12.

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"Ti vuoi stare fermo, sei peggio di un'anguilla" sbuffo per la millesima volta.

Se mi avessero detto che mi sarei ritrovata nella stessa stanza con Aaron a medicargli le ferite, dopo tre anni che non ci siamo visti, né parlati, mi sarei messa a ridere. Ed ora sono qui, in un bagno, con il disinfettante in una mano, e un pezzo di ovatta in un'altra  che cerco di disinfettare i graffi sul viso di Aaron. Quanto può essere strana la vita.

"E io ti ho detto che non voglio essere medicato" sposta di nuovo il viso.

Lo afferro dalle guance per non farlo muovere, sembra un bambino in questo momento.

"Non mi interessa niente, ora sono qui e ti medico, che ti piaccia o no" mi impunto.

Mi sono offerta di aiutare Aaron, pure se da come si è visto, non voleva. È stata un'impresa portarlo sopra in camera sua, e farlo stare buono. Infatti sto in questa stanza da mezz'ora a medicargli il viso, ma lui si sposta continuamente.

Gli ripulisco con l'ovatta il sangue che gli è rimasto sul labbro. Non mi accorgo che mi sono avvicinata un po' troppo a lui, fino a quando non sento il suo respiro sulle mie labbra. Alzo lo sguardo e lo punto nelle sue iridi, quello che già stava facendo lui. Continuiamo a guardarci, ma quando mi risveglio dallo stato di trance mi sposto bruscamente sbattendo il gomito sul lavandino che stava vicino a me.

"Cazzo che male".

"La solita imbranata" ride di me.

"Ridi pure, stronzo" lo guardo male.

"Esagerata".

"Ti ho ripulito il sangue che avevi sul viso, poi tu ti puoi mettere la crema sui lividi che hai sul corpo." Cambio argomento, però sempre massaggiandomi la parte dolente.

"Chi ti ha detto che c'è li ho", mi guarda. "Non riesci ad alzarti o abbassarti, cammini male perché ti fa male un fianco, ed ad ogni movimento brusco trattieni il respiro per il dolore" mi fermo un secondo. 

"Solo uno stupido non se ne accorgerebbe". "Da quando che sei diventata un'infermiera? mi sono perso un passaggio?" ride da solo. Di sicuro non gli posso dire che l'ho provato sulla mia pelle questa esperienza. 

"Mettiti la pomata", lo liquido così porgendogli il tubetto di crema per poi andarmene per vedere come stanno Jared e Ansel.

Loro rispetto ad Aaron avevano solo piccoli graffi. Busso alla porta della stanza di Ansel per farmi notare.

"Come va?" chiedo.

"Abbiamo finito, non è niente di ché, ed Aaron?" risponde Jay.

"È pieno di lividi, gli ho ripulito il sangue e messo la crema sul viso, invece sul corpo la mette lui. Ma si può sapere cosa è successo?" mi volto verso Ansel.

"C'erano questi tizi, ne erano in quattro. Una cosa tira l'altra sono finiti a minacciarmi ed essendo che stavo in minoranza ho chiamato Aaron e lui a sua volta ha chiamato Jared."

"E poi?" lo sprono a continuare.

"Aaron è arrivato per primo, si è incazzato ed è iniziata la rissa. Il problema è che eravamo in due ed io non sono mai arrivato alle mani, si qualche pugno ma preferisco sempre tirarmi fuori da queste questioni. Quindi era come se fosse lui contro tutti loro. E ti giuro che stavano messi peggio loro che lui e poi infine è arrivato Jared che ci ha separato" li guardo scioccata.

"Ma perché stavano così tanto incazzati con voi che siete finiti a picchiarvi. Li conoscevate?"

"Fatti i cazzi tuoi Daphne" ignoro la voce di Aaron, che è entrato nella stanza.

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