6❄︎•𝖆 𝐰𝖆𝖓𝖓𝖆 𝖇𝖊 𝐲𝖚𝖔𝖗 𝖘𝖑𝖆𝖛𝖊•❄︎

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𝑬 𝒔𝒆 𝒗𝒖𝒐𝒊 𝒖𝒔𝒂𝒓𝒎𝒊 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝐩𝐮𝐩𝐚𝐳𝐳𝐨,𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨 𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒅𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝒂𝒗𝒗𝒐𝒄𝒂𝒕𝒐𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒄�...

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𝑬 𝒔𝒆 𝒗𝒖𝒐𝒊 𝒖𝒔𝒂𝒓𝒎𝒊 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝐩𝐮𝐩𝐚𝐳𝐳𝐨,
𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨
𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒅𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆
𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝒂𝒗𝒗𝒐𝒄𝒂𝒕𝒐
𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒅𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆
𝑬 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝐤𝐢𝐥𝐥𝐞𝐫
𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒅𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆
𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐟𝐨𝐭𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨
𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒅𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆

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Il manto scuro della notte aveva avvolto la città facendo percepire dal leggero vento che, nel giro di poche ore, i soffici fiocchi bianchi sarebbero scesi dal cielo di nuovo, aumentando lo spessore del manto che già avvolgeva Chicago.

Strofinai le mani l'una contro l'altra, in cerca di una vana sensazione di calore.
Potevo vedere la piccola nebbia che viaggiava nell'aria causata dal mio respiro e se non ci fossero stati i due lampioni nel terrazzo probabilmente non avrei visto nulla oltre al mio naso. Ancora stentavo a credere che la ragazza al mio fianco, persa nei suoi ignoti pensieri, stesse beatamente a suo agio nonostante il gelo.

Non avevamo parlato molto, dopo esserci augurati quel malinconico e sussurrato buon Natale, che solo per noi aveva avuto un significato celato, dietro un sipario di sentimenti sbagliati, di errori ripetuti mille volte nella mente. Stavamo rompendo la trama, strappando il copione in innumerevoli pezzi, opponendoci a quello che ci era stato chiesto di recitare. Perchè la vita a volte si rivelava essere una fottuta recita, fatta di parole non veritiere, di sentimenti finti e oppressi da un cuore che non si vuole rivelare.

E forse proprio collegandomi al cuor mio, capii che Tyler era riuscito a fuggire dalla prigione della mia anima, che aveva già spezzato tutte le catene che lo tenevano nascosto agli altri. E questo era reso ancora più insopportabile dal fatto che era stata lei, che in meno di due giorni era rientrata nella mia vita, come una tempesta in piena primavera.

E tutto questo avrebbe solamente dovuto provocarmi un po' di irrequietezza nell'animo, e non la sensazione di paura che ,in quell'istante, sentivo attraversarmi la pelle in pungenti brividi, e avrei volentieri potuto dare la colpa al freddo della notte, ma avrei mentito a me stesso per l'ennesima volta.

Perché lei, benché taciturna e inespressiva, era tempesta, rumorosa e capace di cogliere di sorpresa, io ero terra, dove fiori e frutti non sarebbero mai cresciuti, perché l'impetuosità di tempesta era caduta troppe volte su di me, troppa acqua di terrore e ripensamenti aveva sparso tra i semi del mio cuore, annegati ancor prima di poter germogliare.
Allora avrei dovuto, un giorno che sembrava ancora lontano, raggiungere il sole, che avrebbe prosciugato il dolore lasciato inconsapevolmente da lei.
Ma io, infondo, non sarei mai riuscito a scacciarla e, per quanto mi costi dover interrompere il patto narrativo di questa storia, l'io futuro che oggi racconta può affermare che lei, dalla mia vita non se ne è mai andata, che avevo io stesso accettato di non volerla allontanarla, perché a me, infondo, la tempesta piaceva.

𝑴𝒆𝒓𝒄𝒐𝒍𝒆𝒅𝒊̀ 𝑿 𝑻𝒚𝒍𝒆𝒓❄︎ 𝐌𝐞 𝐀𝐧𝐝 𝐓𝐡𝐞 𝐇𝐲𝐝𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora