Gennaio 2009
Los Angeles, CA
In seconda media ci chiesero di scrivere un breve saggio sul tema "Se potessi costruire un luogo solo per te, cosa sarebbe e perché?" Tutti parlarono di ville enormi, con piscine, sale giochi e armadi enormi. Io, al contrario, parlai di un giardino segreto. Sarebbe stato ai confini del mondo, in un luogo sconosciuto al resto dell'umanità. Magari sul fondo dell'oceano: avrei costruito un cubicolo in una parte inesplorata dell'abisso e sarei rimasta lì per sempre. Mi sarei portata i miei libri, carta e penna, e ci avrei vissuto per tutti i secoli dei secoli.
Strano che una ragazzina così sia diventata una popstar conosciuta in tutto il mondo, non trovate? Io credo che non importi chi siamo in partenza, ciò che conta nella vita è chi vogliamo diventare. Questo per me è stato rinunciare all'anonimato per poter fare quello che amo: scrivere canzoni che trasmettano qualcosa a chi le ascolta.
Ogni tanto, ancora oggi, ho dei momenti di cedimento, in cui mi chiedo cosa ci faccio nel mondo dello spettacolo. Non essendo di natura una persona troppo socievole, per me è molto semplice sentirmi fuori luogo, anche a eventi a cui molte persone partecipano solo per vedere me. Come la prima volta che incontrai Ben: eravamo alla festa di compleanno di Taylor, nella sua casa a Los Angeles. Avevo partorito da ormai sei mesi, ed era la prima volta che uscivo davvero dalla nascita di mia figlia.
La festa era piena zeppa di gente che lavorava nel mondo dello spettacolo, e la festeggiata aveva lasciato entrare gli amici, ma anche gli amici degli amici e così via. Josh, il fidanzato di Taylor di quel periodo, ne aveva approfittato per invitare alcuni colleghi che si trovavano in città. Tra di loro c'era, ovviamente, l'affascinante Benjamin Bennett, stella nascente di Hollywood dopo il suo film thriller largamente acclamato dalla critica intitolato Strada verso casa.
Josh era una di quelle persone talmente sicure di sé da essere convinte di essere amate da tutti, ma io non mi ero mai lasciata abbindolare dal suo charme apparente. Non mi era mai andato a genio, ma a Taylor sembrava piacere quindi lasciavo correre i momenti in cui mi dava più sui nervi.
Anche quel giorno, come suo solito, Josh tentò (senza successo) di fare il simpaticone:
"Lolita! Come va, cara?" Si avvicinò ridendo, e io accennai un sorriso forzato.
"Bene!" risposi sollevando il mio bicchiere di birra, cercando di ignorare il fatto che aveva scelto il nomignolo che odiavo più al mondo. Dio, quanto lo odiavo.
"Lolita, hai già conosciuto il mio nuovo amico Mike?" chiese, indicando un ragazzo della nostra età poco lontano da noi.
"In realtà sì, ho già avuto il piacere" sorrisi, mentre osservavo il profilo di Mike Keegan. Mi avvicinai, controllando che Josh stesse tenendo gli occhi fissi su di me, e picchiettai sulla sua spalla, sperando che iniziare una nuova conversazione mi avrebbe liberata da lui.
"Mike, che bello vederti! Ti ricordi di me?"
"Signorina Clarke! Certo, non si dimentica un viso come il tuo" mi sorrise, baciando la mia mano destra come aveva fatto al nostro primo incontro.
"Cosa ti porta a Los Angeles?" Chiesi, curiosa. Nel frattempo, notai che Josh stava andando verso la piscina. Missione compiuta.
"Sono in tour in realtà, ho un concerto non molto lontano da qui domani".
Io e Mike parlammo per un po', sorseggiando birra e scherzando come se fossimo vecchi amici. Non nominò mai Alex e i Sunset Parade, e io apprezzai molto la cosa, sapendo quanto si era stretto il loro legame da un anno a quella parte. Era da un po' che non ci pensavo, in effetti: i miei amici mi mancavano immensamente, così come la mia famiglia, ma Alex... faceva parte del mio passato ormai. Io e Lily stavamo benissimo anche senza di lui.

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A Certain Romance
Romance[IN FASE DI REVISIONE] "C'è chi si innamora ogni giorno, e c'è a chi non basta una vita per dimenticare un solo amore". Tre storie. Tre vite. Una sola ragazza. Lucille. Lilly. Lola. Dai sobborghi di Nottingham agli schermi di tutto il mondo, la vita...