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Il primo sabato disponibile, io, Kate e Stacy organizzammo la festa per i Sunset Parade. Ovviamente la location era casa di Tom, che addobbammo con tutto ciò che avevamo a disposizione: aiutai mia sorella Eloise a occuparsi del cibo, Stacy stampò e appese ai muri tutte le foto più belle che aveva scattato alla band mentre erano sul palco e Kate dipinse un cartellone con scritto "Congratulazioni ragazzi!" da appendere all'entrata.

Le porte della casa erano tutte spalancate, e il garage era già pronto per accogliere un piccolo palco sul quale i Sunset Parade avrebbero suonato il loro ultimo concerto prima del loro nuovo inizio. Invitammo praticamente tutta la scuola e molti furono contenti di venire ad ascoltare il gruppo dei ragazzi strambi che facevano sold out dei pub della zona.

Non ci aspettavamo una cosa tranquilla, ma nemmeno il caos che portarono tutti quegli invitati: gli studenti dell'ultimo anno, tra cui alcuni amici della band, portarono altri amici, che ne aggiunsero altri e così via. Insomma, quella che doveva essere una spassosa festa per congratulare i Sunset Parade si rivelò una serata di lavoro per tutte noi. Alex e James si proposero più volte di aiutarci, ma Stacy rifiutò tutte le offerte, convinta di potercela fare da sola.

Finalmente, le undici si avvicinarono e con loro il momento del concerto. Phil fece un po' di casino con la batteria, e urlando di qua e di là riuscimmo a riunire quasi tutti in cortile, dove il garage spalancato era pronto a riaccendere le vie buie di Nottingham.

"Chi è pronto per un po' di rock 'n' roll?" esordì Alex come suo solito, per poi fare cenno della mano agli altri di partire. La band irruppe con la prima canzone e la folla esultò, entusiasta. Mentre continuavano a suonare, l'energia nell'aria crebbe sempre più vigorosa. Le acclamazioni della folla diventarono sempre più forti, e la tensione e il caos dell'inizio sparirono completamente.

Erano circa a metà scaletta, quando inaspettatamente le luci si fermarono, con loro la musica e le risate che avevano colmato la stanza fino a qualche istante prima. Cercai uno sguardo amico, ma il buio era troppo pesto e non si distinguevano bene i visi.

"Vi prego, non ditemi che è un black-out!" esclamò Stacy, con un tono a metà tra il seccato e l'amareggiato.

"Va bene, non è un black-out" esordì James con una risatina, e sentii lo schiocco di uno schiaffo, probabilmente proveniente da Tom o Alex.

Fu proprio quest'ultimo a parlare alla folla: "Va tutto bene ragazzi, c'è stato un piccolo problema tecnico". Mi avvicinai come potei al palco per dare una mano e sentii dei sussurri: Alex stava dicendo qualcosa all'orecchio di Tom, che subito dopo scese dal palco e tornò dentro casa. Lo seguirono anche Phil e James, il primo che era sceso dal palco, se ne andò subito dopo accompagnato da Kate.

La luce fioca dei lampioni lungo la strada mi permise di trovare i pantaloni del cantante, che scossi per segnalargli la mia presenza. Lui abbassò lo sguardo su di me.

"Perfetto – disse – stavo per cercare proprio te".

* * *

Il piano, se così si poteva definire, era molto semplice. Alex mi porse la mano e mi aiutò a salire sul palco, e Tom tornò subito, correndo, stringendo tra le mani la sua chitarra acustica.

Alex non disse niente, semplicemente prese la chitarra e attaccò con il primo giro di accordi. Non riuscivo bene a vederlo, e il solo fatto che stava suonando perfettamente in un buio quasi completo me lo fece vedere sotto un nuovo punto di vista. Stava succedendo troppo spesso in quel periodo: in un modo o nell'altro, riusciva in continuazione a trovare nuovi modi per sorprendermi.

"Canta" fu tutto ciò che sussurrò, e così feci:

These memories fill my mind,

her and I, shining in the moonlight.

A dream that I'll never forget

my heart, my soul, my only regret.

Moonlight, ovviamente. Quale canzone migliore di quella in una situazione del genere? In realtà molte, dato che questo era solo un esperimento che mi ero permessa di fare, riguardante un anziano che meditava sul suo primo amore. La folla apparì non solo più tranquilla, ma sembrò apprezzare la canzone, dai toni melanconici e completamente diversi da quelle dei Sunset Parade, e questo era tutto ciò che contava.

Nel frattempo, Kate e James erano tornati, con un accendino e una scatola di candele da distribuire per illuminare il palco. La rossa lasciò tutto al fidanzato e si avvicinò a noi, con un lumino appena acceso tra le mani.

"Potete andare avanti ancora un po'? A quanto pare c'è stato un malfunzionamento in tutto il quartiere, ma non sappiamo quanto ci vorrà a sistemarlo" poi si girò verso Alex, e giurai di averla vista fare un occhiolino al moro, che sorrise in risposta.

"Sembra che in un modo o nell'altro sia riuscito nel mio intento di farti cantare" ammise con tono fiero, e cercai di trattenere il sorriso che si stava inevitabilmente formando sulle mie labbra. Feci un leggero cenno col capo, e lui attaccò con un'altra canzone.

Neanche il tempo di iniziare la prima strofa, che la luce tornò, seguita da un respiro di sollievo da parte di tutti. Evidentemente non era stata una trovata di Alex e James e mi ero immaginata tutto. Ovviamente mi ero immaginata tutto!

"Come si suol dire, salvata dall'elettricità" sorrise Alex, e per un secondo sperai nel ritorno dell'oscurità, l'unica cosa in grado di coprire le mie guance ora evidentemente arrossite.

* * *

Quando si comincia un nuovo lavoro del calibro del contratto dei Sunset Parade, la prima cosa che capita è lasciarsi travolgere così tanto da dimenticarsi di tutto il resto. Ahimé, così avvenne, e rinunciammo alle serate insieme come i vecchi tempi per un paio di mesi. Mio fratello rimaneva sempre molto vago quando a tavola veniva portato fuori l'argomento, ma dopotutto lui lo era su tutto, quindi non gli diedi troppo peso. Mi ci volle un po', dopo laconiche conversazioni più simili a interrogatori che ad altro riuscii ad estorcergli qualche particolare: stavano già lavorando ad un album, che Alex aveva praticamente già scritto. Non avevano ancora trovato un titolo, ma avevano così tanti pezzi che ci stavano mettendo un bel po' a capire cosa tenere e cosa mettere da parte.

Ripensandoci ora, sono contenta di non aver saputo niente fino alla settimana prima dell'annuncio ufficiale dell'album. L'attesa aumenta il desiderio, così dice il proverbio, e per me è stato lo stesso. Io e Stacy passammo pomeriggi interi a fantasticare su un possibile titolo e a scommettere su quali canzoni sarebbero rientrate nel disco terminato.

Per lei era ovvio, per me un po' meno, che ci saremmo dovute aspettare una sorpresa dai ragazzi. Questo era il motivo di tanta segretezza, almeno secondo la mia migliore amica. Tutte le volte che saltava fuori l'argomento, io ribadivo che no, era solo il contratto che era stato stipulato in quel modo, ma in fondo speravo quanto lei in una canzone che parlasse di me, o del nostro gruppo di amici.

Di una cosa eravamo entrambe certe: l'avremmo adorato. Non c'è neanche bisogno di dirvi, cari lettori, che quell'album segnò la storia della musica, oltre che segnare il corso delle nostre vite per sempre. Molte persone hanno ipotizzato un punto di svolta in vari momenti durante la lettura della mia storia, ma io ritengo che fu quell'autunno che, inconsapevolmente, tutti capimmo chi eravamo e chi avevamo intenzione di diventare.

nota: 

*traduzione: (da Moonlight, Sunset Parade)

Questi ricordi mi riempiono la mente,

lei e io, che splendevamo al chiaro di luna.

Un sogno che non dimenticherò mai,

il mio cuore, la mia anima, il mio unico rimpianto.

A Certain RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora