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Senza neanche accorgercene i mesi passavano e noi diventavamo sempre più uniti: avevamo festeggiato capodanno insieme e i ragazzi furono gli unici invitati alla mia festa di compleanno. A scuola cercavamo sempre di incontrarci nei corridoi o in mensa e quando non ci vedevamo passavamo ore al telefono la sera.

I ragazzi facevano prove su prove, quasi ogni giorno, e io e Stacy eravamo sempre presenti. Ogni tanto assisteva anche Eloise, la mia sorella maggiore, che nel frattempo stava studiando come una matta per l'università. Pian piano, tutti i membri della band stavano migliorando molto, sia individualmente che come gruppo.

Il nome provvisorio per la band era 'Sunset Parade', idea di James, dell'opinione che servisse un nome "senza senso ma con un bel suono". Il poverino fu distrutto quando scoprì che si trattava di una parata delle bande militari, ma agli altri il nome piaceva così tanto che non lo cambiarono.

Phillip aveva ragione sul discorso fatto la sera delle prime prove: Alex non era così male, dopotutto. Era lui il frontman del gruppo e stava già lavorando a molte canzoni per la band. Dato che in quel periodo stavo scrivendo molte poesie, Phillip mi propose di dare una mano con i testi e quello mi permise di conoscere la band un po' meglio, soprattutto Alex.

Iniziammo a trovarci nella mensa della scuola, e quelle conversazioni di "lavoro" si trasformarono presto in chiacchierate senza fine. Il nostro primo punto di incontro fu la musica, grande passione per entrambi, e ci misi poco a capire cosa intendeva Phillip quando mi parlava di lui. Alex era energico, faceva battute squallide ma stranamente divertenti e la sua autoironia lo rendeva un bel personaggio con cui passare il tempo. Il tempo con lui volava e più di una volta ci ritrovammo a correre in giro per la scuola dopo aver perso il conto delle ore a parlare nei corridoi.

In quei mesi lo aiutai a scrivere decine di canzoni, alcune migliori di altre. Dopo qualche settimana iniziammo a vederci anche dopo scuola, per lavorare alle melodie con la sua chitarra. Alex aveva uno sguardo magnetico e una camera fin troppo ordinata per essere un ragazzo con la testa per aria.

La sera, quando rientravo a casa, non riuscivo a fare a meno di pensare alle parole di Phil: Fidati quando ti dico che sa diventare irresistibile... Aveva concluso con una battuta, ma stava davvero scherzando? Quale lato di Alex mi stava nascondendo? Cosa non voleva che sapessi di lui?

Era un piovoso martedì di dicembre quando durante le prove dei Sunset Parade i ragazzi ebbero l'idea peggiore del mondo.

"Perché non canti una canzone con me?" propose Alex, e Phillip lo guardò stranito. Mio fratello sapeva che ci stavamo vedendo spesso, e non gli andava giù il modo in cui la nostra amicizia stava evolvendo. Sì, era stato lui a proporci di lavorare insieme per cominciare, ma il suo sguardo di disgusto tutte le volte che ci vedeva insieme da soli lasciava intendere che si era pentito della sua brillante idea.

"No, lo sapete che io non canto – risposi decisa, – insomma, sono lusingata, ma no"

"Andiamo, Lilly, facci sentire qualcosa!" Con mia sorpresa, quella frase veniva proprio da Phillip, che aveva uno strano ghigno in viso. Gli lanciai un'occhiataccia e, dato che ormai erano tutti decisi, li accontentai. Mi avvicinai al microfono mentre Alex ne prendeva un altro e io cercai il suo sguardo, nervosa più che mai.

"Cosa vuoi cantare?" chiesi, poi ingoiai la saliva e feci un piccolo respiro.

"Che ne dici di Chapstick? Facciamo un verso a testa e il ritornello insieme?"

"Va bene" annuii titubante, anche se il mio primo pensiero fu "ho altra scelta?". Alex iniziò a provare gli accordi alla chitarra, mentre gli altri si sedevano con il resto del piccolo pubblico.

A Certain RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora