capitolo 10

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Il sogno é l'ultima 
notizia che possiedo di te.
Franz Kafka.

Erika's pov

11 anni prima.

É una giornata tranquilla come le altre. Io e mia sorella stiamo giocando tranquillamente.. Non so però io ho uno strano presentimento.. Vabbè.
Siamo nel nostro immenso cortile, i nostri genitori sono molto ricchi e per questo abbiamo una casa tanto grande e di conseguenza anche il giardino.

Io e mia sorella Amira ci divertiamo sempre a giocare a nascondino, é scontato lo so ma é il nostro gioco preferito. La paura ci eccita molto. Tra l'altro Amira é un po' più grande di me, ha 12 anni mentre io solamente 6.

«Amira! Ora mi nascondo io, miraccomando non sbriciare!» corro via e mi nascondo dentro un cespuglio che mi ha scavato papà, all'interno ci si può rifugiare.

«Arrivo! Prega che tu abbia un buon nascondiglio Rika!» Per poco non me la faccio sotto dall'adrenalina che mi scorre nelle vene.
«Doooove seeeii» dice Amira avvicinandosi sempre di più, cavolo.

«Rika! Ti sei nascosta bene...» dice bluffando perché improvvisamente sento qualcuno tirarmi all'indietro.
«Trovata! Sarò sempre più brava io a questo gioco arrenditi!» sbuffo.

«Ma tu bari! Uffa non è giusto.» incrocio le braccia al petto e metto il broncio.
Improvvisamente nostra mamma ci raggiunge, é molto bella, solare, simpatica.
Indossa un tailleur bianco, forse sta andando a lavoro.

«Mamma! Non é giusto Amira vince sempre! » La mamma ride e ci guarda con occhi pieni di amore.
«Un giorno bambine mie.. Capirete che l'importante é partecipare e non vincere.» io guardo la mamma.. Mi sembra che lei abbia già sperimentato qualcosa di ciò.. Ma sto zitta.

«Piccole io adesso devo andare a lavoro. Vi lascio insieme a Josephine.» Josephine é la nostra governante, é molto anziana perciò é come se non ci fosse, la maggior parte del tempo si occupa del giardino o si mette a leggere qualche libro.

«Ciao mamma! Torni per cena?» domanda Amira e la mamma annuisce sorridendo. Si allontana e la vediamo entrare nella sua macchina enorme.

Io e Amira stiamo per rientrare in casa quando vediamo degli uomini incappucciati di nero scavalcare il nostro cancello. Oh Dio! Chi sono?
Io e Amira ci guardiamo spaventate e corriamo verso l'interno ma quando proviamo ad aprire la porta non si apre, oddio!

«Erika! Sbrigati!» dice Amira. Gli uomini sono sempre più vicini.
Provo a dare degli spintoni alla porta ma non si apre.
«Ti voglio bene Erika, qualsiasi cosa accada.»

Gli uomini la prendono e la buttano a terra con violenza. Io scalcio perché uno mi ha afferrata per le braccia tenendomi salda.
L'altro tira fuori una pistola.
«No! Cosa fate?»  urlo spaventata più che mai.

«Falla stare zitta cazzo!» Un uomo mi da un calcio facendomi cadere a terra. Sputacchio un po' di sangue.
«Con calma magari.» dice lo stesso che ha la pistola in mano.
«Scusa.» mormora il tipo che mi ha appena calciata.

«Cosa volete?» domanda mia sorella con lo sguardo cupo.
L'uomo con in mano la pistola ride di gusto.
«Lo sai, piccola Amira.. Ingenua come sempre. Vedo.» io ansimo, cazzo ma che calcio mi ha dato? 

Ti ho scoperta, Grace.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora