EPILOGO (ALTERNATIVA 1)

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Daniele vede Leo rannicchiato sul letto privo di lenzuola.

C'è soltanto una coperta di pile gettata su angolo del materasso spoglio e null'altro; lo osserva con le ginocchia strette al petto, la schiena ricurva. Da una simile posizione, è sicuro che il compagno non possa accorgersi della propria presenza, così si limita a fissarlo e basta.

Gli pare così piccolo, così indifeso e non è tanto diverso dalle volte in cui in quella camera ci è entrato senza alcuna esitazione, lo ha spogliato, lo ha toccato e si è lasciato toccare.

Non c'è assolutamente nulla di diverso.

Male.

Gli ha fatto male tutte quelle volte.

Lo ha usato e se ne rende conto.

Realizza che se in tal momento osasse varcare la soglia, raggiungerlo...

Probabilmente gliene farebbe ancora e ancora e ancora.

Non crede di essere in grado di sopportarlo perché la sola idea che Leo soffra per propria causa, lo distrugge e annienta. Ciò che ha confessato a Federico è vero: lo ama.

Lo ama e lo ha capito, è un sentimento talmente profondo e intenso che lo ha reso in più occasioni irrazionale, a forza di reprimerlo, di combatterlo. Ed è stanco anche di quello.

Di combattere.

Perché è una guerra che non ha nessun vincitore.

Per cui, per questa volta, nella stanza non si addentra.

Fa un passo indietro e richiude la porta senza far rumore.

Scaccia via ogni domanda che vorrebbe porgli, sul motivo per cui si trovi lì, sulla ragione per la quale non sia nell'appartamento di Mattia insieme a lui. Non gli chiede nulla, si trasforma in un perfetto fantasma, andando oltre e raggiungendo la propria camera.

Tiene il luogo al buio, chiudendosi dentro a chiave. Per qualche secondo, rimane immobile col respiro irregolare che gli provoca una fitta al petto.

Forse, pensa, a lasciare andare un pezzo del proprio cuore ci si sente esattamente così.

***

Un anno dopo
o qualcosa di più.


Leo rigira per l'ennesima volta il cucchiaino nella tazza di cioccolata calda che ha davanti.

Nell'ultimo periodo ha iniziato a fare sempre più spesso colazione al bar, più che altro perché - puntualmente - si dimentica di comprare il necessario per consumare il primo pasto della giornata a casa e, quindi, quella gli sembra la soluzione più logica e accettabile. Questa volta, ad esempio, ha scordato il caffè e il latte e sarebbe stato decisamente impossibile preparare qualcosa.

O è così o è soltanto una scusa per poter uscire e non rimanere da solo in un appartamento vuoto, in un silenzio dilaniante.

Sono passati dodici mesi e otto settimane da quando ha cominciato a vivere in un luogo deserto ed è successo tutto in maniera così rapida che, a ripensarci, gli manca ancora il fiato.

È accaduto che Daniele si è presentato in studio un pomeriggio, in un'occasione abbastanza importante e ha comunicato a lui e a Luca di aver bisogno di una pausa, di staccare, di mettere in pausa i loro progetti fino a che non sarebbe stato meglio.

Durante le sue frasi, Leo lo ha osservato bene e ha capito, senza necessità di specificare, che la parola pausa sapeva inesorabilmente di fine.

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