Caesar rientrò nel suo appartamento, esausto.
Da quando era stato graziato dalla Coin non aveva fatto altro che rilasciare una serie infinita di deposizioni.
Erano giorni che non si concedeva un po' di meritato riposo.
Sfortunatamente durante i bombardamenti la finestra della sua camera da letto era andata in frantumi e ci sarebbero volute settimane, forse mesi, per poterla aggiustare. C'era troppa richiesta al momento.
Non potendo dormire nella sua stanza optò per il divano.
Quel mercoledì era particolarmente stanco. L'interrogatorio era durato sette lunghe ore e verso la conclusione non era neanche stato del tutto sicuro della coerenza delle sue risposte.
Si trascinò fino all'appartamento, slacciò la cravatta e crollò sul divano.
Non si accorse nemmeno della segreteria telefonica lampeggiante sul tavolo dell'ingresso.
La mattina dopo si svegliò di buon'ora, preparò un caffè doppio e diede da mangiare a Junior, il suo pappagallo.
Per fortuna la vicina si era occupata di lui durante la sua lunga assenza forzata.
Quel giorno non aveva impegni. Era una giornata serena, finalmente.
Pensò di andare alle terme per rilassarsi un po' e in qualche ristorante per godersi la ritrovata libertà, poi ricordò di essere praticamente agli arresti domiciliari.
Non poteva rischiare di risultare sospetto, Plutarch era stato molto chiaro su questo punto.
La verità è che Caesar odiava stare chiuso in quella casa, avrebbe preferito di gran lunga tornare in prigione piuttosto che essere costretto a rivivere i suoi ricordi peggiori.
Forse era arrivato il momento di traslocare.
Quando sua moglie era morta aveva cambiato casa, gesto che gli aveva impedito di cedere completamente al dolore.
Cambiare aria l'avrebbe di certo aiutato a superare il lutto per la perdita di Nova ed Hilary.
Mentre era immerso nei suoi pensieri notò la luce rossa lampeggiante della segreteria.
La schiacciò distrattamente, ancora sdraiato sul divano.
-Caesar temo che questa sarà la nostra ultima conversazione.-
L'uomo sobbalzò. Quella era la voce di Claudius!
-Sono sotto al mio appartamento, non finirà bene.- si sentì un profondo sospiro:-Ho provato a fermare tutto questo Caesar, ci ho provato davvero.-
L'uomo era sempre più confuso. Chi aveva cercato di fermare? E perché?
-Hanno in mente qualcosa di terribile e cazzo, tu sai meglio di me cosa accade a chi ha una propria opinione a Capitol.-
Caesar era sempre più preoccupato. Non sembrava neanche la voce di Claudius da quanto era spaventato.
-Mi sono fidato delle persone sbagliate. Grazie a Dio Fulvia non è qui o le avrebbero fatto assistere.-
Si sentirono alcuni colpi alla porta.
-Ti prego occupati di lei. Amala, resta al suo fianco, sposala se necessario. Sei l'unico di cui mi fido davvero, so che ti prenderai cura di-
La registrazione si interruppe bruscamente.
Caesar era sconvolto, dovette riascoltare quel messaggio più volte per rendersi conto di aver appena ascoltato le ultime parole del suo migliore amico.
Afferrò il telefono e compose quasi in automatico il numero di Plutarch:-Che cazzo è successo a Claudius?-
.
Piper era dell'umore più nero quando entró nella grande sala dove si sarebbero svolti i funerali di Claudius.
Nella grande stanza adornata da drappi neri erano presenti i membri della sua famiglia, sua moglie, alcune importanti personalità di Capitol.
Anche la Coin aveva deciso di presenziare alla cerimonia ma non per affetto nei confronti di Claudius.
C'erano telecamere ovunque, la cerimonia sarebbe stata trasmessa in diretta e lei aveva bisogno di mostrarsi in TV il più possibile.
L'elezioni si stavano avvicinando.
In ogni caso Piper si sedette il più lontano possibile dalle telecamere per paura di essere ripresa.
Al funerale erano stati invitati anche gli ex vincitori dei giochi ma nessuno aveva deciso di presentarsi.
Haymitch si trovava in compagnia di Effie, Beetee era al lavoro nel suo laboratorio mentre Annie aveva preferito restare a casa ed occuparsi di Berry, la ghiandaia chiacchierona che Piper aveva accidentalmente portato nell'appartamento durante il suo vagabondare a Capitol.
Non aveva ancora capito come o perché avesse fatto una cosa del genere.
Ad ogni modo Piper si sentiva spaesata in mezzo a tutte quelle persone così diverse da lei.
Aveva vissuto diversi anni a Capitol ma si era sempre sentita un estranea. Non era mai riuscita ad integrarsi davvero.
Fu una cerimonia breve e solenne scandita dai singhiozzi di Fulvia e dei bambini.
Piper si voltò verso le prime file e le sembrò di intravedere Caesar.
Anche lui dovette notarla perché si voltò verso di lei e la guardò per qualche secondo prima di concentrarsi nuovamente sulla cerimonia.
Il piccolo rinfresco che seguì a casa di Claudius fu peggio della cerimonia.
Piper si ritrovò da sola in un angolino con in una mano un sandwich e nell'altra un bicchiere di vino. Avrebbe tanto voluto essere da un'altra parte.
-Pip.-
Piper alzò lo sguardo:-Cosa diavolo ci fai qui?-
Caesar sembrò sorpreso dal modo in cui Piper gli aveva risposto:-Non posso neanche salutarti? Ti ho visto alla cerimonia e ho pensato avessi voglia di scambiare due parole.-
-È davvero una pessima idea.-
Lui prese al volo un bicchiere di vino dal vassoio di un cameriere:-Possiamo parlare di qualsiasi cosa, indipendentemente da quello che è successo l'ultima volta.-
Piper diede uno sguardo circospetto agli altri invitati come per sincerarsi che nessuno li stesse osservando:-Non si tratta di questo.-
-E allora di cosa?-
La giovane donna si alzò in piedi:-Per favore, smettila di insistere.-
-Va tutto bene?-
Lei negò:-Devi andartene, non voglio parlare con te.-
Caesar la guardava confuso ma anche ferito dalle sue parole:-D'accordo, se è quello che vuoi...-
Piper si girò dall'altra parte, decisa ad andarsene.
Avrebbe voluto raccontargli tutto ma non poteva parlare con lui, la Coin era sincera quando l'aveva minacciata di farla fuori se avesse osato interagire di nuovo con Caesar.
Forse era già troppo tardi.
Mentre Piper si faceva spazio fra la folla il fratello di Fulvia, Titus, mandò via gli invitati affermando che la cerimonia era finita prima del previsto.
Titus fermò Piper poco prima che uscisse dalla porta e la costrinse a restare:-Fulvia vuole che tu rimanga, è importante.-
Piper si ritrovò seduta sul divano del salotto in compagnia di Caesar, l'ultima persona che avrebbe voluto accanto.
Sperò con tutto il cuore che la Coin non avesse notato la cosa o sarebbe stata la fine per entrambi.
Caesar le prese dolcemente la mano per rassicurarla:-Stai tremando.-
Piper si scansò:-Ti prego, non possiamo farci vedere assieme. La Coin ha spie dappertutto.-
Caesar la guardava confuso:-Pip è successo qualcosa di grave? Qualcosa che dovrei sapere?-
In quel momento Titus entrò nella stanza, aveva le mani sporche di sangue.
-Da dove arriva quel sangue?- chiese Caesar bianco come un lenzuolo.
Titus sospirò tradendo una certa ansia:-Fulvia è entrata in travaglio e vuole che entrambi restiate.-
Piper e Caesar si scambiarono uno sguardo d'intesa.
Tutta l'ansia di Piper svanì di colpo, era decisamente più preoccupata per la vedova di Claudius.
-Travaglio?- ripeté Piper:-Manca più di un mese alla presunta data del parto. È troppo presto!-
Titus disse di sì:-Vi vuole entrambi qui, come sostegno morale.-
Piper annuì con decisione.
Caesar al contrario non aveva la minima intenzione di restare ma ricordò le ultime parole di Claudius, doveva prendersi cura di Fulvia.
Attesero l'arrivo del piccolo nel salotto, dove i bambini stavano guardando la TV.
Fulvia, assistita dal medico personale e dal fratello, era in travaglio da più di due ore.
-La mamma sta bene?- chiese la più piccola:-Urla tanto. Io ho paura.-
Caesar tentò di rassicurarla:-Sta bene Aurelia. Presto avrai un nuovo fratellino o sorellina, non temere.-
Piper sospirò. Quello di Fulvia le era parso da subito un parto difficile.
Sua madre era morta di parto, almeno così le aveva sempre detto suo padre. Aveva solo quindici anni all'epoca, era poco più di una bambina.
Avrebbe potuto essere estratta per i giochi e morire nell'arena.
Mentre era immersa nei suoi pensieri si udì il vagito di un neonato, il dottore entrò nella stanza con un sorriso in volto.
-È una bambina.-
Piper e gli altri raggiunsero Fulvia e la piccola appena nata nella sua stanza da letto.
Il parto era stato doloroso e difficile, nell'aria si sentiva l'odore acre e metallico del sangue. Le lenzuola ne erano piene.
Per fortuna la mamma e la nuova arrivata stavano bene.
La bambina, avvolta in una copertina color panna, aveva grandi occhi scuri e capelli ricci e biondi; proprio come suo padre.
-L'ho chiamata Claudia.- annunciò lei con le lacrime agli occhi:-Assomiglia a lui, non è vero?-
Piper annuì. Sembrava la copia di Claudius.
-Grazie per essere rimasti.- disse poi rivolta a Caesar e Piper:-Sono consapevole di avervi chiesto molto ma la vostra presenza mi ha fatto sentire meglio. Vi ringrazio.-
-Figurati.- rispose Piper poi guardò verso Caesar, era pallidissimo.
Piper lo prese per mano senza neanche sapere il perché:-Ora dobbiamo andare. È tardi.-
Lui non oppose resistenza.
Fulvia si rivolse a Piper prima che lei uscisse dalla stanza:-Ricorda la promessa che mi hai fatto.-
-Non ti ho promesso nulla.- ribatté Piper.
I due scesero le scale in silenzio. Presero un taxi che si diresse all'appartamento di Caesar.
-Va tutto bene?- chiese lei, non aveva mai visto Caesar in quello stato.
Caesar sospirò guardando fuori dal finestrino:-Sono emofobico.-
-Davvero?-
-Mi sento male quando vedo il sangue, quel letto ne era fottutamente pieno.-
La donna lo fissava stranita:-È per via degli Hunger Games?-
Lui la guardò dritta negli occhi. Certo che era per via degli Hunger Games.
Piper restò in silenzio, preoccupata non solo per il suo destino ma anche per quello di Caesar.
Era terrorizzata all'idea di finire impiccata e di trascinare con sé Flickerman.
-Pip cosa sta succedendo davvero?- chiese a un tratto lui:-Sei rimasta in silenzio per più di tre ore. Cosa ti turba?-
La donna voleva dire qualcosa ma non riuscì a mettere assieme una frase di senso compiuto.
Caesar chiuse il divisorio fra loro e l'autista:-Pip ho bisogno di saperlo. Ora.-
Piper teneva lo sguardo basso:-È...complicato.-
-Complicato?- sbottò lui:-Claudius è morto e tu non mi rivolgi più la parola! Che cosa c'è di tanto complicato?!-
-Non voglio ti facciano del male per colpa mia.- confessò lei con voce tremante:-Non possiamo più vederci.-
La macchina si fermò davanti a un complesso di lussuosi appartamenti.
-Non sai quanto avrei voluto parlare con te stasera.- confessò lui prima di aprire la portiera dell'auto:-Mi sei mancata da morire.-
Lei rimase in silenzio ma i suoi occhi erano pieni di lacrime.
Aveva paura, anzi il terrore, che gli uomini della Coin li stessero osservando.
Avrebbero potuto accerchiarli e fare fuoco, nessuno sarebbe stato in grado di salvarli.
-D'accordo, ho capito.- disse facendo per uscire dal taxi.
Piper lo afferrò per un braccio:-Caesar aspetta.-
Piper non sapeva neanche quello che stava facendo. Sentiva di essere incredibilmente sola e che Caesar era l'unica persona in grado di farla stare bene.
-Mi sei mancato anche tu.-
Non seppe spiegare perché ma all'improvviso si ritrovarono stretti in un dolce abbraccio mentre le loro labbra continuavano ad intrecciarsi.
Piper si staccò per prima e realizzò di aver firmato la sua condanna a morte:-Oh merda.- mormorò mentre le lacrime scendevano dai suoi occhi in modo incontrollato.
Caesar, forse più sconvolto si lei, si allontanò a passi svelti verso il suo appartamento.
Entrò in casa sua, chiuse la porta dietro di sé.
Si lasciò cadere sul pavimento e scoppió in lacrime.
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La figlia di Capitol
FanficPiper è una ribelle, figlia di un tributo vincitore, una reporter, una showgirl, una ragazza del meteo e una combattente. Ma per tutti è la figlia di Capitol.