Era una serata stranamente fresca nella Città Natale. La primavera stava iniziando a farsi sentire, annunciando il suo imminente arrivo tramite messaggeri di fiore sbocciato e polline allergico pronto a scatenare shock anafilattici.
Giacinto se ne stava seduto sul balcone di casa, gli appunti di linguistica aperti davanti a sé, poggiati malamente su di un tavolino. Detestava ammetterlo, ma con tutto ciò che era accaduto nei mesi precedenti, aveva un po'perso di vista l'università, il suo obiettivo principale. Non ci sarebbe voluto troppo tempo prima che qualcuno gli avrebbe piazzato la fatidica corona di alloro in testa, ma sicuramente non poteva raggiungerla se continuava a far accumulare gli esami, rischiava concretamente di finire fuoricorso.
Dopo ciò che era successo alla Genericini era ritornato a casa. La Grande Città aveva iniziato a stargli un po'troppo stretta, aveva bisogno di un luogo tranquillo, rilassante, nel quale riprendersi e concentrarsi sugli impegni che troppo a lungo aveva trascurato. Non che Città Natale fosse tanto meglio della Grande Città sotto un punto di vista di stranezze e particolarità, ma essendo che ci era nato e cresciuto la sentiva un pelo più sua. Il tirocinio gli aveva dato una batosta non indifferente, la sua testolina spesso vuota era stranamente colma di pensieri e riflessioni. Sospirò, realizzando immediatamente che avrebbe ripreso linguistica successivamente. Poggiò pesante il gomito al tavolino che aveva piazzato sul balcone, fissò distratto l'orizzonte sospirando.
<<E allora?>>
Una voce femminile, Giacinto la riconobbe immediatamente. Si voltò silenzioso, sapendo già a che altezza puntare lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
<<Come ti senti?>>
La sua sorellastra Aurora era in piedi davanti a lui, una tazza fumante ben salda in mano. Solitamente Giacinto la definiva sorellastra per comodità, per far comprendere immediatamente agli altri che non erano nati dalla stessa unione, ma la considerava in tutto e per tutto sua sorella. Erano cresciuti insieme dall'età di cinque e sei anni, con lei un anno più grande, e non si erano più persi di vista. Si erano incontrati in un tiepido pomeriggio di giugno, tre anni dopo che la madre di Giacinto se n'era andata e cinque mesi dopo che suo padre Olmo aveva conosciuto Tina, colei che sarebbe diventata la loro nuova moglie e mamma. Erano da subito andati d'accordo, il considerarsi fratelli di sangue era un sentimento reciproco, solido e sincero.
Notando che Giacinto non rispose, troppo perso nel suo mare di pensieri per connettere gli unici due neuroni rimasti, continuò: <<Ti ho portato del tè al lampone...>> i suoi capelli, lunghi e ricci, di un nero pece, ondeggiarono spinti da un lieve soffio di vento che la fece rabbrividire. Poggiò la tazza sul tavolino, proprio affianco agli appunti di linguistica.
<<Tutto bene>> rispose a scoppio ritardato Giacinto, riportato alla realtà dal suono che la tazza produsse incontrando il tavolo <<Solo sovrappensiero>>
<<Lo vedo bene>> alzò lo sguardo la ragazza, incrociando le braccia <<Sembri un merluzzo nordico>> senza aggiungere altro, si sedette accanto al fratello.
<<Tieni particolarmente ad associarmi il pesce più opportuno...>> Giacinto le fece un cenno, ringraziandola per il tè. Iniziò a sorseggiare calmo, in silenzio, gli occhi ancora persi verso l'orizzonte.
<<Sì, tengo particolarmente a fornire dettagli perché è proprio il pesce corretto. Muso allungato, con una faccia da tonto. Sei tu adesso Giacinto!>>
Ma ancora una volta il ragazzo non rispose, sembrava tornato in quello stato di confusione riflessiva che ormai da qualche giorno lo trascinava via dalla quotidianità.
Aurora sbuffò. <<Ascolta, sono qui per darti una notizia>>
Giacinto la guardò.
<<Non so dirti se bella o brutta, quello sta a te. Però è pur sempre una notizia>>
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Vita Ordinaria di Giacinto Agatea
HumorUno scorcio sulla normale vita di Giacinto Agatea; un ragazzo normale, circondato da persone normali, che vivono situazioni altrettanto normali. Credits copertina: Giacinto e Norton: @genda_art (ig) Background: @honey果酱