3. Quella volta in cui Giacinto andò all'università coi pattini

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<<Oh! Macchina gialla!>> Giacinto sferrò un pugno micidiale, beccando con precisione inquietante il nervo della spalla di Norton.

Per il colpo, il ragazzo che stava guidando, sbandò leggermente col volante

<<Ooooh! Imbecille!>> sibilò, riportandosi al centro della corsia <<Fai piano fai! Stavamo per finire fuori strada!>>

<<Non puoi opporti, sono le sacre leggi della macchina gialla>> borbottò Giacinto scuotendo la testa <<È un'arte antichissima, che risale all'epoca dei Sumeri pensa>>

<<Davvero?>>

<<Ah bo, mica son storico io>>

Norton sospirò, la strada per la Grande Città era ancora tanto, troppo lunga. Se Giacinto avesse continuato così, come minimo sarebbero finiti naufraghi nel fiume, caduti da un ponte in seguito all'ennesimo pugno. Doveva distrarlo.

<<Ascoooolta...>> si guardava intorno con fare disinvolto. <<Alla festa, Zara mi ha raccontato che il primo giorno sei entrato in aula coi pattini?>>

Lo sguardo di Giacinto si fece cupo, lo squadrò con un impercettibile movimento di pupilla. <<Beh sì. Sono uscito di casa coi pattini, non ricordi?>>

<<Sì, sì, certo che ricordo. Però non pensavo fossi davvero arrivato fin là coi pattini!>>

<<Erano incastrati!>> ribattè, decisamente scocciato.

<<Caaaalmo, calmo. Era solo una domanda>>

<<È che non mi piace parlarne, è un episodio che mi ha fatto sentire un idiota>> guardò fuori dal finestrino, le campagne scure li accompagnavano quiete.

<<Come se non lo fossi sempre>>

<<Sì, ma in quel caso in modo particolare!>>

<<Eddai non farti pregare! Racconta!>>

Giacinto alzò gli occhi. Si voltò verso l'amico e alzò serio l'indice destro. <<Va bene. Ma solo perchè sei tu e solo per una volta!>>

2 anni prima...

<<Giacinto! Muoviti con quegli scatoloni! Abbiamo fretta!>> Norton ansimava per la fatica, stringeva al petto la bellezza di trentadue scatole, impilate da far invidia al miglior giocatore di Tetris del mondo.

<<Ma pensa te porca di quella miseria se doveva scioperare il treno!>> Giacinto, con la bellezza di settantasei buste tra le braccia, si fece largo in casa.

I due dovevano raggiungere la Grande Città in treno la mattina stessa, così da lasciare i bagagli in casa e partire alla volta del loro primo giorno universitario. Tuttavia, uno sgradevole susseguirsi di eventi aveva fatto sì che i treni non fossero utilizzabili. Giacinto e Norton furono costretti ad utilizzare il famigerato bus diretto del mezzogiorno, famoso per essere frequentato dalle persone più puzzolenti e grondanti di sudore di tutto lo stato.

Nonostante il viaggio, erano arrivati a destinazione sani e salvi. Erano le due in punto, la lezione introduttiva dell'università avrebbe avuto inizio alle tre del pomeriggio. Gli restava un'ora.

<<Veloce! Lascia le cose all'ingresso! Ci pensiamo dopo>> Norton scaraventò gli scatoloni in aria, che atterrarono stile campo minato sul pavimento.

La casa universitaria non era nulla di che, un semplice bilocale composto da camera da letto, cucina e bagno, tutte e tre collegate da un modesto corridoio/ingresso.

Vita Ordinaria di Giacinto AgateaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora