Capitolo 25 - When you're lyin' here in my arms

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24 dicembre, casa di Alex, Alex.

Sam mi aveva mentito: tre gin tonic non bastavano a farle perdere il controllo e questo voleva dire solo una cosa, il sesso tra di noi non era successo a causa dell'alcol, ma per una ben precisa volontà. La sua.

Sentivo il disappunto crescere. Perchè mi aveva mentito? Perchè questa mattina non mi aveva detto la verità? Forse se ne avessimo parlato con calma... Se ne avessimo parlato con calma cosa? Avrei perso la calma ugualmente.

Ora però c'era una domanda che necessitava di una risposta.

Cosa prova esattamente Sam per me? Stamattina mentre parlavamo c'era una strana emozione in fondo ai suoi occhi scuri che non sono riuscito a identificare.

E poi l'altra domanda, non meno importante.

Cosa provo io esattamente per Sam?

Lei era la mia migliore amica, quella che di me ha visto gli aspetti peggiori e nonostante tutto mi era ancora accanto, pensai sorridendo tra me e me. E ultimo particolare, ma non meno rilevante, mi ero reso conto che era anche la donna che desideravo.

Voltai lo sguardo verso la finestra. Fuori aveva cominciato ad imbrunire, il cielo stava diventando di un profondo blù, verso ovest rimaneva un leggero chiarore dorato contro cui si stagliavano i palazzoni scuri.

Chissà cosa sta facendo Sam?

La immaginai a piegare vestiti su vestiti, pronti per gli scatoloni. A breve sarebbe partita per New York... e io? Dovevo rimanere qui ad osservarla mentre se ne andava? Dovevo far finta di credere alle sue parole? No, non era proprio da me.

Io voglio Sam.

Sarei voluto andare subito a casa da lei, ma c'era il rischio che non mi aprisse, o ancora peggio che finisse come quella mattina e lei sarebbe partita senza che avessimo potuto parlare. Quando si incaponiva, l'idea dalla testa, giusta o sbagliata che fosse, non gliela levava più nessuno e lei era irrimediablmente convinta che io avessi fatto sesso con lei solo a causa dell'alcol bevuto.

Se in parte era vero, lo ammettevo onestamente, nel momento in cui ci eravamo baciati ero rimasto sorpreso dalla mia reazione. Perchè io la desideravo, come un uomo desidera una donna e la sera precedente avevo provato un appagamento come mai prima. Solo che lei sarebbe partita presto. E io avevo un disperato bisogno di rivederla.

Mi sedetti alla scrivania; solitamente così ordinata, in quel momento era piena di fogli e di email che avevo portato con me per leggerle con calma e che erano rimaste lì dal giorno prima. La mattina precedente in ufficio avevo selezionato e stampato alcune mail degne della mia attenzione, solo che non ricordavo il contenuto di nessuna di quelle. In cerca di una soluzione per la situazione con Sam e in cerca di una distrazione che per qualche attimo distogliesse i miei pensieri da lei, decisi di dare un'occhiata a quei fogli. Presi a scorrerli velocemente, ma una catturò la mia attenzione. La lessi attentamente, meritava una risposta quanto prima e per quanto fosse il 24 sera, quel quanto prima era adesso. Accesi il computer che si avviò con un lento ronzio, aprii la posta elettronica cercando tra le mail quella che necessitava urgentemente di una mia risposta e nel giro di qualche minuto avevo già digitato il testo e premuto invio. Era fatta.

Adesso dovevo occuparmi di Sam.

Guardai l'orologio, erano le 5.30 PM. Andai in bagno a darmi una rinfrescata, ero a giro da quella mattina e portavo addosso ancora tracce della notte precedente. Sarei andato da Sam e l'avrei costretta ad ascoltarmi. Me lo doveva. Magari se le avessi portato qualcosa da mangiare sarebbe stato più facile farsi aprire, pensai tra me e me, con la scusa di averle portato la cena che da solo non riuscivo a finire.

Come il vento d'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora