La complicità di Christopher si rivelò indispensabile per Jane, tanto da chiedersi perché non ne avesse parlato con lui già molto tempo prima.
L'unico appuntamento possibile con gli stilisti mandati dal signor Harrington era di sera e l'aiuto di Chris, infatti, fu prezioso.
Bastò solo dire a Reginald che avrebbe portato sua figlia Jane al cinema per poter far uscire di casa la ragazza, senza destare sospetti. Jane e Hannah si recarono di corsa nel loft del signor Harrington. Era la seconda volta che Jane si recava nel loft di sera e le piaceva particolarmente a quell'ora: sfumature bluastre e violette avevano la meglio contro quelle arancioni del tramonto, rendendo etereo lo skyline di New York.
William si trovava nel salotto d'entrata e aveva pensato di posizionare diverse candele sui ripiani di mobili vecchi, sparsi qua e là.
«Scusate, dovrei far sistemare l'illuminazione, abbiamo solo una luce in salotto e una nel bagno e rischierebbe di essere tutto buio.» le fiamme tremolanti riflettevano una fioca luce giallastra sui lineamenti di William mentre sorrideva cordialmente alle ragazze. Portava un completo da lavoro, camicia a maniche lunghe e una cravatta sciolta, possibilmente era appena tornato dall'ufficio, senza neanche avere il tempo di passare a casa sua.
Eppure, avrebbe potuto farlo, nessuno lo obbligava a rimanere lì, si ritrovò a pensare Jane.
Dopo essersi salutati, Hannah si recò nella veranda a godersi il panorama della New York serale, con le mille luci dei grattacieli ormai accese da un po', mentre Jane decise di avvicinarsi a William, poggiato ad un mobile bar in legno. Sopra, appeso alla parete, vi era uno specchio che rifletteva l'ampia schiena e il tessuto tirato della camicia.
Lui la seguì con lo sguardo, non smettendo di sorriderle.
«Signor Harrington, perché non va a casa?»
«Sì, non appena arrivano gli stilisti, tornerò a casa da mia figlia. Oggi è stata una giornata stancante.» Jane scoprì che quella risposta le aveva provocato una punta di rammarico in cuor suo, come se in realtà avesse voluto che lui rimanesse lì con lei. William, come se si fosse accorto, le toccò il braccio, con il pollice accarezzò la candida pelle di lei.
«Sono sicuro che l'abito che ti consegneranno sarà stupendo.»
Jane sorrise emozionata. La presenza di William era una calda carezza in quel momento. Sapere che lui aveva fiducia in lei era quasi appagante.«Grazie signor Harrington, cento anni passati a ringraziarla non basterebbero per farle capire quanto io sia riconoscente nei suoi riguardi.» mormorò.
«Non chiamarmi signor Harrington, Jane... Sono solo William.» Le rispose lui con la testa leggermente inclinata, entrambi nuovamente vicini.
Glielo diceva spesso, anche perché ormai Will aveva preso l'abitudine di darle del tu e di parlarle con tono confidenziale, ma Jane continuava a mantenere una certa distanza quando parlava con lui.
«Le da così fastidio che la chiami signor Harrington?» chiese Jane osservandolo sotto il tremolio delle fiamme, con un sorriso leggermente divertito.
«Abbastanza...» Rispose lui, ricambiando il suo sorriso. «Mi da fastidio essere considerato il "signor Harrington" da te, Jane.» Il suo tono di voce era simile ad una colata di miele caldo. La stanza era semibuia e lei si trovava a qualche centimetro di distanza da un uomo che, se avesse voluto, poteva farle del male in un secondo e nonostante questo, si sentiva a suo completo agio.
«Sono solo una zitella acida, no?» Jane alzò un sopracciglio provocatorio e si sorprese da sola per il suo atteggiamento.
Will fece una risata roca e scosse la testa.
«È vero, ma ho scoperto che mi piace parlare con questo tipo di donne.»
Non si erano mai trovati così tanto vicini per così tanto tempo. Jane si sentiva felice e in balia della voce di William.
«William ...» osò dire lei, studiando i suoi occhi scuri che riflettevano le deboli fiamme. Silenzio per qualche secondo. Un silenzio che fece in modo che il nome di battesimo pronunciato da Jane si evidenziasse ancora di più, rimanendo sospeso nel poco spazio di distanza tra i due.Bussarono alla porta e la loro vicinanza si annullò subito.
«Gli stilisti...» suggerì Jane al signor Harrington che si sistemò la camicia, prima di andare ad aprire.
«Sì... vado.» si schiarì la voce e si recò verso la porta d'ingresso. Jane rimase lì a guardarlo, ma solo dopo si rese conto che sullo stipite della porta finestra che dava accesso alla veranda, vi era appoggiata la sua amica Hannah, che la stava guardando sogghignando da chissà quanto tempo, con le braccia conserte.
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La pittrice di segreti
Fiksi SejarahNew York, 1951. Jane Hawley si trasferisce insieme a suo padre Reginald e suo fratello Sean, dopo la morte della madre. Jane vuole sfruttare le occasioni che le offre la Grande Mela per realizzare il suo sogno, ma la realizzazione di un progetto che...