Ormai consapevoli di essere totalmente soli, Giacinto e Ksandra continuarono a camminare, diretti verso la profondità del corridoio. Proseguirono a passi lenti, cauti. La spavalderia che aveva accompagnato Giacinto fino a un momento prima, lo aveva ufficialmente abbandonato.
<<Perchè è così buio?>> domandò Ksandra avvicinandosi al compagno. <<Eppure avremo camminato per cinque, dieci metri massimo!>>
Effettivamente, la luce stava misteriosamente iniziando a diminuire. Sembrava quasi che il fondo del corridoio fosse in grado di assorbirla. La sensazione che i ragazzi sentivano sulla pelle, era un'inquietudine agghiacciante.
<<Ormai non possiamo tornare indietro>> sussurrò Giacinto, più preoccupato che altro <<Dobbiamo almeno provare a raggiungere la fine del corriodio>>
<<Capisco, per carità>> sospirò Ksandra, che ormai non vedeva più a un palmo dal naso <<Però, ripeto. Perchè è così buio?!>>
<<Qualcuno deve aver spento la luce>>
<<No! Ma che genio che sei Giacinto!>>
<<Sto cercando di sdrammatizzare. Lo vedo anche io che è strano>> ci pensò un attimo <<Anzi, non lo vedo. È troppo buio>>
I ragazzi erano uno a fianco all'altra, non potevano rischiare di separarsi, sentivano che se fosse successo si sarebbero definitivamente persi. Le loro braccia si sfioravano di tanto in tanto.
<<Quindi dici di continuare?>> domandò Ksandra il più piano possibile. Adesso aveva anche paura che qualcuno o qualcosa li stesse osservano.
<<Sì...>> Giacinto parlò lento <<Anche perchè non saprei sinceramente come tornare indietro>>
Ksandra si voltò. La poca luce che arrivava dalle loro spalle e gli illuminava fiocamente la strada era scomparsa. <<Ma cosa...>>
Un rumore metallico, come di un meccanismo arrugginito che si mette a girare a fatica. I ragazzi sentirono il terreno inclinarsi sempre più, fino a raggiungere una ripidità insostenibile, senza alcun senso logico.
<<Non...>> Giacinto scivolò in terra, sentiva la schiena strisciare contro la moquette del pavimento <<Non riesco a stare in piedi! Sto scivolando!>>
<<Anche io!>> sussultò Ksandra, caduta di petto. <<Giacinto dove sei?!>>
<<Sono qui!>> mugugnò lui, la schiena aveva iniziato a bruciargli <<Mi senti?!>>
<<Sì, ti sento!>> la ragazza, che era riuscita a spostare il peso sul braccio, sentiva l'attrito scorticarglielo. Si morse il labbro.
I ragazzi scivolarono per un'altra ventina di secondi. Poi, finalmente, un cambiamento.
Caduta libera.
Volarono giù per circa due metri. Rividero la luce. Erano ancora relativamente affiancati, non si erano separati di molto. Caddero per altri due metri.
Si schiantarono con forza su di un materasso spesso e sgangherato. Di sicuro non era stato piacevole, ma aveva per lo meno smorzato l'impatto della caduta.
I due non ebbero nemmeno il tempo di metabolizzare, di rendersi conto di cosa fosse effettivamente successo, che una voce fin troppo famigliare li rimise subito in allerta.
<<Mi dispiace, ho trovato solo quello>>
Scattarono in piedi, nonostante il dolore della caduta. Giacinto sentiva una fitta pungente sull'osso sacro, che lo lasciò senza fiato per una decina di secondi, ma essendosi rimesso facilmente in piedi constatò di non avere nulla di rotto. Ksandra sentiva un male acuto al braccio destro, che le aveva iniziato a sanguinare coposamente, ma riuscì a muoverlo senza troppa fatica. Dopo essersi assicurati delle loro condizioni, guardarono verso la fonte della voce.
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Vita Ordinaria di Giacinto Agatea
HumorUno scorcio sulla normale vita di Giacinto Agatea; un ragazzo normale, circondato da persone normali, che vivono situazioni altrettanto normali. Credits copertina: Giacinto e Norton: @genda_art (ig) Background: @honey果酱