Perdono. (parte 1)

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Resta giù, è una follia,
Mi vedessero in tua compagnia,
Penserebbero che sono debole,
Non devono sapere,
Che sei l'anima.

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La delusione prese presto il sopravvento nella mia anima, e ogni volta che mi ritrovavo a pensare all'olandese, un senso di malinconia e una strana sensazione alla gola prevaleva su di me, non lasciandomi quasi respirare.

Sospirai mentre mi avvicinavo alla porta della camera d'hotel.
Non avevo parlato con Carlos sin da quel viaggio a Monaco, da quella brutta litigata che aveva generato un'antipatia visibile a occhio nudo, gli sguardi omicida che ci mandavamo alcune volte davano dell'incredibile e, all'interno del team, tutti volevano soltanto una semplice cosa: che le due C facessero pace.

Ma sapevo che non ci sarebbe stata nessuna pace se non avessi fatto io il primo passo verso lo spagnolo.

Così, quando Carlos aprì la porta, fu abbastanza confuso nel vedermi lì, in piedi, con i pugni stretti e lo sguardo basso per l'imbarazzo.

<<Carlos, possiamo parlare?>>

<<Entra.>>
Lo spagnolo si scosta per farmi passare, nonostante si capisca che è arrabbiato con me, e prova ancora rancore per il nostro piccolo battibecco, i suoi modi sono sempre gentili e cordiali come è sempre stato.

Carlos è un sensibile, lo è da quando ci conosciamo, e probabilmente anche da prima, prende le cose molto seriamente quando si tratta dei suoi sentimenti e delle sue emozioni, che spesso enfatizza.

Ma fa parte di lui, è vero, è tutto da vivere, e non a caso è molto popolare con le ragazze.

A volte lo guardo e mi viene solo da pensare a quanto sia letteralmente il contrario di Max.

<<Senti, io volevo scusarm->>

<<Lo so, non ti saresti presentato qui altrimenti.>>
Il numero 55 mi riserva un sorriso dolce, e io lo ricambio, prima di abbracciare il mio compagno di squadra in una stretta che non ha precedenti se non il ricongiungimento della nostra amicizia.

Le due C sono tornate.

<<Mi dispiace Carlos, sono stato uno stronzo, volevo solo che tu provassi a capirmi.>>
Parlo con un tono comprensivo, che lui capisce, insieme ci accomodiamo e veniamo overstimolati dal suono della televisione che, in quel momento, faceva da sfondo della nostra conversazione.

<<Charles, io ti capisco. So cosa si prova ad essere innamorati, solo, non penso che lui sia quello giusto.>>

<<A proposito..>>
Le mie gote si colorano di un rosso misto al viola in un attimo, e Carlos capisce benissimo dalla mia espressione e dal modo con cui mi sto mordendo il dito nervosamente, che ho qualcosa da raccontare e quel qualcosa è la cosa più proibita che qualcuno possa sapere su due piloti.

<<Lo avete fatto?!>>

<<Carlos! E comunque.. sì.>>
Lo spagnolo quasi urla per la sorpresa, ma mi affretto a fermarlo, voglio spiegarmi bene prima che possa fare qualsiasi strana supposizione.

<<Lo abbiamo fatto, la prima volta è stata a Monaco, poi ci siamo visti nella stanza di uno dei due almeno una volta in ogni gran premio.>>
Comincio, torturandomi le mani, e il pilota Ferrari mi ascolta con attenzione.

<<Lui è..diverso.
Mi fa stare bene, ma parla poco con me.
È un tipo fisico, e non vuole aprirsi spesso.
Ha qualcosa, c'è qualcosa che lo turba, ma non riesco a capire cosa.>>

Carlos mi alza un sopracciglio, un po' incredulo a quello che sta sentendo uscir fuori dalle mie labbra.

So che è una situazione difficile da capire, per lui, Max andrebbe solo allontanato e bloccato di qualsiasi possibilità di riavvicinarsi.
Ma poi sospira.
E sorride leggermente.

Sta provando a capirmi, ci sta davvero provando.

<<Charles, se tu sei felice, lo sono anche io, lo sai?>>
Mi mette una mano sulla spalla, come a volermi rassicurare.
Annuisco prontamente.

<<Ti consiglio, però, di tenere una mano sul freno.
Non si sa mai cosa possa succedere, non si smette mai di conoscere una persona.>>
Le parole dello spagnolo risuonarono nella mia mente, rimbomando come un ritornello senza fine.

Non si smette mai di conoscere una persona.

Ed era vero, non avrei mai smesso di conoscere Max, ogni giorno avrei avuto la possibilità di scoprire di più di quell'animo strozzato, scoprire cosa si cela dietro quella chioma bionda e al fondo di quel pozzo che erano i suoi occhi contornati di stelle.

Se solo lui me lo avesse permesso.

<<Hai ragione, io non smetto mai di conoscerlo.>>
Guardai il soffitto, sorridendo leggermente.

<<Lo sai cosa mi disse una volta?>>

<<Un'altra delle sue stronzate?>>
Mi strozzo con la saliva mentre tento di ridere alla sua battuta, nonostante sappia che una battuta non lo fosse proprio.

<<Mi ha detto che, quando saliamo sulle auto, non esiste più nulla, non esistono i rapporti, non esistono le amicizie, né tutto quello che comportano.
Ci sei solo tu, l'auto, e la vittoria.>>
Il pensiero profondo fa accigliare il numero 55, che mi riserva uno sguardo interrogativo.

<<E da quando è diventato un poeta?>>

<<Penso che sia la descrizione perfetta del nostro rapporto.
Metaforicamente, lui nel privato è molto più intraprendente, mentre nel pubblico..si nasconde, sempre, e sembra voler ancora recitare sul fatto che siamo nemici in pista e bla bla bla.>>

Sbuffai, mentre Carlos andava a prendere un bicchiere d'acqua per entrambi.

<<E poi..poi ieri sera è successa una cosa.>>

Le guance assumono in un tempo minimo quel colore scarlatto che le aveva caratterizzate precedentemente.
Carlos quasi balza dal divano, strozzandosi col bicchiere, e curioso di sentire.

Fuoco e benzina || Lestappen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora