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I soldi erano l'unico scopo di quell'atto che Eijirou stava compiendo quella sera, tutto per ripagare quel debito mostruoso che aveva richiesto al suo capo quando era troppo giovane per capire il vero valore del denaro, soprattutto per quel periodo turbolento, dove i soldi sembravano sempre uscire dalle tasche, ma mai rientrare.

Il desiderio era l'unico motivo per cui Shoto si era avvicinato a quel locale malfamato, uno dei pochi che fornisse il tipo di servizio che cercava. Troppo pericoloso nei suoi soliti ambienti, dove contava solo il conto in banca e le apparenze.

Per questo era disposto a sborsare quella cifra che per molti sarebbe risultata spropositata, solo per farsi possedere come una donna da quel ragazzo che con dolcezza gli stava baciando la mascella, per provare cosa volesse dire veramente assecondare i suoi istinti che per la società di quell'epoca erano considerati sporchi, impuri.

Si lasciò spogliare Shoto, gli lasciò il pieno controllo del suo corpo, assecondando ogni suo movimento passivamente, sollevando le braccia quando gli sfilò la camicia, lasciandogli addosso quella canotta bianca su cui era certo si vedesse il segno di un mozzicone di sigaretta che vi era stata spenta sopra.

Reclinò il capo verso sinistra quando Eijirou glielo fece voltare per andare a proseguire quella scia bollente che stava lasciando con la bocca, lungo la sua spalla.

«Quando sentirò gridare il mio nome?» chiese il corvino mordicchiando leggermente la clavicola di lui, lasciandoci un piccolo segno con i denti, «Perché mi piacerebbe sentire come pronuncio il mio nome mentre provi piacere.»

«Allora vedi di farmi provare piacere, perché per adesso sento solo il solletico.» rispose il bicolore con espressione apatica.

«Sei veramente simpatico.» disse alzandosi in piedi non mollandolo, anzi si fece stringere le sue braccia al collo prima di afferrare i suoi vestiti mentre lo sorreggeva con una sola mano.

«Cosa stai facendo?» domandò Shoto sconvolto dai suoi modi bruschi.

«Credevi davvero che ti avrei scopato qui? In un luogo in cui tutti posso entrare e spiare?» chiese il corvino con un sorrisetto beffardo, «Ti porto nella mia stanza, dove avremo la nostra intimità.»

Eijirou imboccò una porta celata dietro un grosso vaso di felci, la cui unica funzione era nascondere quell'entrata che serviva a condurre gli addetti al locale nelle loro stanze senza essere visti apertamente.

Le scale di legno erano scarsamente illuminate, ma il corvino le aveva percorse così tante volte che non aveva bisogno di una lampada per sapere che gli mancavano due gradini ancora per arrivare al suo piano e poi sei passi per trovarsi così danti la sua porta.

Il suono di un grammofono era perfettamente distinguibile in quello spazio, segno che Izuku aveva voluto rabbonire il boss dopo lo scherzetto che gli aveva fatto cantare, ma i gemiti che riuscivano a superare la musica alta, testimoniavano che in effetti Katsuki non fosse veramente arrabbiato con il verdino e che lo stesse solo fottendo come gli piaceva, lentamente.

«Non siamo soli.» disse Shoto arrossendo sentendo i gemiti del cantante, un paio di stanze lontane da loro.

«Ti eccita sentire i miei amici darci dentro?» gli chiese Eijirou con un pensiero che gli cominciava a scuotere l'inguine.

«Non saprei, non mi sono mai eccitato prima.» rispose il bicolore sconvolgendo il corvino che per poco non lo fece cadere a terra.

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