Il ticchettio di un pendolo e la pioggia che batteva contro le finestre di un salotto poco illuminato rendevano casa Hawley il fantasma opalescente di una morte avvenuta troppo presto.
Il giorno in cui l'autunno del 1950 cessò e fece spazio al fitto inverno fu anche il giorno in cui Reginald Hawley annunciò ai suoi due figli che si sarebbero trasferiti a inizio gennaio a New York, nonché il punto di partenza migliore per avviare definitivamente la sua società finanziaria.Il giorno prima della partenza la ventiduenne Jane Hawley, dai morbidi capelli biondi e dalla pelle diafana, era seduta sul divano a osservare un volantino: Pinacoteca dei fratelli Liench, dal 1920. New York, Pomander Walk, 23. Era la secondogenita, mentre al piano di sopra nella propria stanza si trovava invece Sean, suo fratello maggiore che riempiva la valigia con l'occorrente necessario per il più grande cambiamento di tutta la sua vita.
Un religioso silenzio sovrastava greve l'ambiente di quella perfetta casa a Northampton. Erano passati quasi quattro mesi dalla morte di Rosemary, la moglie di Reginald e il lutto aveva prosciugato ogni traccia di vitalità. Sean e Jane non parlavano fra di loro, Sean parlava con Reginald solo di lavoro, Reginald parlava con i figli solo per lo stretto necessario, mentre Jane non parlava, ascoltava soltanto.
Si girava tra le mani quel volantino che aveva trovato in giro diverse volte nel corso degli ultimi mesi, si chiese come fosse possibile che un'attività newyorkese fosse riuscita a mandare pubblicità fino in Massachusetts. Forse era un segno, forse quel piccolo pezzo di carta rappresentava l'opportunità di rinascere per Jane, di poter uscire dal torpore mortale di quella casa e respirare nuovamente.
«Jane! Non stare lì seduta, devi finire di preparare i bagagli, domattina si parte alle cinque.» La voce di Reginald fece trasalire la ragazza, che strinse il volantino facendolo stropicciare.
«Sì, papà.» Così dicendo, a testa bassa, salì in camera sua e iniziò a organizzare la vita di Northampton in un piccolo baule destinato alla Grande Mela.
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Il giorno dopo, stava ancora iniziando ad albeggiare e piccole strisce di luce entravano gentilmente nelle stanze. Jane si svegliò con una sensazione strana che le stringeva la bocca dello stomaco, capì che si trattava di speranza. Durante la notte non aveva fatto altro che pensare a quel volantino che negli ultimi mesi aveva sempre catturato la sua attenzione, un semplice pezzo di carta giallo canarino con le scritte nere e raffinate le era rimasto impresso. Non credeva nel destino, ma nelle opportunità e ben pensò, in effetti, che sarebbe stata una stupida a non approfittarsi del trasloco nella grande e magica New York, dove tutto si poteva realizzare.
Il viaggio in macchina durò diverse ore, Jane e Sean si erano entrambi assopiti, sprofondando nei sedili in tessuto, mentre il padre guidava lungo la strada.
Al risveglio di Jane, i suoi grandi occhi verdi rimasero incantati da ciò che videro. Uno skyline di grattacieli si ergeva imponente e, percorrendo il waterfront, ebbe l'opportunità di avvistare la baia di New York. Di conseguenza, in lontananza si vedeva la maestosa Statua della Libertà, così alta, così eterna, fece rimanere a bocca aperta la ragazza.
«Allora? Ci vuole ancora molto?» chiese con tono seccato Sean, il quale, invece, osservava la strada di fronte con aria puramente pragmatica.
«No, se il traffico lo permette dovremmo arrivare tra una ventina di minuti.» Rispose Reginald al volante. Jane era intenta all'osservare il mondo e l'universo di New York da dentro una Ford Customline azzurra. Guardare quell'immensità, tutte quelle persone, quelle macchine le diede più coraggio per ciò che aveva in mente di fare. Si sentiva in fibrillazione, era forse questo ciò che si provava quando in cuor proprio si stava per realizzare il Sogno Americano?«Eccoci ragazzi.» Reginald parcheggiò davanti a delle abitazioni della zona residenziale dell'Upper East Side di Manhattan. Era una delle zone più ricche di tutta New York ed era il posto perfetto per raggiungere tutti i punti cardine della città. Jane uscì dall'auto, si sistemò la gonna a ruota, un po' sgualcita a causa del viaggio e prese dal cofano uno dei suoi bagagli. Reginald fece cenno ai suoi figli di seguirlo e si recò davanti al portone d'ingresso di una delle abitazioni a schiera, costituite da mattoncini rossi. Quando aprì la porta si ritrovarono direttamente in un ampio spazio, che sarebbe diventato ben presto il salone d'ingresso; mentre delle scale a destra portavano al piano di sopra dove si trovava la zona notte della casa. La prima cosa che notò Jane fu la luce che penetrava in quell'ambiente, le finestre infatti erano molto ampie e permettevano al debole sole di quel gelido gennaio del 1951 di entrare in casa. Forse era un buon presagio, pensò lei.
Verso il pomeriggio tardi avevano quasi sistemato tutto, i mobili erano arrivati precedentemente e gli ultimi sarebbero arrivati nei giorni seguenti, avevano preparato per cena qualcosa di veloce, ma Reginald rassicurò i due figli che ben presto sarebbero state assunte delle domestiche che avrebbero aiutato la famiglia.
Erano le sette di sera, Jane era nella sua nuova camera newyorkese e non fece altro che pensare nuovamente al volantino, si fece coraggio e scese al piano di sotto. Suo padre era in bagno a prepararsi per la notte, Sean invece era in camera sua a sistemarsi, così stando attenta a non farsi sentire, compose il numero della Pinacoteca. Le rispose una voce temprata e lei timidamente le chiese un appuntamento per l'indomani, sapendo che Sean e Reginald sarebbero andati nel loro nuovo ufficio.
Al termine della chiamata si sentì trasportata su una nuvola: era il primissimo passo, per ciò che aveva in mente di fare e a cui aveva pensato da poco dopo la morte di sua madre. Si sentì felice e leggera, credendo che da lì in avanti sarebbe stato tutto molto semplice.
Dall'altra parte del telefono, l'uomo che gli rispose era il proprietario stesso: Herbert Liench. Un uomo anziano, dagli occhi grigi e il viso solcato da tante rughe. Con le ossute mani compose un altro numero subito dopo aver ricevuto la chiamata della ragazza.
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La pittrice di segreti
Historical FictionNew York, 1951. Jane Hawley si trasferisce insieme a suo padre Reginald e suo fratello Sean, dopo la morte della madre. Jane vuole sfruttare le occasioni che le offre la Grande Mela per realizzare il suo sogno, ma la realizzazione di un progetto che...