capitolo uno.

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stavo seduta sul sedile di un aereo,roma fiumicino-milano malpensa. guardando fuori dal finestrino,vidi la mia cara roma svanire sotto di me. mentre l'aereo si innalzava,le strade si trasformavano in sottili linee, e la città si ridusse a un punto luminoso. le nuvole cominciarono a circondare l'aereo, avvolgendolo in un abbraccio soffice e bianco,e il paesaggio sfuggiva sempre più alla mia vista. iniziai a percepire un fischio nelle orecchie che cercai di alleviare prendendo le cuffiette dalla tasca dello zaino e facendo partire fumo da solo di Izi.

era da lui che stavo andando,il bambino prodigio.
io e diego ci conoscemmo tre anni prima,vagava per le strade di san lorenzo,il mio quartiere,in cerca di un po' di fumo e trovò la persona giusta. era il periodo della morte di mia mamma,iniziai a litigare pesantemente con mio padre,quel dolore avrebbe dovuto legarci ancora di più ma fece tutto il contrario.
quella notte la passai nel monolocale di diego,mi raccontò la sua storia e il perché si trovasse a roma,mi disse che doveva girare un film e che,finite le riprese,sarebbe tornato a cogoleto,dove era cresciuto. invece un anno prima si trasferì a milano,voleva portarmi con sé ma non accettai,non volevo recargli disturbo,anche se era diventato un fratello per me.

mi addormentai sull'aereo e mi svegliai un'ora dopo con un forte dolore al collo a causa della posizione scomoda in cui riposai. guardai fuori dal finestrino e notai che si era fatto buio,l'hostess ci avvisò dell'atterraggio e dopo circa dieci minuti le ruote dell'aereo toccarono delicatamente la pista. disattivai la modalità aereo dal cellulare e mi arrivarono un paio di messaggi da diego.

3 messaggi da diego mi fratello

oi piccola

sono nel parcheggio dell'aeroporto

quando atterri me lo dici

atterrata😽

presi il mio zaino e mi misi in coda per scendere dall'aereo. una volta entrata in aeroporto mi diressi verso il nastro scorrevole per ritirare il mio bagaglio,che pesava più di me,poi andai verso l'uscita,scrutai diego tra la folla,mi aspettava impaziente con il sorriso stampato sul volto.

- diego - urlai correndo verso di lui goffamente a causa della valigia pesante.
mi venne incontro e mi abbracciò forte sollevandomi da terra,quanto mi era mancato.

- quanto sei cresciuta,dovevo portare il cartello con il tuo nome,altrimenti quasi non ti riconoscevo -

- che scemo,non ci vediamo da solo un anno -

- guarda che un anno è un sacco. mi sei mancata stronzetta - disse sfiorandomi la guancia con il pollice.

- anche tu diè -

- questa la porto io. cazzo,che ci hai messo,le bombe? -
afferrò la mia valigia.

- no,solo la mia collezione di sassi - dissi ironicamente facendo sghignazzare il mio amico.
- comunque non c'è bisogno,riesco a portarla-

- stai zitta. ora andiamo,starai morendo di fame -

- eh un po' -

ci avviammo verso il parcheggio,l'aria gelida si insinuò in ogni parte del corpo, nonostante avessi addosso dieci maglioni e quattro felpe. diego sbloccò la sua macchina con il piccolo telecomando che aveva nel portachiavi e mi aprì la portiera.

- mademoiselle -
mi fece gesto di entrare in auto.

- come siamo galanti,che ti è successo? -

sailor moon - tedua Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora