Quando nelle interviste mi chiedono della mia adolescenza a Nottingham, mi trattengo sempre dal descrivere ogni dettaglio di quelli che furono gli anni più caotici della mia vita, ma in questo racconto mi sono promessa di essere trasparente, e così sarò.
Il dicembre dei miei diciassette anni fu uno dei più freddi che sia mai esistito, e ne risentimmo tutti in città. È risaputo che il tempo in Inghilterra non è dei migliori, ma ora, dopo anni di tour in tutto il mondo, rimango dell'idea che quell'inverno fu a dir poco traumatico per tutti noi poveri ragazzi costretti ad andare a scuola a piedi in mezzo alla neve. Eppure, i miei amici riuscirono a renderlo uno dei più caldi che abbia mai vissuto, in più modi diversi.
Pian piano, l'influenza fece il giro della scuola e arrivò anche a noi Sunsets (così ci chiamavano, comprendendo anche noi altri che non eravamo davvero nella band). Era un periodo in cui i ragazzi facevano sempre meno prove con noi come pubblico, quindi non fu strano il non vederci per qualche settimana di fila.
In un modo o nell'altro, io mi beccai l'influenza peggiore di tutti, che mi tenne a letto per più di una settimana. Quando tornai, il gruppo era diviso a metà.
"Alex è uno stronzo, ecco che c'è!" rispondeva Phillip infuriato quando provavo a chiedere spiegazioni.
"Non lo so, non capisco per cosa se la sia presa" diceva invece Alex, la cui situazione non sembrava sfiorarlo minimanente. Io mi rifiutai di prendere posizione, dato che tenevo a entrambi, ma fui l'unica: dalla parte di Phil c'erano James, Andy e Stacy, mentre da quella di Alex Kate, Tom e Trevor. Erano sul bordo di una vera e propria guerra civile, e con l'uscita dell'album di debutto dei Sunset Parade alle porte una lite del genere rischiava di mettere a repentaglio le loro carriere sul nascere, stroncandole senza alcun modo di impedirlo.
"Okay, prendiamo tutti un respiro profondo" esclamai al mio ritorno, vedendo i loro visi corrucciati. Ero stata l'ultima ad arrivare al garage, e avevo trovato il gruppo diviso a metà, letteralmente. Alla destra della stanza c'era la parte di Phil, mentre a sinistra quella di Alex, e nessuno si degnava di parlare.
"Qualcuno può spiegarmi cos'è successo?" rimasi in centro, per lasciar trasparire l'imparzialità che provavo.
"Alex è un pezzo di merda" sussurrò Phillip."Io lo sono? Vogliamo parlare di quanto sei infantile tu?" ribatté l'amico, alzando la voce. Cercai lo sguardo di Stacy, che intanto aveva messo una mano sulla spalla di Phillip, per recargli conforto. Ero l'unica a non sapere cosa stesse succedendo, e questo mi tormentava.
"Quindi? Qualcuno può parlare per favore?" sbottai seccata.
"Lucille, lascia stare". Alex si alzò e se ne andò, infuriato. Guardai mio fratello, che rifiutò completamente il contatto visivo, quindi non ebbi altra scelta se non seguire il mio amico, prendendo una posizione contro il mio volere.
Quando uscii da casa di Tom, Alex se n'era già andato. Lo trovai mezz'ora dopo, seduto ai piedi della sua quercia preferita nel parco vicino a scuola. Stava fumando una sigaretta, che gettò via non appena mi vide avvicinarmi.
"Al... ti prego, dimmi cosa sta succedendo". Il mio tono, mi è difficile ammetterlo, suonò a dir poco disperato.
"Ho detto una cosa a tuo fratello e non l'ha presa bene, questo è tutto". Il suo tono non lasciava trasparire nessuna emozione, se non quanto non volesse entrare troppo nella conversazione, ma avevo bisogno di scoprire la verità.
"Che cosa? Voglio aiutarvi, Alex". Anche lui, come mio fratello, si rifiutava di alzare lo sguardo. Mi sedetti accanto a lui, decisa a venire a capo della questione una volta per tutte. Non ci volle molto prima che si arrendesse al silenzio che ci circondava.
"Io... non so se voglio essere ancora tuo amico". Finalmente mi guardò negli occhi, per la prima volta in settimane.
"Cosa intendi? Che succede?"
"Io..." fece una breve pausa, ingoiando un groppo in gola, mentre io lo guardavo, in attesa.
"Sai, è dal primo momento che ti ho vista che fai qualcosa dentro di me quando ti vedo. Alle prove, in mensa, a casa, anche il solo pensiero del tuo viso mi provoca qualcosa nello stomaco che non riesco a controllare. Quello che voglio dirti è... Coglio che siamo più che amici." Alex mi guardò, in attesa di una qualsiasi reazione, ma Io rimasi immobile, incapace di pensare o provare qualunque cosa.
"Lo so che è strano e Phillip l'ha già presa male e ci sono un milione di motivi per cui non dovremmo stare insieme. Forse dovrei lasciar perdere" parlò senza prendere pause. Non l'avevo mai visto così spaventato. Io, nel frattempo, ero scioccata, incapace di trovare le parole. In qualche modo, era riuscito a esprimere tutto quello che io avevo sempre voluto dire, ma non avevo mai trovato il coraggio di fare. Aveva ragione, ma aveva anche torto. Lui era il migliore amico di Phil, quindi le cose sarebbero inevitabilmente diventate imbarazzanti con lui, ma non era strano. Quello che provavo era tutto fuorché strano.
"No. Cioè, sì!" Feci una piccola pausa, non credevo alle mie parole. Stava davvero succedendo? Non era solo un sogno? Forse la febbre mi stava tornando... Poi Alex mi abbracciò, e capii che era tutto vero. In quella posizione potei sentire il suo corpo appoggiato dolcemente contro il mio e il suo viso seppellito nei miei capelli, il suo respiro controllato vicino al mio orecchio. Ci mettemmo a ridere e poi ci guardiamo negli occhi per un secondo. Lui appoggiò una mano sulla guancia, per poi sussurrare:
"Sei così bella che non sembri neanche vera" poi mi baciò, e mi abbandonai completamente al momento. Non appena le nostre labbra si scontrarono, mi sentii sciogliere contro il suo tocco: sentivo il suo cuore battere veloce e pressante contro il mio petto, mentre i nostri respiri si sincronizzavano.
Ci separammo lentamente e mi ci volle un secondo per riprendermi, quasi stordita dall'intensità del momento.
"Phil ci ucciderà" sentenziai poi, fermamente convinta che avrei avuto ragione.
* * *
Decidemmo di dire subito a mio fratello cosa stava succedendo, coscienti che avrebbe dato di matto ma anche sicuri che sarebbe stato molto peggio per lui venirlo a sapere da terze parti. Invitai Alex a casa nostra un pomeriggio, e chiesi a Phillip di raggiungerci in salotto. Non mi ci volle molto per raccontare gli sviluppi della situazione, dato che aveva già capito tutto non appena aveva visto Alex che lo aspettava al mio fianco.
"Voi cosa?" fu tutto ciò che disse, per poi fissare il suo sguardo su Alex, che sudava talmente tanto da sembrare sul punto di svenire. Io mi misi tra i due, preoccupata della possibile reazione di entrambi. Era passata poco più di una settimana dal loro ultimo incontro al garage, dato che Alex si era rifiutato di partecipare ad ulteriori prove dei Sunset Parade sapendo che mio fratello ce l'aveva ancora con lui.
"Non lascerò che distruggiate la vostra amicizia per me, voglio che questo sia chiaro" dichiarai, ferma, guardando prima l'uno, poi l'altro.
"Avreste dovuto pensarci prima..." rispose Phillip scocciato, con lo sguardo fisso sul mio ragazzo. Quest'ultimo, nel frattempo, aveva messo il braccio intorno alle mie spalle, evidentemente per far innervosire l'altro ancora di più. Proprio quando Phil sembrava sul punto di mettergli le mani addosso, decisi che ne avevo avuto abbastanza.
"Seguitemi, voi due" esclamai e mi avviai verso la camera di Phillip, al piano di sopra. Li spinsi al dentro e chiusi la porta a chiave.
"Non uscirete di lì finché non avrete chiarito!" urlai, per fare in modo che mi sentissero al di là delle pareti.
"Farlo fuori è tra le opzioni?" ringhiò mio fratello.
Non risposi, mi limitai ad andarmene lentamente, e restai in ascolto in caso di rumori sospetti che indicassero che si stavano pestando davvero. Circa un'ora dopo mi chiesero di lasciarli andare, e dai sorrisi e i loro piccoli modi di scherzare capì che tutto era tornato come prima.
nota:
Capitolo pubblicato per la prima volta il 1 marzo 2024.
Buon compleanno, Lucille ❤️

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A Certain Romance
Romance[IN FASE DI REVISIONE] "C'è chi si innamora ogni giorno, e c'è a chi non basta una vita per dimenticare un solo amore". Tre storie. Tre vite. Una sola ragazza. Lucille. Lilly. Lola. Dai sobborghi di Nottingham agli schermi di tutto il mondo, la vita...