3 ❄︎•𝖘𝖊𝖝, 𝖒𝖔𝖓𝖊𝒚, 𝖋𝖊𝖊𝖑𝖎𝖓𝖌𝖘, 𝖉𝖎𝖊•❄︎

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𝑂ℎ, ℎ𝑜 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑢𝑐𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝒔𝒐𝒍𝒆

𝑁𝑜𝑛 𝑚𝑖 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒 𝒃𝒆𝒏𝒆.

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Ero il mostro. Ero incubo di ogni bambino. Ero il ragazzo che indossava la morte come il suo più bel completo. E, se pur la speranza sembrava una vaga consolazione, sarò tutto questo per sempre. Fino alla fine dei miei giorni.

Mercoledì mi chiamava Dottor Jekyll. Dovevo ammetterlo, il suo collegamento letterario era qualcosa di ammirevole, anche se non c'erano dubbi che una come lei, colma di cultura, riuscisse a connettere due storie tanto simili fra loro.

Era qualcosa di talmente frustrante e controverso, quello che intrecciava me e il Dottor Jekyll, che stentai a negare di averci passato interi minuti di riflessione, a torturarmi dalla consapevolezza che avevamo entrambi una parola in comune, un diavolo che ci inghiottiva, tingendoci di rosso sangue. Sangue che non era nostro.

Hyde. Dottor Jekyll and Mister Hyde.

Colui che nella notte si trasformava nel peggior demone degli inferi, che poneva fine ad ogni vita senza ripensamenti. Ma il giorno era diverso, la luce illuminava gli orrori che il buio nascondeva.
La verità era che nessuno potrà mai comprendere il mio dolore, che il sole porterà solo allo scoperto i miei difetti.

Il resto della serata, in compagnia della corvina, passò stranamente veloce. Nessuna parola, nemmeno sussurrata, fece riferimento a quel bacio fugace e proibito che c'eravamo scambiati.
Avevamo avuto modo di parlarci, quello era vero. Ma non conobbi molto di lei, a parte la data dell'uscita del suo racconto giallo.
La ragazza rimaneva, come del resto lo era sempre stata, avvolta dal suo mistero.

A fine serata la accompagnai fuori dal locale personalmente, facendo trapelare dalle sue labbra un sarcastico: "Non ti facevo un gentlemen"; alla quale risposi con un lieve sorriso.

"Bene, devo ringraziarti o posso andarmene via come se niente fosse successo?" domandò Mercoledì, guardando le strisce pedonali che si intravedevano illuminate a qualche metro di distanza.
Cosa ci trovava di tanto interessante in un pezzo di cemento colorato, non lo capii.

"Non ringraziarmi, saresti patetica" risposi, mordendomi l'interno della guancia tanto da farla sanguinare; " ringraziami per il bacio, piuttosto" continuai, domandandomi che cosa stessi pensando per dire una cosa simile ad alta voce.

Lei si limito ad alzare di poco le pupille, infastidita, senza ancora voltarsi verso di me. Accese nervosamente il suo cellulare, forse per controllare l'ora. Ma, contro tutte le mie aspettative, la ragazza che una volta non voleva mai essere "schiava della tecnologia", digitò la password e si mise a controllare, da come ho potuto poi presumere, i messaggi ricevuti durante quelle ore.

𝑴𝒆𝒓𝒄𝒐𝒍𝒆𝒅𝒊̀ 𝑿 𝑻𝒚𝒍𝒆𝒓❄︎ 𝐌𝐞 𝐀𝐧𝐝 𝐓𝐡𝐞 𝐇𝐲𝐝𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora