Capitolo 3

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Mi hanno piantato così tanti coltelli dentro che ormai quando mi regalano un fiore all'inizio non capisco neanche che cos'è.
Charles Bukowski.

Chase's pov

Urlare. L'unica cosa che ho sentito provenire da quella stanza fino ad adesso.
Non so perché è non so come lei stia urlando in questo modo.

Appena ho sentito il primo urlo mi sono catapultato dentro, ma era a terra in un angolo, rannicchiata a se stessa mentre era sudata e tremava.

Questi sono incubi. Demoni che la perseguitano e perseguiteranno per sempre. Non so come abbia fatto fino ad ora a sopportarli da sola.

Non so cosa abbia dovuto sopportare e provo pena per lei.
Ma non posso fare a meno di dire che anche in questo stato é dannatamente meravigliosa.
É di una bellezza unica, disarmante.

Gli occhi grigi come le pietre, i capelli mossi e castani le ricadono sulle spalle, il corpo esile e magro.
L'unica cosa che mi fa divertire é la sua altezza, cavolo, molto bassa.

Sarà almeno un metro e sessanta? Beh, io sono un metro e novantasei, tutt'altro che basso.
Non me la cavo bene con i numeri ma almeno dovrei averci beccato.

Un altro urlo straziante. Dieci urla, sedici ticchettii, trenta minuti e sessantasei secondi.
Basta ora vado da lei.

Apro la porta e mi avvicino cautamente a lei, dovrebbe essere ancora legata in teoria. Sempre che non si sia slegata mentre ero via.

Non mi dispiacerebbe riaverla addosso a me. Quelle mani ghiacciate su di me, i suoi occhi da cerbiatta che mi scrutavano -direi più disprezzavano- mi sono entrati dentro.

Spazzo via quei pensieri e provo a scuoterla un po' mentre ha dei fremiti.
«No! No lasciami! Cazzo!» tolgo subito le mani da lei e mi allontano un po'.

Ora é affannata e sta piangendo nel sonno. Cazzo, chissà cos'ha passato occhioni da cerbiatta.
Mi ribollono le membra a vederla così.

Sbuffo dalla rabbia e serro la mascella. Cercherò chi le ha fatto questo e pagherà le pene dell'inferno.
Improvvisamente sussulta, mi sono appena accorto di non sapere neanche il suo nome.

«Ehi..» le parlo piano, dandole del tempo per elaborare ciò che ha dovuto subire psicologicamente.
Lei si limita a tirarmi un occhiataccia.

«So che tra noi non é partita nel migliore dei modi ma ti prego dammi il modo di rimediare.» parlo cercando di convincerla. Mi dispiace davvero per lei e vorrei aiutarla.

Le mie intenzioni sono del tutto pure.
«Perché dovrei fidarmi di te? Non so chi sei, da dove vieni, il tuo nome, i tuoi anni e che cosa vuoi da me.»
Mi scruta ancora con quegli occhioni grigi.

«Io sto cercando solo di aiutarti. Non ci potevo credere quando ho visto nelle condizioni in cui vivevi, ti prego dammi la possibilità di poterti aiutare e ti prometto che vivrai bene.» lei sposta lo sguardo a terra.

«Un'altra cosa, Bambi.. Non so il tuo nome, saresti così gentile da dirmelo?» mi inginocchio alla sua altezza.

«Grace.» mormora soltanto. Grace, é meraviglioso.
«Io sono Chase, puoi fidarti di me.» lei annuisce, ma so che lo sta facendo solo per farsi slegare e poi trovare una via d'uscita. Non sono stupido. Ha vissuto così per molto tempo e non credo voglia lasciare tutto così in fretta.

Ti ho scoperta, Grace.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora