9.1•❄︎𝕻𝖔𝖐𝖊𝖗 𝖋𝖆𝖈𝖊❄︎•

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❄︎𝑵𝒐, 𝒏𝒐𝒏 𝒓𝒊𝒆𝒔𝒄𝒆 𝒂 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒇𝒂𝒄𝒄𝒊𝒂 𝒅𝒂 𝒑𝒐𝒌𝒆𝒓❄︎

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❄︎𝑵𝒐, 𝒏𝒐𝒏 𝒓𝒊𝒆𝒔𝒄𝒆 𝒂 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒇𝒂𝒄𝒄𝒊𝒂 𝒅𝒂 𝒑𝒐𝒌𝒆𝒓❄︎


🔴 contenuti sensibili, se non volete leggerli saltate la prima parte e leggete dopo i primi fiocchi di neve






Le ho mentito.

Ho mentito alla prima persona che si meritava la verità, con cui avrei dovuto esser sincero fino in fondo, ma non ce l'avevo fatta.

Tuttavia non potevo considerarla una menzogna, mi ero limitato ad omettere una piccola parte, a cambiare la versione dei fatti. Peccato che dalle conseguenze non si direbbe che si tratti solo di una bugia.

Le mani erano di nuovo percorse da fremiti, i miei occhi avevano iniziato a bruciare e giurai che se mi fossi visto allo specchio in quel momento avrei potuto notare che si erano arrossati.
L'ansia mi assalii improvvisamente lungo la gola, come se volesse tentare di soffocarmi, togliendomi secondo per secondo ogni singolo respiro. La stanza si fece talmente sfocata che dovetti cercare a tentoni una sedia su cui sedermi, recuperando in vano l'aria perduta.
Mi succedeva spesso, ancora di più dopo che lei aveva messo piede in questa città. Avvenivano improvvisamente quando tentavo anche solo di sfiorare quel ricordo. Erano attacchi che erano stati coltivati nel tempo, anno in anno. Volevano ribadirmi quanto la mia vita stesse andando a rotoli, o meglio che ormai era già tutta basata su dei fottuti errori.

Un vuoto allo stomaco mi fece ripiegare su me stesso, costringendomi a posare la testa sul bordo del tavolo e a chiudere frettolosamente gli occhi. Sentivo il mio corpo urlare e tremare allo stesso tempo, ma la cosa più buffa era che quelle grida non le udiva nessuno, erano silenziose per un ascoltatore esterno, strazianti per me.

E fu in quel momento che le udii, dolci e innocenti: delle risate provenienti dall'appartamento che confinava con il mio.

Erano due, una più flebile e contenuta dell'altra. Ma pur sempre una risata, associata da un nome improbabile per questo genere di azioni. Non la potevo vedere, l'udivo soltanto, ma era ciò che bastava per rompermi in altri mille pezzi, come se fossi fatto di ceramica e mi avessero appena buttato a terra con violenza. Ci provai per davvero a raccogliere i miei cocci e rincollarmi, ma chi è fatto di ceramica non può muoversi, deve spettare qualcuno che lo sistemi al posto suo, qualcuno che è disposto a tenersi qualcosa di rotto e non a sostituirlo con qualcos'altro di nuovo.

Ma viviamo in un mondo materiale, no? Chi vuole riaggiustare se con un 'clic' si può ordinare lo stesso oggetto, ma intatto?

Quando ero in quella camera bianca e con la puzza di farmaci che invadeva l'aria, immaginavo che tutte le persone che entravano da quella porta indossassero delle maschere di gesso. Non con delle espressioni, come quelle del teatro, bensì gelate e immobili, con le labbra che davano una leggera illusione di essere incurvate verso il basso, ripeto: illusione.

𝑴𝒆𝒓𝒄𝒐𝒍𝒆𝒅𝒊̀ 𝑿 𝑻𝒚𝒍𝒆𝒓❄︎ 𝐌𝐞 𝐀𝐧𝐝 𝐓𝐡𝐞 𝐇𝐲𝐝𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora