Sfuriata.

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Prendimi a pugni il cuore,
Se ritorno di nuovo da te.
Da fuori non sembro solo,
Ma, baby, tu sai come sono.

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<<Stronzo.>>

<<Charles, perfavo->>

<<Lasciami stare Max, cazzo!>>

Lo spintone che arriva all'olandese lo fa appoggiare di forza al pianoforte che orna la mia camera, il suono provocato dalle sue dita che si poggiano bruscamente sui tasti bianchi dello strumento, è musica straziante che imita quella del mio cuore.
E presto mi ritrovo a pensare a come mi sono ritrovato in questa situazione, a cosa mi ha spinto ad aprire la porta a quell'ora della notte, nel bel mezzo del sonno preparatorio alla partenza per il prossimo gran premio.
L'olandese spalancava gli occhi di fronte alla mia furia, non penso di essermi mai arrabbiato così tanto.

Perché non può, arrivare come se nulla fosse, tornare per dirmi che si è scopato un'altra, mi tira come un burattino e quasi inizio a pensare che goda nel vedermi geloso.
Una gelosia maniacale, la mia, quella di un'illusione e la voglia che sia mio.
Ma mio, di fatto, Max non lo è.
Oltre a qualche conversazione e una passione tale da travolgerci come un fuoco, non vi è sentimento che intercorre nelle nostre anime.
O catene che impegnino il cuore.

E questo mi fa ammattire, mi tiro i capelli passandoci le mani sopra, il mio sguardo si posa su Max, che mi guarda incredulo, ma freddo, un distacco emotivo di cui sono perfettamente a conoscenza.
Perché è il suo, solo il suo.

<<Tu sei pazzo Charles.>>

<<STAI ZITTO!>>
Lo spingo nuovamente, quel suono ritorna incessante, e lo blocco tra lo strumento e il mio corpo, imponendomi per cercare di spaventarlo, farlo sentire in colpa, in qualche modo.
Manipolarlo.
Ma con lui non attacca affatto, Max non è il tipo da provare pietà per nessuno, tantomeno per un pazzo, quale mi nomina, che gli sta urlando e facendo una scenata improponibile.

<<Calmati, cazzo, calmati.>>
Max inizia a guardarmi con un astio che conosco troppo bene, quello di quando è deluso, perché non siamo nulla, e quella gelosia non fa parte di me.
Ma il pensiero che possa toccare una donna come ha toccato me, molteplici volte, è abbastanza per mandarmi in balia dei miei stessi istinti.

<<Non ci riesco.>>
Sospiro e lo lascio andare, cerco il respiro dove sembra impossibile, e quando torno a guardarlo, lo perdo di nuovo.
Ci osserviamo per secondi che sembrano minuti, e minuti che sembrano ore.
Il suo sguardo è indifferente sul mio, quasi disperato di una minima reazione, qualcosa che smuovesse quel cuore di ghiaccio, ma di fatto, non arriva.
E non arriva mai.

<<Sei venuto solo per dirmi questo? Che ti scopi un'altra?>>
Lo osservo con la coda nell'occhio, i pugni stretti nelle mani, l'espressione corrugata come le vene che mi scoppiano dal corpo, ma la rabbia sembra dissolversi, lentamente, come un'agonia.

<<È stata solo una botta e via. E comunque no, non sono venuto solo per questo.>>
Mi passa la mano sul fianco e per qualche insulso motivo mi tira a sé, in ciò che imita una sorta di abbraccio, ma chiamarlo così è un azzardo, Max, l'anaffettività fatta persona.
Appoggio la testa sul suo petto sospirando inerme, il battito del suo cuore non sembra nemmeno vero, così surreale.

<<Ho bisogno di aiuto, Charlie.>>
Il suo tono di voce improvvisamente trasformato mi fa alzare lo sguardo per rivolgerlo ai suoi occhi.

<<Come?>>

<<Aiuto, Charles, mi sono messo in un bel casino.>>
Mi prende le mani e io mi sciolgo all'istante, perché è la prima volta che mi guarda con occhi preganti, bisognosi.
Mi fa sciogliere il cuore per ridurlo ad un pezzo di burro, che gli scivola tra le mani.
E mi chiedo perché abbia bisogno di aiuto, da me poi, che sono la persona a cui forse nasconde più cose?

<<Che cosa è successo?>>
E mi ritrovo nuovamente ad assisterlo, leccare le sue ferite ogni qualvolta si presenta alla mia porta.
Non posso farne a meno, ne sono dipendente, sarò sempre lì per aiutarlo, in qualche modo, non riuscirò a rifiutare di amarlo ancora e ancora.
Max è la mia cazzo di droga, e si insinua tra la mia pelle, e mi avvelena, lentamente.

<<Sono stato ricattato, non ho pagato..una cosa, e mi hanno assegnato un lavoretto per sdebitarmi. È gente pericolosa Charles, ho bisogno di qualcuno che mi copra.>>
I suoi occhi glaciali sono lucidi, mi tiene il viso tra le mani, vuole convincermi, e lo fa con tutte le sue forze, lo percepisco dal modo con cui mi guarda.

Pensare che questo è l'uomo che mi ha dato del pazzo qualche minuto fa, mi fa dubitare della sua vera faccia della medaglia, di ciò che realmente è diventato dopo la nostra separazione in formula 1.
Smetterai mai di stupirmi, Max?

<<E cosa devi fare?>>
L'olandese sospira prima di appoggiare la fronte alla mia, dandomi un bacio su di essa, facendomi rilassare al contatto, è dolce.
Perché è dolce?

<<Devo rubare un motore alla Redbull.>>

<<COSA?!>>
Le mie urla sarebbero state facilmente udibili da tutto il vicinato, e dalle molteplici camere d'hotel presenti nella struttura, perciò l'olandese piazza quasi automaticamente una mano a coprirmi la bocca, tenendomi stretto, facendomi mugulare per la sorpresa.

<<Zitto, cazzo, vuoi farti scoprire?>>
Lascia la presa dopo un po' e io vacillo per la ricerca di aria da respirare, appoggiandogli le mani sulle spalle per sorreggermi.

<<E perché devi rubare un motore? E dove lo troviamo?>>

<<Fra meno di domani partiamo per il gran premio d'Austria, faremo un salto alla sede Redbull, precisamente, nei magazzini dove tengono la merce di scambio dell'Honda.>>
Il pilota Redbull spiega, farfugliando con le mani ed enfatizzando ciò che vuole spiegare, ma la mia testa non è altro che un cumulo di pesantezza.
È tardi per pensare logicamente, la notte illumina il cielo, e la mia stanchezza si fa sentire, considerando il fatto che sono stato praticamente buttato giù dal letto dal suono assordante del campanello quando Max si è presentato davanti alla mia porta.

<<Spiegami tutto per messaggio, ti prego, è troppo tardi per queste cose.>>

<<Il piccolo ferrarista è stanco?>>
Max ghigna e, senza ulteriori scrupoli, mi stampa un bacio sulle labbra, che ricambio con passione, e per un attimo sento che quel momento potrebbe essere la cosa più vicina all'idea di paradiso che conosco.
Perché ho Max, vicino a me, attaccato al mio corpo a ridonarmi il piacere delle notti precedenti.
Lo tengo, come se potesse sgretolarsi tra le mie mani, come se potesse finire nelle mani altrui, mani che stonerebbero su di lui.

<<Non venirmi mai più a dire che ti scopi qualcun altro, se non lo so, è meglio.>>

<<Non ti facevo così geloso.>>
Il tono dell'olandese è sempre così maledettamente autoritario, basso, sensuale, mi ipnotizza come il canto di una sirena.
Solo che la sirena è un pilota con i colori opposti ai miei, un pilota, il cui viso potrebbe essere esposto nei meandri del mio cuore, per quanto fosse bello ai miei occhi.

<<Non è la mia unica qualità.>>
Gli sorrido con la stessa malvagità che mi riservano le sue labbra incurvate leggermente, ha ancora le mani sui miei fianchi, e non sembra intenzionato a lasciarle andare, mentre le mie, fameliche, vanno ad accarezzare quelle spalle su cui erano precedentemente poggiate.

<<Frena tigre, sei stanco, vai a letto.>>
Max non ammette repliche mentre mi sussurra quelle parole ad un passo dalle labbra, mi ritrovo a sbuffare ma so che ha ragione, la partenza è imminente e di questo passo arriveremo in ritardo entrambi, ed è come se ci fossimo presi il vizio di restare svegli l'uno per l'altro.
O a pensarci, o a parlarci.

<<Mandamelo quel messaggio, non fare come fai sempre, che mi ignori.>>
Il mio viso si rattrista ironicamente, e per Max è quasi impossibile non smettere di guardarmi negli occhi, ghigna malvagio, come se sapesse di essere il pieno colpevole di quella freccia che gli lancio con le parole. E mi guarda, si perde nei miei occhi, visi estremamente vicini tra loro.
Verde sull'azzurro.

<<Sei troppo per me, Charles, e devi rendertene conto, il prima possibile.>>

ti amo.

Fuoco e benzina || Lestappen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora