoci” non se la sentiva di rincarare la dose chiedendogli i dettagli, per quanto fosse curiosa di sapere cosa li avesse fatti scattare in quel modo. Per Viola adesso la priorità era di fondo quella di tranquillizzare il suo ragazzo. La cosa parve funzionare: l'acqua tiepida diede un po' di sollievo ai nervi tesi di Simon, che pian piano tornò a respirare regolarmente.

“É davvero un colpo basso da parte sua, adesso perderai il lavoro e Dio solo sa se ne troverai un altro” la cosa che più le faceva ribollire il sangue era proprio la scarsa responsabilità che il suo compagno di studi aveva avuto: eppure sapeva molto bene quanto fosse difficile per ragazzi della loro età trovare un posto fisso, soprattutto sapendo che ai datori di lavoro pesava avere di mezzo un dipendente che non poteva fare orario continuato.

“É il meno quello… volevo però avvertirti subito, prima che lui possa travisare la vicenda come vuole”.

“Non preoccuparti, non avrei mai tirato conclusioni affrettate. E comunque, conoscendo il suo atteggiamento nei tuoi confronti, avrei davvero fatto fatica a dargli ragione in tutto e per tutto”.

Simon si sentì un po' sollevato dalla cosa, certo che se fosse arrivato dopo avrebbe avuto meno possibilità di spiegarsi. Ora era solo dispiaciuto per averle scombussolato la giornata con la sua entrata di scena abbastanza inaspettata. Avrebbe dato tutto quello che aveva per cancellare quel momento e tornare allegro e impaziente di sapere come fosse andato l'esame. Ah già… l'esame. Ormai Viola doveva aver avuto l'esito, e lui si era intromesso nella sua possibile felicità - o tristezza - con un problema che non la riguardava per niente.

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