Parole vuote.

514 28 4
                                    

Ti va, di raccontarmi cosa non va?
Non hai nessuno vicino, a cui poterlo confidare.

---

I miei occhi strabuzzano un po', quando Max mi domanda quel piccolo oggettino che, per quanto insulso, era stato capace di realizzare un'interazione tra me e lui.

Me e lui, cosa eravamo, se non solo semplici rivali?
Talmente tanto nemici che quel piccolo contatto sembrava così sbagliato.

Il nostro rapporto era ormai noto a tutti.
Come se poi, si potesse chiamare rapporto.

C'era qualcosa in noi che non andava, e non andava mai, qualunque fosse la situazione o qualunque fosse il luogo e il tempo in cui, per pura casualità, ci ritrovavamo faccia a faccia, forse costretti a scambiare qualche parola dai giornalisti o dai media, parole al vento, forse vicini durante una press conference, forse, in diversi gradini del podio.

Ma una cosa che era sicura e certa per tutti era che, io e Max, eravamo qualcosa di soltanto nostro, qualcosa che vacillava tra odio, litigate, simpatia e interazioni piccole, tipo quella.

Con una mossa fulminea estrassi l'accendino, e mi stupii nel vedere che non me lo ridà, nemmeno quando si accende il suo drum.
Si appoggia al muretto vicino a dove ero seduto io, la cartina tra le mani, la teneva ferma con due dita e ispirava, ispirava e..

L'odore era inconfondibile.

<<È una canna?!>>
Forse la mia reazione fu un po' troppo esagerata, poiché balzai in alto, beccandomi un sopracciglio alzato dal pilota numero 33.
Il modo in cui le sue sopracciglia bionde si accigliavano in un'espressione stranita, era qualcosa che mi faceva sentire piccolo, minuscolo, microscopico.
Che tra l'altro, era il modo in cui mi sentivo sempre con lui.

<<È così strano?>>

<<I piloti non dovrebbero fare queste cose.>>

<<Eppure eccoci qua.>>
Max alluse alla mia Marlboro, ancora intrappolata tra le mie dita.
Come sempre, un passo avanti a me, sia in pista, che nella vita.
E chissà perché mi attraesse così tanto.

Forse erano i capelli biondi sempre perfettamente pettinati, forse l'alone di mistero e di oscuro che lo caratterizzava, la sua riservatezza, che mi portava a voler sapere di più di lui.

<<Perché le fumi, se posso?>>

<<Per lo stesso motivo per cui tu ti fumi quella merda.>>
L'acidità della sua risposta e il suo sguardo di ghiaccio erano qualcosa a cui ero stranamente abituato.
Perché Max era sempre stato così, dai nostri giorni nei Kart, quando la Formula 1 era solo un sogno lontano.

<<Puoi non essere stronzo per una serata?>>
Lo fulminai, ma poi mi lasciai andare ad un ghigno, rassegnazione.
La sua mascella si contraeva ad ogni tiro, ogni suo muscolo teso nel godere di quella sensazione paradisiaca, come se un dolce antidoto alla vita si stesse infilando nel suo corpo.

Lui alza gli occhi al cielo.
<<Fai troppe domande.>>

<<Eppure le domande sono tutto ciò che mi resta con te.>>
Max mi guarda incredulo, le stelle della notte si mischiano coi nostri sguardi e le luci gialle dei lampioni che ci circondano.
È come se abbia abbandonato l'attenzione dalla canna per riservarla su di me, come se abbia visto il verde dell'erba nei miei occhi.

Gira lo sguardo, non riesci a reggere il mio, Max?
O forse non ti piace guardarmi?

<<Charles.>>

<<Sì?>>

<<Fatti i cazzi tuoi.>>

ti odio.

Fuoco e benzina || Lestappen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora