I licantropi non potevano provare freddo, erano animali a sangue caldo e il loro corpo era quasi costantemente in uno stato di adrenalina che impediva loro di essere disturbati dal tempo.
René non aveva mai provato il gelo dell'inverno, nemmeno il glaciale vento delle montagne dell'Est aveva mai scalfito la sua pelle bollente.
Tuttavia, il freddo in quel momento le stava facendo battere i denti incontrollatamente.
Era nuda. E la sua pelle non era mai stata così pallida.
Era circondata da una fitta nebbia che non le permetteva di vedere nulla, nemmeno con la sua vista anormalmente sviluppata.
Si guardava intorno nella vana speranza di capirci qualcosa, capire dove potesse trovarsi e come fosse arrivata in quel luogo gelido all'apparenza vuoto.
Il freddo stava iniziando ad occupare il fulcro dei suoi pensieri, non poteva concentrarsi su altro, persino respirare stava iniziando a farle male.
Poi finalmente sentì qualcosa di caldo, sembrava un miraggio, una piccola speranza di sopravvivenza e ci si attaccò con tutte le sue forze.
Portò le mani alla base del collo e sentì subito quel calore che tanto aveva bramato.
Ma era così poco.
Lasciò che gli artigli le si allungassero e prese a graffiare per procurarsi ancora più calore. Le mani finalmente si erano riscaldate, ma erano anche state ricoperte da una sostanza viscosa e appiccicaticcia dal forte odore di ferro arrugginito.
René sentì il calore colare lungo le clavicole e dividersi in due rivoli. Quello più abbondante scese lungo il seno, la pancia e raggiunse le ginocchia, l'altro corse più velocemente lungo il braccio e cominciò a colare dagli artigli.
La lupa si allarmò, non poteva permettersi di sprecare neanche una goccia di quel nuovo tepore. Abbassò lo sguardo sui suoi artigli neri, pronta a portare il calore in altre parti del corpo.
Ma si bloccò.
Il calore era di un colore rosso vivido e continuava a colare ininterrottamente, probabilmente ce ne sarebbe sempre stato abbastanza per scaldarle l'intero corpo tremante.
La mente di René era talmente offuscata dal freddo che non si era nemmeno resa conto che quel liquido caldo era il suo sangue, e che sarebbe stato pericoloso dissanguarsi al punto di ricoprirsi l'intero corpo del liquido amniotico.
Rimase incantata dall'abbondanza di calore, ma presto entrò nuovamente in panico quando vide alcune gocce abbandonare il suo corpo per confondersi con la nebbia.
Il suo sangue si trasformò in piccole nuvolette rossastre che iniziarono ad espandersi tutto intorno a lei. Nel giro di pochi secondi la nebbia non era più bianca ma di un colore rosso che diventava man mano sempre più scuro.
La nebbia i avvicinava sempre di più al colore nero e davanti a quello spettacolo, René smise di pensare al congelamento imminente.
Davanti a lei la nebbia iniziò a muoversi autonomamente e si posizionò quasi allo scopo di raffigurare qualcosa di particolare e immenso.
Solo due punti precisi della nebbia erano rimasti coloro rosso sangue, tutto il resto era ormai nero.
Quei due punti concentrici presero il posto degli occhi della figura che andava formandosi.
Era un viso enorme e terrificante del quale si vedevano solo le ombre e stava guardando René con aria di profonda delusione e disprezzo.
La nebbia in breve tempo andò a delineare i più piccoli particolari di quel volto che sembrava appartenere a un uomo di mezza età. Man mano che ogni più piccola ruga andava al suo posto, il cuore di René aumentava il battito.
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La notte della luna rossa
Ficción GeneralLa parola "principessa" fa nascere nella mente dei tanti l'immagine di una donna bellissima, dai capelli dorati che indossa un lungo abito probabilmente rosa e una tiara di cristallo. Ma nel mondo di cui vi sto per parlare le principesse sono molto...