Capitolo 10 - La visita medica

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Dopo che Chloe se ne fu andata nella sua camera, il resto del pranzo continuò senza problemi. Tron, infatti, se lo godette in tranquillità, assaporando per bene sia il piatto principale che successivamente il dolce. I tre fratelli, al contrario, sembravano decisamente meno a loro agio per quanto appena accaduto.
Three aveva mangiato tutto con occhi tristi, tenendo lo sguardo fisso sul cibo e senza mai alzarlo verso gli altri membri della tavolata. Four sembrava disinteressato alla cosa, nascondendo le proprie emozioni dietro un'apparenza di noia... ma chiunque lo conoscesse almeno un pochino era tranquillamente in grado di vedere al dì la di essa, e il diciottenne era chiaramente preoccupato per la sorella. 
Il solito enigma rimaneva ovviamente Five, che mangiò tutto senza battere ciglio, con la solita maschera di ghiaccio che gli adornava il viso non lasciando trasparire alcuna emozione. Nemmeno i suoi fratelli avrebbero saputo decifrare cosa si celava al dì la di essa.
Una volta concluso il pasto, egli fu il primo ad alzarsi chiedendo a Tron il permesso di congedarsi. Alla domanda del padre del perché tanta fretta, il primogenito rivelò dell'imminente arrivo del dottore e che doveva preparare Chloe per il suo arrivo. Ricevuto così il permesso dal patriarca per poter andare, lasciò la sala da pranzo.
Mentre camminava negli immensi corridoi della villa, il rampollo della famiglia Arclight ragionava. Su quanto avvenuto, su quanto aveva visto. Nonostante non fosse visibile dal suo viso, la preoccupazione per la piccola sorellina lo attanagliava. Era successo di nuovo, non aveva toccato cibo. Non poteva trattarsi solo di capricci, c'era qualcosa di più.
Certo, non era un problema legato alla digestione, dato che il latte e il biscotto proteico effettivamente li aveva mangiati. Ma proprio perché li aveva mangiati con così tanta foga ciò dimostrava che era una ragazza affamata, e una ragazza affamata non rinuncia a toccare completamente cibo solo per uno stupido capriccio.
C'era qualcosa di molto più profondo, molto più preoccupante, all'opera lì. Ed era che la fanciulla non si sentiva per nulla a suo agio con la sua famiglia, una cosa che Five trovava molto dolorosa da constatare. 
Eppure in sua presenza aveva mangiato senza problemi, pertanto non poteva essere lui il problema. Three? Certamente no, anzi sembrava essere il fratello con cui lei era più di tutti a suo agio. Quell'idiota di Four? Sarebbe stata forse la scelta più ovvia, tuttavia si era rivolto a lei in modo particolarmente amichevole e anche la stessa Chloe aveva risposto in maniera cordiale alle sue domande. Anzi, tra i due sembrava essere nata una sorta di complicità, qualcosa che al mentore sfuggiva... chissà di cosa si trattava. Nemmeno il fatto di essere tutti insieme in un ambiente formale sembrava aver avuto particolare impatto sulla psiche della ragazza.
Posizionati i vari puntini nella propria testa, il ventenne li collegò uno ad uno, andando così a creare un'intricata ragnatela che mostrava con una chiarezza terrificante quale fosse il problema della fanciulla.
E tale problema era Tron. Le sue reazioni quando lui aveva aperto bocca erano state fin troppo chiare. Ma era assurdo, dopotutto si trattava di loro padre, voleva a tutti molto bene.
Certo era che il carissimo Tron coi bambini non ci sapeva fare. Fintanto che la dodicenne non avesse imparato ad apprezzare il genitore, forse sarebbe stato meglio se avesse effettivamente mangiato da sola, solamente con il proprio mentore.
I pensieri di Five furono spezzati all'improvviso da un suono specifico: il campanello della villa. Il dottore era finalmente arrivato.
Senza esitare, il primogenito si recò di filato all’entrata, per accogliere il Dottor William Cane nella dimora.
Aprì la porta e trovò davanti a lui la figura del medico. Il Dottor Cane era un uomo alto, quasi quanto Five. Indossava una maglia azzurra sovrastata da un camice bianco come il latte. Una cravatta blu notte era attorno al suo collo e scendeva lungo il corpo. I suoi capelli erano corti e grigi, così come i folti baffi che risaltavano particolarmente sul volto giacché egli era sbarbato.
"Benvenuto dottore, la stavamo aspettando." disse Five, guardandolo.
"Ho fatto più in fretta che ho potuto. Dopotutto, non posso certo far aspettare una famiglia importante come la vostra." rispose servilmente il dottore.
"Certo che no, Tron non ne sarebbe stato contento." sottolineò il maggiore, per poi voltarsi e cominciare a camminare nel corridoio.
Il medico deglutì pesantemente a quelle parole, dopodiché seguì il ventenne passo dopo passo, mettendosi al suo fianco.
"Stiamo andando nella stanza della paziente?" chiese il dottore.
Five annuì, replicando "Ovviamente, ci aspetta lì."
"Ecco, ho ragionato molto su quanto mi è stato riferito. La ragazzina sviene molto spesso, giusto?"
"Sì, esatto."
"Questa cosa non mi piace per niente. Per questo, con il suo permesso, vorrei eseguire un esame più approfondito."
Il primogenito si fermò, voltandosi verso il medico.
Guardandolo, gli chiese "Di che tipo di esame stiamo parlando?" 
Il Dottor Cane si aggiustò gli occhiali, spiegando "Oltre alla normale visita, vorrei eseguire un prelievo del midollo osseo. In questo modo potrò avere delle risposte dettagliate su un'eventuale patologia." 
"Lo ritiene necessario?" domandò Five, alzando un sopracciglio.
"Lo ritengo decisamente consigliabile. Ho portato tutto l'occorrente per eseguire il prelievo, se vogliamo farlo è necessario farlo il prima possibile." 
Five scrollò le spalle "Lei non viene a insegnarmi come si duella, quindi non verrò a insegnarle come fare il suo lavoro. Se lo ritiene necessario, lo faremo."
"C'è solo un piccolo problema..."
"Sarebbe?"
Il medico esitò un attimo, poi spiegò "Ecco, la ragazzina è giovane e debilitata, e temo che utilizzare l'anestesia possa creare più problemi che benefici. Quindi se vogliamo farlo, dovrà farlo senza di essa." 
Il primogenito sospirò, per poi dire "Davvero? Non c'è altro modo?"
"Sì, ci sarebbero altre vie meno dolorose rispetto a questa. Ma non posso garantire la loro affidabilità." 
"In questo caso procediamo col prelievo. Preferisco che soffra per qualche minuto piuttosto che vederla soffrire per tutta la vita."
Nel notare la granitica convinzione di Five, il Dottor Cane annuì, determinato a propria volta a compiere il proprio dovere.
Così, i due ripresero a camminare, dirigendosi verso la camera di Chloe.
Nel frattempo, nella suddetta camera, la fanciulla si trovava in bagno.
Lei non era sola nella stanza, stava infatti guardando il maggiordomo compiere il proprio dovere. 
Manny era intento a ripulire il disastro fatto dalla dodicenne durante il bagno, aveva un'espressione lievemente scocciata, ma manteneva una seria professionalità.
La ragazza si sentiva effettivamente un pochino in colpa per aver dato quei compiti extra al maggiordomo, soprattutto vedendo l'espressione del ragazzo.
"Mi dispiace..." mormorò.
Ma Chloe non aveva capito cosa angustiasse realmente il quindicenne, che infatti si girò verso di lei domandandole "Signorina, posso farle una domanda?"
Al cenno di assenso della fanciulla, il maggiordomo chiese "Perché non mangia niente dei piatti che preparo? Sono abbastanza bravo come cuoco, il Signor Arclight mi ha sempre fatto i complimenti. Perché lei non gradisce la mia cucina? C'è qualcosa che non va nei miei piatti?"
Dalla sua espressione era piuttosto palese che fosse quello il cruccio del maggiordomo e non il dover pulire il bagno.
La dodicenne non si aspettava di certo quella domanda, non era sicura di voler rispondere ad essa. Tuttavia, Manny sembrava una persona così a modo, si sentiva a suo agio con lui. Forse, aprirsi con quel ragazzo non sarebbe stata una cattiva idea.
Stette in silenzio per qualche secondo, guardandolo lavorare, poi finalmente decise di parlare.
"No, non è questo. I piatti sembravano tutti squisiti." disse "È che non me la sentivo di mangiare."
"Come mai?" domandò Manny.
La dodicenne esitò ancora un attimo, poi rivelò "È quella sala il problema, lì non mi sento affatto a mio agio." 
"È un problema dell'arredamento?"
"No, l'arredamento non c'entra."
"Allora... è un problema di commensali?"
Chloe annuì debolmente, per poi dire "Sì, esatto. Quando sono con quelle persone sento lo stomaco che si chiude per l'ansia. Non riesco ad ingurgitare nemmeno un boccone."
"Ma quelle persone sono i suoi fratelli e suo padre." fece notare Manny, guardandola.
"Sì, lo so. Three è molto simpatico. E anche Four alla fine non è così male come credevo. E Five... beh, è palese che lui tenga a me in un qualche modo."
Dopo quelle parole, il maggiordomo capì perfettamente quale fosse il problema della ragazza. Dopotutto, era rimasto un unico commensale escluso dal suo elenco.
"Capisco." si limitò a dire, riprendendo il proprio lavoro.
Il ragazzo non disse nulla sulla questione, d'altronde non poteva darle torto. Il Signor Arclight non era un tipo facile, e perfino lui a volte si sentiva in soggezione davanti al suo sguardo indagatore. 
Un silenzio di tomba avviluppò la stanza per qualche istante, lasciando udire solamente il rumore del maggiordomo che puliva.
Fu dopo un po' che la dodicenne spezzò il silenzio con la propria voce, rivolgendosi di nuovo al ragazzo "Scusami..."
"Sì, signorina?" 
"Se vuoi posso darti una mano, in due dovremmo fare prima." 
Manny impallidì di colpo a quelle parole e scosse la testa energicamente.
"No, no. Non serve. Ci penso io, è il mio lavoro."
Il tono del quindicenne era divenuto di colpo preoccupato, cosa che suscitò l'interesse della fanciulla.
"Però è un disastro che ho fatto io ed è giusto che contribuisca." insistette lei.
Ma Manny scosse nuovamente il capo, insistendo a propria volta "No, non posso permetterlo."
"Ma... perché?" chiese allora la fanciulla, guardandolo perplessa.
"Se il Signor Arclight viene a sapere che ho fatto fare a sua figlia il mio lavoro, mi becco una lavata di capo con i controfiocchi." 
La ragazza scrollò le spalle, replicando "Ma lui non viene mai qui, non lo saprà mai se non glielo diciamo."
Il maggiordomo sgranò gli occhi, guardandola fissa come se avesse detto qualcosa di veramente assurdo.
"Lui sa sempre tutto di quello che succede nella tenuta."
Ciò detto le voltò le spalle e continuò freneticamente il proprio lavoro, come a volerlo finire il prima possibile.
Chloe ci rimase effettivamente di sasso, constatando come per l'ennesima volta la cortesia di Manny fosse stata annullata dall'entrata in scena della figura di Tron. Era evidente quale fosse, almeno dal suo punto di vista, il problema della famiglia Arclight.
La ragazza stava per dire qualcos'altro, voleva approfondire la questione, ma non fece in tempo.
La porta principale della stanza, infatti, si aprì di colpo e due persone entrarono nella camera.
I due individui che fecero la loro apparizione erano naturalmente Five e il Dottor Cane, finalmente giunti alla stanza della fanciulla.
"Chloe, vieni subito qui. È arrivato il dottore." la richiamò il fratello maggiore.
Dopo aver esitato qualche istante, la dodicenne si fece forza e raggiunse il maggiore nella stanza principale, lasciandosi alle spalle il maggiordomo che così poté ultimare in pace il proprio lavoro.
"Eccomi." disse, con tono sommesso di chi non aveva la minima intenzione di essere lì ma era costretta ad esserci comunque.
Come fu entrata, sentì su di sé lo sguardo del medico, che corse su di lei analizzandola da capo a piedi. Sentendosi come sotto esame guardata da quegli occhi, si sentì decisamente a disagio, percependosi come se fosse una cavia da laboratorio. Una sensazione che decisamente non gradiva.
"È piuttosto pallida." constatò il dottore, rivolgendosi a Five come se Chloe non fosse nemmeno stata nella stanza.
"Credo sia normale, si rifiuta di mangiare." rispose il ventenne, incrociando le braccia.
Il dottor William si avvicinò dunque ulteriormente alla fanciulla, guardandola meglio.
"Bene, signorina. Siediti sul letto, per favore." le disse.
La ragazza spostò lo sguardo dal dottor Cane al fratello maggiore, come a chiedergli se effettivamente dovesse obbedire all'uomo. Non che ci fossero dubbi al riguardo, ma voleva comunque una sorta di conferma.
Il primogenito percepì il senso di quella muta domanda e ad essa annuì deciso, scuotendo anche così un poco i suoi lunghi capelli.
La dodicenne, temendo che in caso di rifiuto egli gliele avrebbe date anche davanti al dottore, decise di ubbidire.
Mise da parte il proprio orgoglio e il proprio istinto ribelle e si sedette così sul letto come ordinatole in attesa della visita.
Come si fu seduta, il Dottor Cane le rivolse una sorta di sorriso, dicendole "Ah, ma che brava bimba che abbiamo qui. Se fai la brava durante tutta la visita poi il dottore ti dà un lecca-lecca, ok?"
La fanciulla, che aveva dodici anni e non quattro, arrossì come un peperone a quelle parole ma non disse nulla. 
Il medico a quel punto cominciò a preparare la propria strumentazione, prendendo tutto il necessario per visitarla. 
"Partiamo da una visita di base." disse, guardando Five.
Il ventenne ovviamente non ebbe nulla da ridire, decidendo di lasciare fare al dottore il proprio lavoro.
Per prima cosa il medico prese uno stecchetto e una piccola torcia, avvicinandosi alla ragazza e dicendole "Bene, ora apri bene la bocca e fammi la linguaccia."
Le ubbidì e il dottore le controllò così le tonsille. Scrutò bene, ma non trovò nulla di fuori posto, fortunatamente.
Le fece togliere la maglietta e procedette dunque ad auscultarle il battito cardiaco. Anche il quel caso Chloe si lasciò visitare senza fare storie, temendo che in caso di ribellione Five la mettesse di nuovo sulle ginocchia.
Constatato che il battito cardiaco fosse effettivamente regolare, il dottore procedette a misurarle la pressione. L'esame fu piuttosto rapido e non rivelò nulla di anomalo. A quei primi esami la ragazza sembrava veramente sana come un pesce.
"Come temevo." disse il dottore, mettendo via la strumentazione "Qui occorre decisamente fare un esame più approfondito. Devo fare il prelievo del midollo osseo." 
La fanciulla impallidì non appena sentì pronunciare quelle parole, ma prima che potesse dire alcunché fu invece Five a parlare.
"Nessun problema, sa perfettamente che non deve fare storie." disse infatti.
Chloe deglutì pesantemente, poi chiese in un sussurro "Ma non farà male, vero?" 
Il medico non rispose immediatamente, come se stesse soppesando le parole da pronunciare. 
"Un pochino, sì." disse infatti "Ma non troppo, non preoccuparti. Il discorso è che sei una ragazzina molto fragile, quindi non posso farti un'anestesia."
"Come?!" esclamò la dodicenne, sgranando gli occhi.
"Su, su. Devi solo resistere per qualche minuto." 
"Quanti minuti?" 
"Non molti, minimo una decina, massimo una ventina." spiegò il dottore.
L'idea di subire venti minuti d'operazione senza anestesia fece sbarellare la povera Chloe. I suoi occhi corsero subito alla porta e senza esitare i suoi piedi cominciarono a muoversi velocemente verso di essa. 
L'aveva quasi raggiunta, quando una forte mano la afferrò per un polso. La ragazza si voltò e vide che a bloccarla era stato suo fratello maggiore.
"Tu non vai da nessuna parte." le disse, trascinandola di nuovo verso il letto.
La dodicenne cercò di resistere, facendo forza a terra, sbattendo i piedi e cercando con la mano libera di aprire la stretta di Five. Ma fu tutto invano, quella pertica di suo fratello era troppo forte per lei. 
Così la fanciulla si ritrovò di nuovo sul letto, bloccata in posizione dal fratello maggiore, il quale la stava tenendo con entrambe le mani. Con una le tenne bloccate le spalle, mentre con l'altra i polsi. 
L'aveva messa a pancia in giù, pronta per l'operazione.
Nel frattempo, Manny aveva effettivamente concluso la pulizia del bagno. Soddisfatto del proprio lavoro, si voltò verso la porta per varcarla e tornare ad altre faccende.
Come l'ebbe aperta, però, si ritrovò davanti una scena piuttosto bizzarra. 
"No, no! Lasciami andare!" gridava infatti Chloe, mentre cercava invano di dimenarsi per sottrarsi alla stretta di Five.
Sgambettava come una matta, mentre il maggiore le teneva ferme soltanto le braccia e le spalle non riuscendo tuttavia a tenerla ferma del tutto. In quel modo il dottore non riusciva a svolgere il proprio lavoro e cercava inutilmente di portarlo a termine, ma ciò era difficile senza la collaborazione della paziente. 
"Non serve fare tutte queste storie, prima iniziamo e prima finiamo." cercava di tranquillizzarla l'uomo. 
Ma era come parlare ad un cavallo imbizzarrito, che non dava ascolto a nessuno.
"Smettila di fare capricci!" la sgridò intanto Five "Questo esame va fatto, piantala di fare così!" 
Nessuno badava a lui in quel marasma, eppure il maggiordomo sapeva di dover fare qualcosa. Non poteva intervenire direttamente, certo, ma avrebbe potuto chiedere aiuto.
Così Manny si defilò dalla stanza, lasciandosi alle spalle gli strepitii della fanciulla che urlava come se la stessero scannando. Doveva trovare aiuto e sapeva perfettamente a chi chiedere. 
Si mosse rapidamente nei corridoi di quella villa che conosceva come le sue tasche, diretto in una zona precisa. Il luogo in cui sapeva dove avrebbe trovato il suo bersaglio.
Infatti, esattamente come si aspettava, nella stanza designata trovò ciò che cercava: un ragazzo con un ciuffo biondo.
"Signorino, dovrei parlarvi urgentemente." gli disse, muovendosi verso di lui e facendo un movimento con le braccia per farsi notare.
Four a malapena si girò verso di lui, limitandosi a roteare gli occhi verso la sua direzione.
"Che c'è? Hai finito le stanze da pulire? Se vuoi te ne trovo un'altra." sbottò, parecchio seccato da quell'interruzione.
Manny sospirò, infastidito da quel solito atteggiamento strafottente che il diciottenne aveva sempre. Avrebbe tanto voluto insegnargli un po' di umiltà.
Conforme al suo ruolo, con professionalità, guardò il ragazzo dritto negli occhi e gli disse "Signorino, ascolti..."
"Non hai niente da fare?" lo interruppe però il diciottenne "Mi stai seccando! Fuori dai piedi!"
Il maggiordomo si chiese mentalmente perché stesse ancora lavorando lì. Tra l'enorme villa che doveva gestire da solo, l'inquietante padrone di casa, la freddezza del primogenito, la strafottenza di quel ragazzo e il suo coetaneo che mostrava dieci anni di meno. Sarebbe diventato matto prima o poi.
E come se tutto quello non fosse bastato era arrivata anche Chloe. 
"Non stare qui a fissarmi. Va a pulire qualche pavimento, almeno fai qualcosa di utile." disse ancora Four, continuando con la propria attività, come se Manny non fosse nemmeno lì.
A differenza di quanto avveniva con Tron e parzialmente anche con Five, però, il maggiordomo non abbassò minimamente lo sguardo e anzi inarcandosi nelle spalle guardò il diciottenne con una certa determinazione.
"Adesso mi ascolti bene, sua sorella è in camera con il dottore e sta facendo un sacco di storie." disse "Suo fratello non riesce a gestirla da solo e ha bisogno di aiuto. E se lei è troppo impegnato a perdere tempo qui allora chiederò a Three." 
Four stava già per rispondere malamente a quel modo di fare del quindicenne, che gli stava mancando di rispetto in quella maniera. Tuttavia, non appena sentì nominare la sorella drizzò immediatamente le orecchie.
"È in camera hai detto?" domandò.
Come Manny ebbe annuito, prima ancora che potesse aprire bocca per aggiungere altro, il diciottenne lo scansò malamente di lato e corse con tutte le proprie forze verso la camera della sorella.
Con quel passo rapido, il secondogenito raggiunse la camera in pochissimo tempo. Dannazione, quella mocciosa era sempre un problema. Non poteva starsene buona e farsi visitare? No, doveva essere la solita spina nel fianco. Ah, quanto l'avrebbe volentieri presa a cinghiate.
Oh, avrebbe fatto sì che il dottore completasse il suo lavoro, eccome se l'avrebbe fatto.
Nella camera, Chloe continuava ad urlare e a dimenarsi, mentre Five cercava inutilmente di tenerla ferma. Anche il dottore cercava in qualche modo di andare avanti in quell'operazione delicata, ma con lei che continuava a muoversi era veramente difficile e aveva troppa paura di fare dei danni.
La porta si aprì all'improvviso e la fanciulla non sentì nulla se non una forte pressione sulle caviglie che le inchiodò le gambe al letto.
"Ehi, che succede?!" gridò, con le lacrime agli occhi.
Non capiva chi l'avesse afferrata, forse era Manny o forse qualcun'altro. Chi diavolo era entrato in camera sua?
Tutto ciò che sentì fu Five che domandava "E tu che ci fai qui?"
"Non ora. Dottore, si sbrighi."
Era la voce di Four. Era lui che era entrato e la stava tenendo ferma.
Tutto ciò che provò Chloe era un grande dolore e una dissolvenza in nero.
Cercare di ricordare cos'era accaduto esattamente quel giorno le provocava solo un gran mal di testa, i ricordi non erano nitidi anzi erano un ammasso confusionario di emozioni che si intrecciavano come a voler formare una spirale senza inizio né fine. Fu come un duello mentale, nel quale non poteva vedere il volto dell'avversario, e in cui egli utilizzava un deck che non poteva contrastare in alcun modo. 
Tutto quello che poteva fare era resistere, mentre i suoi Life Points diminuivano turno dopo turno.
Vedere la fanciulla che si tranquillizzava, smettendo di agitarsi come un cavallo selvaggio, fu la seconda cosa strana che vide Five quel giorno. Ovviamente, la prima era stata l'intervento di Four, decisamente inaspettato.
Continuò a tenerla ferma insieme a lui, mentre il dottore completava l'operazione in sicurezza e tranquillità.
Come tutto il procedimento fu terminato, i due ragazzi lasciarono finalmente andare la dodicenne.
Il Dottor Cane mise via quanto prelevato, preparando così i campioni per le successive analisi. Una volta assicuratosi che tutto fosse in ordine, si voltò verso Five.
"Tutto fatto. Domani avrete i risultati delle analisi." disse.
Il primogenito della famiglia Arclight annuì, replicando "Grazie per la disponibilità, dottore."
"Nessun problema. Tuttavia, la ragazzina potrebbe provare dolore per il resto della giornata. Assicuratevi che qualcuno le stia sempre accanto."
"Certo, qualcuno che le faccia da balia." mormorò Four. 
Ignorando il diciottenne, il medico si rivolse ancora a Five, aggiungendo "Ecco. Se sentisse tanto dolore, datele queste."
Gli diede una scatola di antidolorifici. Il medico spiegò esattamente quando e come darli alla ragazza, e soprattutto in che dosi.
Sistemata quella faccenda, il dottore estrasse qualcos'altro dalla borsa e anch'esso lo porse al ventenne: si trattava di un lecca-lecca.
"È stata un po' monella, ma è comprensibile, è solo una ragazzina." disse William, porgendo il dolciume "Considerando quello che ha dovuto subire, è stata in realtà molto coraggiosa."
Il mentore ringraziò nuovamente il medico, rispondendogli che si sarebbe assicurato di darlo alla sorella non appena si fosse ripresa. Con quell'ultimo scambio di battute, il Dottor Cane raccolse tutta la sua strumentazione nella borsa e se ne andò, scortato da Manny fino all'esterno della tenuta.
Così, nella stanza con Chloe rimasero solamente i due fratelli maggiori.
"Sono stupito che tu sia venuto." disse Five "Però ti ringrazio, se non l'avessi fatto non saprei come ce la saremmo cavata."
Il diciottenne scrollò le spalle, replicando semplicemente "Bah, passavo di qui."
Un velato sorriso si disegnò sulle labbra del primogenito, che non si bevve quella scusa nemmeno per un nanosecondo. Evidentemente, nonostante i suoi modi rudi, il fratello teneva veramente tanto a quella ragazzina.
Il ragazzo dal ciuffo biondo si girò di scatto, muovendosi a grandi passi verso la porta. 
"Dove vai?" chiese Five.
"A continuare l'attività che ho... lascia perdere." 
Il ragazzo uscì dalla stanza senza concludere la frase, rendendosi conto di aver appena ammesso che aveva interrotto ciò che stava facendo per giungere in aiuto della sorella.
Nel suo studio, Tron aveva assistito all'intera scena con un notevole interesse. L'interessamento di Four era giunto inatteso, ma era una novità gradita. Un nuovo legame da sfruttare, un nuovo punto debole da poter utilizzare per compiere i propri piani.
Un sorriso gelido deformò il volto del patriarca. Tutto stava andando anche meglio del previsto.

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