- XI capitolo

209 9 2
                                    

23 ottobre 1975

"Moony, ho bisogno di parlarti."

La voce di James era bassa, quasi inudibile. Remus si avvicinò dopo aver chiuso con delicatezza la porta del loro dormitorio. Tutti erano andati a fare colazione ma nonostante la certezza che non fosse rimasto nessuno nella sala comune dei grifondoro o nel dormitorio (Remus si era seriamente messo a contare tutti quelli che erano usciti e andati a mangiare) preferì chiudere la porta per poter essere più sicuro di non venire ascoltati. Anche perché, a causa di un piccolo errore fatto da James, delle ragazzine cercavano in tutti i modi di sapere cosa avesse scritto in quel biglietto indirizzato a Regulus Black.

"Dimmi tutto."

Iniziò lui. Era forse una delle frasi più brevi ma anche quella che avesse più volte detto. Era il suo modo per iniziare una discussione con coloro che avevano il bisogno di parlare con qualcuno. Tutto era iniziato quando, al secondo anno, vide una ragazzina di mattina presto, prima dell'inizio delle lezioni, che piangeva in una delle poltrone del dormitorio. Di solito lui la mattina presto era sempre sveglio, anche perché voleva sempre avere del tempo per prepararsi per bene, senza avere fretta. E proprio in quell'orario nessuno era presente a disturbarlo o a fargli compagnia.  Quindi quel giorno non si era proprio aspettato che una ragazza del primo anno stesse piangendo nel divanetto davanti a lui. Così, preso dal momento di compassione, cercò di consolare la ragazza. Da quel giorno ogni ragazza o ragazzo che aveva bisogno di consolazione o soluzioni per problemi chiedeva a Lupin, e lui avrebbe mantenuto il segreto. Non sapeva se considerarla una cosa positiva o no, anche perché molto spesso era noioso e fastidioso che qualcuno lo disturbasse mentre studiava o leggeva.

"Credo di avere un problema."

James stava continuando fin quando vide Lupin tirar fuori dalla tasca la bacchetta e lanciare un incantesimo di silenziamento: in questo modo ci sarebbe stata ancora più sicurezza per parlare.

"Io... Cavolo, non so come dirtelo."

James stava giocando con la sua felpa rosso fiammante, tenendo uno sguardo fisso sul pavimento.

"Qualsiasi cosa tu abbia fatto è al sicuro con me, non ti giudicherò."

"La questione è diversa, è complicata."

Il più basso si sedette sul primo letto che gli era capitato, e venne seguito subito da Lupin, che decise di sedersi al suo fianco, lasciandogli un braccio sulla spalla come per sottintendere che con la loro vicinanza si potevano dire qualsiasi cosa, senza nessun problema.

"Se Piton ha fatto qualcosa o tu hai fatto qualcosa a lui si può comunque sistemare, basta che mantieni la calma."

Lupin sapeva che sotto poteva esserci Piton, anche per situazioni passate.
Una volta era successo che James avesse fatto di nascosto uno scherzo a Severus, ma siccome gli si era ritorto contro, condannandolo a tre settimane di punizione, i malandrini avevano deciso e promesso che gli scherzi sarebbero stati organizzati insieme, senza escludere nessuno e senza ricevere delle punizioni troppo grandi.
James stava iniziando a respirare molto più profondamente, quasi non riuscisse a prendere ossigeno. Sembrava che stesse iniziando a sudare freddo, proprio la sua indecisione se dire o no. Poi, dopo un cenno di negazione fare intendere a Lupin che quella volta Severus non era il soggetto in questione aprì bocca.

"Come te lo spiego... Piton non è il problema. Sono io."

Finalmente James alzò la testa, rimanendo bloccato negli occhi di Remus. Quest'ultimo vide gli occhi lucidi di Potter, cosa strana dato che non aveva mai visto James in quello stato. Non lo aveva neanche mai visto piangere, nessuna persona ad Hogwarts aveva visto mai James Potter piangere. James aveva paura. Paura di sapere la verità - era sicuro che, per uno come lui, innamorarsi di un ragazzo era sbagliatissimo. Non voleva essere giudicato, e in quel momento si stava pentendo di dire questo suo segreto a Moony.

Brother Of My Brother ~ JegulusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora