dedica

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al cugino cornelio

affido la mia arte,
a te, la mente e il cuore,
mentre scampo al cruore
e reggo queste carte

per l'ultima volta:
così scrissero i fati.
ricordo gli stellati
cieli e l'erba folta,

che le nostre risate
facevan risuonare.
non vi posso tornare:
alle sbarre dorate

preferii di molto,
per il vero, la morte.
mi squasserà la sorte,
dilanierà lo stolto

volgo, come dei cani
spinti da insaziabile
fame. tu, amabile,
che stretto mi rimani,

dell'anima metà
che non mi sarà tolta
quando cadrà la volta
celeste senza età,

serba quelle parole
che il mio sangue forma:
prega che infine dorma
quieta tra quelle viole

che terrò tra le dita:
viver senza me dovrai,
anche se non lo vorrai,
quando sarò finita.

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