Chapter 13: Bombe in Piazza

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Il tempo era passato molto velocemente a Nagasaki.

Izuku aveva finito con l'ambientarsi più di quanto avrebbe potuto ammettere a sé stesso. In alcune giornate riusciva a gestire bene la mancanza di Katsuki, in altre invece niente poteva placare quel senso di vuoto che gli faceva provare costantemente la sensazione di aver dimenticato qualcosa.

L'aria era più fresca e il vento aveva spazzato quasi del tutto via lo strato di afa nell'azzurro del cielo. La volta era divenuta un unico ed uniforme bel colore.

L'Omega dai capelli verdi passeggiava in prossimità di una grossa piazza dai sanpietrini completamente bianchi. Poco più avanti sorgeva un finto obelisco dalla punta piramidale trasparente. Giochi prismatici di luce coloravano lo sferico luogo ben curato ad ogni mezzogiorno. In quell'orario, infatti, tutto diventava fatato, con i vividi colori dell'arcobaleno.

Il cucciolo cresceva in salute ma non aveva voluto farsi sentire e neppure mostrarsi, nelle svariate ecografie, per capire il sesso. In un certo senso, al futuro genitore andava bene; in cuor suo sperava di poter sapere chi aspettava insieme a Katsuki.

Izuku sospirò. Si era fermato accanto alcuni cespugli color smeraldo che profumavano di Madre Natura. Ancora pensava a quel senpai impossibile che aveva sperato di poter cancellare dalla sua vita.

Quando puntò lo sguardo cupo dinanzi a lui rimase completamente congelato.

Il fato era davvero strano. Per certi versi sembrava un burattinaio che muoveva i fili delle bambole quando e come voleva lui.

-Non è possibile...- pensò, pieno di sgomento.

Fece per allontanarsi con l'ansia che martellava sotto il suo sterno quando un rumore di tacchi lo fece del tutto congelare, di spalle.

«Izukucchi!».

La voce di Camie gli fece venire un brivido di terrore lungo la schiena e istintivamente portò le mani sul ventre, come volesse nasconderlo. Voltò solo il capo, sorridendo nervosamente e in modo assolutamente innaturale.

La donna aveva il ventre molto più visibile ma più piccolo rispetto al suo. Era avvinghiata come un polpo al braccio di Katsuki che cercava di guardare altrove con un'espressione scocciata e assolutamente indifferente.

«E' insolito trovarti qui!» esclamò con tono zuccherino.

Izuku espirò appena, infine si voltò, con le mani sulla pancia gonfia. Katsuki fece immancabilmente cadere gli occhi su ciò che era stato inconsciamente protagonista dei suoi sogni più bagnati.

«Nagasaki è ormai la mia casa ma torno a Tokyo, dove ho vissuto per molti anni, quando ho dei giorni liberi» mormorò.

«Oh, vero! Che sbadata! Di quanti mesi sei?».

Izuku si rifiutò di rispondere. Guardava altrove di sottecchi e il suo viso rasentava semplicemente disagio. Camie sospirò così pesantemente da attirare l'attenzione di entrambi i maschi.

«Sono arcistufa delle bugie! Izuku, questo stronzo qui è mio fratello minore ed io non sono sua moglie».

A quelle parole, l'Omega spalancò gli occhi e negò leggermente. Katsuki fu costretto a chinare il capo; lo sguardo incredulo che lo trapassava era troppo per lui da affrontare. Non in quel momento, almeno.

«S-sua sorella...?».

Camie annuì, poi riprese: «Sì, sua sorella. Sono incinta del mio fidanzato Yoarashi. Mi dispiace per tutti i fraintendimenti; innanzitutto, non ho mai voluto essere la sua complice».

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