Agosto 2008,
Londra, UK
Il lavoro per Butterfly era stato faticoso e altamente stressante, ma finalmente iniziava a ripagare. Il successo del primo singolo, una canzone totalmente diversa da quelle che si sentivano in radio di solito, fu talmente elevato da permetterci di avviare i cantieri per il mio primo tour dopo poche settimane dall'uscita. Era iniziato con qualche data in varie città d'Inghilterra, ma Butterfly non ci mise molto a fare il giro del mondo e ben presto mi ritrovai con decine di date in tutta Europa e persino in America.
Se registrare l'album fu faticoso, prepararmi per i concerti e muovermi così tanto fu una condanna a morte: la convinzione che il pancione non mi avrebbe fermato si sgretolò quando svenni in sala prove, a sei settimane dal primo concerto. La mia primogenita Lilith Penelope Clarke nacque il 15 luglio al St. Bartholomew's Hospital; lei era sana come un pesce, ma le complicazioni dovute allo stress accumulato mi costrinsero in un letto d'ospedale per quasi tre settimane. Scelsi il nome che avevo sempre sognato e le diedi come secondo nome quello della madre di Alex, una donna dall'animo gentile a cui avrei voluto tanto lasciare un posto nella vita di mia figlia.
Dopo tanto lavoro e una lista interminabile di problemi da risolvere, ce l'avevo fatta. Il concerto di apertura del Butterfly Tour era alle porte e sarebbe stato la svolta di cui avevo bisogno. Entrai nel locale che avrebbe ospitato il concerto e rimasi senza parole: non che fosse chissà cosa, ma il solo pensiero che la mia carriera stava iniziando ufficialmente mi toglieva il respiro. Il posto era semplice e abbastanza grande da contenere qualche centinaia di persone. Il palco, in fondo alla sala, era illuminato da una sola luce fioca
"Lola, eccoti!" sentii la voce di Shawn chiamarmi da lontano. Mi guardai intorno e lo trovai dall'altra parte del locale, mentre agitava le braccia per farsi notare. Accanto a lui c'era Natalie, la mia nuova assistente, che lo osservava con un'espressione alquanto perplessa.
"Vieni con noi, ti mostriamo il camerino" suggerì Natalie, e io annuii. Il mio camerino si trovava alla fine di un lungo corridoio pieno di porte chiuse e foto di tutte le più grandi celebrità che avevano suonato lì. Mi soffermai in particolare su una delle ultime: I Sunset Parade con ospite speciale Mike Keegan recitava una targhetta alla base. Era segnata anche la data della loro esibizione: 23 gennaio 2008. Il mio primo giorno alla Wildflower.
Quindi all'universo piace giocare.
"Non sapevo fossi fan dei Sunset Parade" mi richiamò alla realtà Shawn.
"Infatti non lo sono" risposi mentre mi allontanavo, con lo sguardo ancorato alla foto. Non lo sono più.
* * *
"Bene, Lola, vai in scena tra dieci minuti!" mi comunicò una voce fuori dal camerino. Mi guardai nello specchio per un secondo.
Tre colpi alla porta mi fecero sussultare, frenando i miei pensieri.
"Sono Taylor. Posso entrare?"
"Certo, la porta è aperta" urlai per farmi sentire. Dal riflesso vidi entrare Taylor Sinclair, in tutta la sua perfezione. La popstar più amata del momento, Taylor era arrivata a Londra per caso qualche mese prima e aveva prenotato una stanza del Wildflower per un paio di giorni. Iniziammo a parlare durante la pausa e ci divertimmo così tanto da scambiarci immediatamente i numeri di cellulare. Mi innamorai subito del suo sorriso e della sua abilità di scrivere testi mozzafiato. Lei rimase colpita dalla mia schiettezza e la mia determinazione. Quando tornò a casa a New York iniziammo a chiamarci tutti i giorni, negli orari più disparati: cinque ore di differenza non erano poche, e spesso ricevevo chiamate nel bel mezzo della notte perché lei si dimenticava che a Londra non erano le nove di sera.
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A Certain Romance
Romance"C'è chi si innamora ogni giorno, e c'è a chi non basta una vita per dimenticare un solo amore". Tre storie. Tre vite. Una sola ragazza. Lucille. Lilly. Lola. Dai sobborghi di Nottingham agli schermi di tutto il mondo, la vita di Lucille non è mai s...