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n.a.
Buonasera gente! Qui per informarvi che la prossima settimana pubblicherò due capitoli: giorno 27 (o alla peggio il 28) il capitolo 11 e giorno 30 il capitolo 12 nonché epilogo. Questo perché la settimana dopo non avrò accesso al pc e proprio per il capitolo finale non mi andava di fare aspettare. Quindi ci vediamo presto! E fatevi sentire nei commenti (...please).


Miya

Atsumu non si chiese come mai Kiyoomi avesse cambiato idea, né si chiese cosa quel suo gesto volesse poter dire. Si voltò e iniziò a correre. Corse a perdifiato verso un sole ormai sorto e la sua libertà appena ritrovata; corse verso Osamu, la sua famiglia e la sua vecchia vita. Corse ignorando i polmoni che dolevano e le gambe che tremavano.

Sin da quando Atsumu avesse memoria, se dal paese nel quale era cresciuto si alzavano gli occhi verso ovest, si sarebbe potuto scorgere il castello del rione all'orizzonte. La realtà di quel maniero gli era sempre parsa tanto distante da risultargli irraggiungibile. Una volta, per scommessa (che perdipiù Atsumu aveva perso), lui e suo fratello avevano chiesto alla loro madre quante ore di cammino sarebbero occorse a un uomo per raggiungere la cima della collina, ed ella gli aveva detto che in salita sarebbe servita non meno di un'intera giornata. Adesso il biondo era in discesa e correva, ma gli parse comunque di impiegare molto più tempo. Dovette fare diverse pause per riprendere fiato, ma non si fermò mai; non finché non fu finalmente arrivato. Se si fosse girato avrebbe visto la sagoma del castello di Kiyoomi in cima al colle, come l'aveva sempre visto da bambino, ma non lo fece. Si concentrò sulla cittadina che aveva davanti, invece: le mura esigue, le case esili e modeste. Non era cambiato niente.

Riprese a correre, spinto dalla gioia, dall'adrenalina, dalla immane voglia di riabbracciare suo fratello.

Arrivò alla soglia della loro piccola baracca a pomeriggio inoltrato. I polmoni gli dolevano al punto da non riuscire a respirare, il collo ferito gli pulsava e faceva talmente male da confonderlo, ed il suo stomaco vuoto si contorceva e si lamentava a gran voce in cerca di cibo. Appoggiò i palmi sulle proprie ginocchia e cercò di riprendere la capacità di parlare. Adesso che era arrivato alla sua destinazione tutta l'adrenalina che l'aveva mantenuto in piedi iniziò ad abbandonarlo. Si rimise dritto in fretta, incapace di attendere un solo minuto in più, poi sospirò forte ed aprì la porta. Il forte odore della cucina di Osamu lo avvolse: tonno grasso, riso bollito, aglio e altre spezie. Atsumu ispirò a fondo più contento che mai, nonostante l'attacco di tosse con cui i suoi polmoni decisero di protestare.

"Rin?" Sentì la voce di Osamu provenire dall'unico altro vano della casa. "Sei tu?"

Atsumu non ebbe il tempo di trovare la voce per rispondere che i loro occhi si incontrarono. Osamu era più magro e più alto di come lo ricordasse. Indossava il suo solito grembiule da cucina ed un berretto che impediva ai suoi capelli scuri di finire nel cibo. Per alcuni secondi non si sentì altro che il fiatone del biondo. Poi, all'unisono, quasi si fossero letti nel pensiero, i due gemelli scattarono in fretta l'uno verso l'altro incontrandosi a metà in un abbraccio soffocante e bellissimo.

Iniziarono a piangere entrambi quasi senza accorgersene e non ci fu bisogno di dire altro per un po'. Osamu tremava tra le sue braccia, eppure le sue mani erano più ferme che mai, decise a non lasciare andare suo fratello per nessuna ragione al mondo. Non ci fu bisogno di parlare perché entrambi capissero i pensieri dell'altro e rimasero così. Atsumu aveva sognato quel momento così a lungo che stentava a credere di starlo finalmente vivendo. Se il suo corpo non avesse fatto tanto male, avrebbe pensato si trattasse di un sogno. Aveva fame, e sonno, e la ferita sul suo collo lo faceva rabbrividire, ma persino usando tutta la sua forza di volontà non fu in grado di interrompere quell'abbraccio.

Caught | vampire!AU | sakuatsuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora