Piano.

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L'amore è mafia,
indossa solo scarpe di cemento.
A volte lascerà l'amaro,
dalla mia canna alla tua mano.
E se non nascerà qualcosa,
sarà polvere da sparo.

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La partenza per il gran premio d'Austria si fa imminente una volta che sono sopra l'aereo, il telefono strabuzza di notifiche nonostante io sia già in volo, ma decisi di tenerlo acceso, nonostante ciò.

E il motivo è solo uno, i messaggi che arrivavano erano da parte di Max, e mi stupiva molto il fatto che fosse particolarmente attivo nella nostra chat, cosa che, di solito, non si presentava affatto.

Capì ben poco da quello che mi disse, da quello che dovevamo fare, ma alcune informazioni avevano iniziato a farsi spazio nella mia mente e ad organizzarsi per schemi, a punti.

Quello che sapevo, era che Max era stato ricattato dai suoi spacciatori, Vincenzo e Roberto, due uomini d'onore potenti nel traffico di droga, ma ancora mi sfuggiva che cosa l'olandese avesse fatto di così imperdonabile per scatenare la furia di questi due uomini, tanto da ricattarlo, in quel modo.

Stentavo a credere che Max fosse dipendente dalla droga, forse nel mio cuore cresceva ancora la speranza che nel pilota ci fosse qualcosa di buono, sotto il marcio, che forse aveva bisogno del mio aiuto perché sapeva di potersi fidare di me, in qualche modo.

Speravo che gli importasse davvero.

Una volta sceso avrei dovuto incontrarlo e saremmo dovuti andare insieme ad appostarci dove avremmo preso il motore, per caricarlo in auto.
E la prima parte mi era abbastanza chiara, quando scendo la prima cosa che mi trovo davanti, è proprio lui.
È vestito di nero e porta un cappellino del medesimo colore addosso, ed è strano, ma è una delle poche volte che lo vedo di giorno senza addosso un vestito del marchio Redbull.

<<Come è andato il viaggio?>>
Mi chiede subito, salutandomi all'europea con i due soliti baci sulle guance, che nonostante siano un saluto comune, fatto da lui è la cosa più strana della giornata, per me.
Perché il contatto fisico non era una cosa che amava, o perlomeno, non quello particolarmente affettuoso.

Ansia? Era la mia migliore amica in quel momento.
Anche quando ci ritroviamo sull'auto di Max, un modello sportivo che probabilmente teneva nella sua casa a Spielberg, spazioso, ma mi faceva sentire stretto.
Le mie mani tremavano e il respiro tendeva a mancare, non avevo mai fatto qualcosa del genere, qualcosa di così illegale che mi faceva sentire sporco al solo pensiero.

<<Non avere ansia, Charles, sarà una cosa di pochi minuti, poi torneremo alla nostra vita normale.>>
L'olandese mi rassicura con un mezzo sorriso, come sempre, non sorride mai totalmente.
Mi appoggia una mano sulla coscia e sento un brivido partire proprio dal punto in cui ha messo la mano.
Me la accarezza con i polpastrelli delle dita e il movimento è così flebilmente dolce che mi fa sospirare piano.

<<Io..ho tante domande, Max.>>

<<Fa pure, abbiamo tanto da aspettare qui.>>
Dice sbrigativo, mentre si apposta in un angolo che dà sul garage dove la Redbull tiene la merce di scambio dell'Honda, sono visibili le pareti blu navy, nonostante sia un punto abbastanza nascosto dell'intera sede Redbull.
Restiamo lì per un po', e non mancano i momenti di silenzio e imbarazzo tra di noi.
Perché chi lo avrebbe mai detto, che ci saremmo trovati in una situazione che ha dell'assurdo?
Noi, che prima eravamo soltanto dei semplici piloti.

Lo guardo e mi mordo il labbro, mi appoggio meglio al sedile come a volermi mettere comodo, mentre lo vedo accendersi una sigaretta.
Usa il mio accendino, quasi me lo ero dimenticato per quanto io non lo abbia effettivamente visto da quando gliel'ho prestato.

<<Lo usi ancora?>>

<<Sei pessimo con le domande, sai?>>
Max mi guarda e alza leggermente un sopracciglio, le mani accoppate attorno alla sigaretta per evitare che il freddo spenga la fiamma dell'accendino.
L'ho sempre trovato bello mentre fuma, bello e impossibile, impossibile e stronzo.

<<Perché devi qualcosa a questi tizi?>>
Le parole mi muoiono in bocca una volta che mi becco uno sguardo intimidatorio da parte dell'olandese, mi terrorizza, e l'alone di criminale che si sta creando attorno alla nube della mia visione di lui, non aiuta.
Ma mi attrae.

<<Ti ho detto che ho comprato da loro e ti ho anche detto in cosa sono specializzati, fatti due domande e datti due risposte da solo.>>
Alzo gli occhi al cielo, è sempre il solito, ma la sua risposta ha contribuito a togliere dalla mia testa un dubbio che avevo da troppo.
Spalanco gli occhi, mostrandogli un'espressione stupita che forse non gradisce.

<<TI DROGHI?!>>

<<Non urlare, mi fai venire il mal di testa.>>
Ignoro le sue fredde considerazioni sul mio tono di voce, non ho intenzione di starlo a sentire.

<<Ma sei pazzo?! Da quanto va avanti? E come hai fatto a superare i test del doping?!>>
Farfuglio cose e gesticolo con le mani per far intendere ancora di più il senso di panico che mi ha provocato quella notizia.
Max, un drogato, non ci volevo ancora credere.
Ma poi continuai a pensare, e molte cose furono chiare ai miei occhi dopo la notizia.
Gli scatti improvvisi di rabbia, alternati con momenti di pura apatia, che non erano soliti far parte di lui quando correvamo nei kart.
Speravo che il suo comportamento avesse una motivazione, che fosse giustificato da qualcosa.
E quel qualcosa, adesso, lo avevo trovato.

Vedo le sopracciglia di Max corrugarsi in un'espressione omicida, mi prende il mento con la mano e mi avvicina a lui di forza.

<<Sei insopportabile quando fai così, ti risponderò solo quando ti calmerai.>>
Vedo rabbia nei suoi occhi, e mi fa sentire piccolo, un'altra volta.
È sempre così maledettamente bravo in questo.

<<Va bene, scusami.>>
Abbasso la testa ma me la rialza, il suo tocco adesso è più leggero.

<<Va avanti da un po', e per i test del doping sono stato aiutato.
Li abbiamo falsificati, e in ogni caso la Redbull chiude sempre un occhio con me, sanno che sono il migliore lì dentro, se mi cacciassero, sarebbero cazzi per loro.>>
Parla con la sigaretta tra le mani, e tossisco quando il fumo arriva alle mie narici, chiudendo le vie respiratorie per qualche secondo.

<<Li abbiamo? Tu e chi?>>
Mi è sembrata quasi spontanea quella domanda.

<<Io e mio padre.>>

<<Tuo padre sa che ti droghi?!>>
Alzo ancora il tono della voce ma stavolta lo faccio in un sussurro, vedo il sole tramontare, segno che sta arrivando la notte e che presto dovremmo iniziare con il nostro insulso piano.

<<Non che gliene importi molto, ha scoperto che l'eroina è una sostanza dopante e che serve a tenermi buono durante le sessioni particolarmente stressanti, finché vado bene alle gare, a lui non frega un cazzo se sono dipendente.>>
Vedo la pelle di Max assumere un colorito leggermente rosso, segno che è arrabbiato.
Questo argomento lo fa sempre incazzare, ogni volta che suo padre viene menzionato, un alone di rabbia si riversa su di lui.

E lo percepisco.

<<Perché, perché lo fai?>>
Ingoio la saliva nel momento in cui pongo quella domanda, sapendo che forse, ma proprio forse, ero andato davvero troppo oltre quella volta.

Max sembra tranquillo, mentre spegne la sigaretta aprendo lo sportello per poterla buttare per terra, lo richiude provocando un tonfo che mi fa rabbrividire e balzare leggermente sul posto, e il suo sguardo è quello di sempre: sento come se l'interno dell'auto si sia appena improvvisamente raffreddato.
La luna cade copiosamente nel cielo, rivelandosi a noi.

<<È ora, dobbiamo andare.>>

ti odio.

Fuoco e benzina || Lestappen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora