Capitolo 19 - Affetto fraterno

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Chloe era seduta sul letto, con lo sguardo fisso verso il basso. Ancora non poteva credere a quanto fosse successo.
Manny l'aveva accompagnata e poi l'aveva lasciata da sola, a riflettere sull'accaduto. Four aveva agito in un modo che lei non si sarebbe mai aspettata, un modo che l'aveva lasciata decisamente scossa.
Si portò di nuovo una mano all'orecchio, a massaggiarselo. Le aveva fatto male, e non pensava che l'avrebbe mai fatto. Perché aveva agito così?
Non avrebbe saputo dire quanto era rimasta lì a riflettere, il tempo che passava inesorabile come una marea. 
Il filo dei suoi pensieri, che si aggrovigliava intorno a lei fino a strozzarla, fu interrotto quando qualcuno bussò alla porta.
La porta della camera poco dopo si aprì e Five entrò al suo interno, guardando la sorella.
"Oh, sei sveglia." disse semplicemente, avvicinandosi a lei. 
"Sì..." rispose laconicamente lei, non guardandolo negli occhi.
Quella reazione fece capire al ragazzo che c'era qualcosa che non andava e così decise di investigare sulla cosa. 
Sedendosi sul letto accanto a lei, le chiese infatti "Che succede?"
La fanciulla scosse la testa, non volendo rispondere. Era ancora molto scossa e non se la sentiva di aprirsi con lui.
Il primogenito le cinse le spalle e la strinse a sé, continuando a dirle "Dai, puoi dirmi tutto."
La dodicenne sentiva un blocco nel petto, una sensazione che non si può descrivere a parole perché il dolore troppo forte, quando un sentimento non può essere imbrigliato all'interno della parola scritta o detta. Le emozioni sono troppo forti per essere sottomesse a una cosa logica come la lingua.
Cos'è che sentiva? Non c'era nulla che le faceva fisicamente male, eppure bruciava.
"Hai fatto un brutto sogno?" le domandò il ragazzo.
Chloe scosse la testa, poi fece per parlare, ma come lo fece scoppiò istantaneamente a piangere.
Five non capiva cosa possa essere successo, dopotutto la sorella era rimasta in camera tutto il tempo. Così continuò a stringerla a sé, cercando di farla calmare.
Ci volle un po' ma alla fine, tra un singhiozzo e l'altro, la ragazza riuscì finalmente a formulare delle frasi di senso compiuto.
"Thomas... mi ha fatto male..." mormorò, piangendo.
Sentendo quelle parole Five si irrigidì, e Chloe lo sentì chiaramente nella stretta sulla spalla.
"Perché? Che ha fatto?" domandò "È venuto in camera tua?" 
Di nuovo, la ragazza scosse la testa. Quel semplice gesto ebbe conseguenze notevoli giacché Five comprese che se Four non era entrato nella camera della sorella, questo significava che era stata lei ad uscire nonostante le fosse stato proibito.
"Dove l'hai incontrato?" le domandò infatti.
Lei esitò, e così il maggiore ripeté di nuovo la domanda, in modo più incisivo.
Sentendo la sua insistenza, la fanciulla decise infine di dire "In camera sua..."
"Avresti dovuto essere in camera a riposarti. Perché eri in giro?"
"Volevo esplorare un po' la casa. Così, mi sono fatta accompagnare da Manny." confessò lei.
Il primogenito sospirò. Ma certo, ecco spiegato il motivo dello strano comportamento del maggiordomo.
"E poi cos'è successo?"
La giovane rivelò l'intera esperienza per filo e per segno. Nonostante i singhiozzi, riuscì a riportare tutti gli eventi: la sua uscita dalla camera, l'incontro con Manny, il passaggio nei corridoi, il fatto che avesse visto la camera di Five e poi l'incontro con Four nella sua di stanza.
"Sei stata nella mia camera?" fece Five, guardandola storta.
"Sì, volevo vedere com'era."
"E Four ti ha beccato nella sua."
"Sì. Mi ha fatto male."
Il maggiore le accarezzò delicatamente una spalla, dicendole "Gli farò un discorsetto. Capisco che fosse arrabbiato, ma non doveva esagerare."
"Siamo nei guai?" chiese la fanciulla.
"Tu e il maggiordomo? No, ve la cavate entrambi con una lavata di capo." si limitò a dire lui, per poi alzarsi.
Fu in quel momento che la ragazza si gettò letteralmente sul suo petto, stringendolo in un abbraccio e scoppiando nuovamente a piangere.
"Chris, mi dispiace. Mi dispiace tanto." piagnucolò.
Lui la abbracciò a propria volta, sussurrandole dolcemente "Non preoccuparti. Ho detto che non siete nei guai. E a Four ci parlo io."
"Io... io volevo solo conoscerti un po' meglio, per capire un po' come fossi. La tua camera era così interessante."
"Interessante?" fece lui, stupito.
Lei annuì, strofinando così la sua fronte sul suo petto, e disse "Sì, molto. Trovo molto affascinante la tua passione per lo spazio."
Senza dargli il tempo di rispondere, lei subito aggiunse "Avrei tanto voluto che condividessi con me questa tua passione, questa cosa personale. Invece parli sempre e solo di Duel Monsters, senza mai uscire dal tuo ruolo di mentore." 
Il ragazzo le mise dolcemente una mano su una spalla, allontanandola delicatamente da sé, poi con l'altra mano le posizionò due dita sotto il mento e pian piano le fece alzare la testa fino ad incrociare il suo sguardo.
"Sono argomenti complicati. Per questo non te ne ho mai parlato." le disse semplicemente, con una certa nota di dolcezza nella voce.
"Ho visto il tuo modellino preferito, sai?"
"Davvero?"
Lei annuì, replicando "Sì, la Sfera Dyson. Ti rappresenta bene."
Lui la guardò perplesso, chiedendole "Mi rappresenta? E perché mai?" 
Nonostante avesse ancora le lacrime agli occhi la fanciulla gli rivolse un caloroso sorriso. 
"Perché quella sfera protegge il sole. Noi siamo la stella, tu sei la sfera che ci protegge."
Quel paragone giunse completamente inaspettato. Il ragazzo fu costretto a stringere forte la sorella al proprio petto, per non farle vedere che nella sua maschera di ghiaccio i suoi occhi si erano lievemente inumiditi.
Il Dottor Faker l'avrebbe pagata cara per averli divisi. Nessuno avrebbe più fatto del male alla sua famiglia... nessuno.
Dopo che l'abbraccio dei due fratelli si fu sciolto, Five fece una carezza a Chloe dicendole di starsene lì tranquilla mentre lui si occupava di altre faccende. 
La ragazza annuì, lasciandolo andare. Era ancora un po' scossa e un po' di riposo non le avrebbe fatto male. 
Il primogenito uscì dalla stanza per poi dirigersi a passo spedito verso quella di Four. Era tempo di fargli un bel discorsetto per l'accaduto e poi sarebbe stato anche il turno del maggiordomo. 
Non voleva essere troppo duro con Manny, non se lo meritava. Tuttavia, era giusto fargli notare che le sue azioni avevano delle conseguenze, per quanto non troppo gravi.
Il rampollo della famiglia Arclight si rese ben presto conto di quanto fosse fortunato in quel frangente, giacché sentì due persone discutere tra loro in un corridoio più avanti, persone di cui conosceva molto bene le voci. 
Accelerò il passo, per beccarli insieme. Le voci erano concitate, tipico di chi stava litigando. Non era ancora abbastanza vicino per distinguere le parole ma ben presto lo sarebbe stato.
Quando fu abbastanza vicino, la prima frase che distinse chiaramente fu "Non osare mai più entrate in camera mia senza il mio permesso!"
Era chiaramente la voce di Four, ma quello che Five non si sarebbe mai aspettato fu la risposta di Manny.
"Con il dovuto rispetto, lei in questa casa non conta un fico secco." rispose infatti il maggiordomo, con voce ferma.
Il maggiore si fermò, decidendo di voler ascoltare il resto della conversazione prima di intervenire.
"Come osi?!" ringhiò Four, con la voce di chi era decisamente alterato.
"Oh, oso eccome. In questa casa a comandare è Tron e subito dopo di lui viene Five. Lei non conta nulla."
"Hai un bel fegato a parlarmi così! Dovrei dire a Tron..."
"Sì, certo. Vada pure a parlargli. Sappia solo che in quel caso mi farò sfuggire che cosa il suo secondogenito fa quando nessuno lo vede."
Il ventenne, ancora in ascolto, drizzò immediatamente le orecchie.
Che cosa voleva dire? Four aveva forse un segreto? E Manny sembrava esserne a conoscenza.
La voce del diciottenne divenne ancora di più un basso ringhio, mentre replicava "Non oserai!"
Fu in quel momento che Five decise di intervenire. Uscì oltre l'angolo e si avvicinò ai due litiganti, guardandoli con uno sguardo di ghiaccio.
"Basta così." disse semplicemente, con tono gelido "Sembrate due bimbi dell'asilo."
Come il ventenne fu entrato in scena, il maggiordomo si fece subito deferente, chinando il capo d'innanzi a lui e facendo un passo indietro, in segno di rispetto. Non sembrava spaventato, solo molto rispettoso.
L'atteggiamento servile di Manny nei confronti di Five fece indispettire ancora di più Four, che sentì la vena del collo gonfiarsi di furia. Quel pinguino sembrava rispettare tutti in quella casa, meno lui. La cosa lo faceva veramente imbestialire.
Scostò lo sguardo dal maggiordomo per passarlo sul fratello maggiore, sentendo degli occhi fissi sulla propria persona, imperscrutabili e giudicanti.
"Che c'è?" domandò seccato.
"Non fare mai più del male a nostra sorella." disse semplicemente il ragazzo, con tono duro.
"Cos'è? Vuoi tenermi sotto controllo come fai con lei o con Three? Io sono maggiorenne."
"Allora comportati come tale." fu la semplice risposta di Five, tagliente come una lama.
Il Campione Continentale fece una smorfia, per poi voltarsi e cominciare ad allontanarsi. Non sopportava oltre la presenza di quei due e se non l'avesse fatto c'era il rischio che cominciasse a passare alle mani.
Il ventenne non disse nulla e lasciò che il fratello si allontanasse. Quando ebbe voltato l'angolo e fu rimasto da solo con il maggiordomo allora si voltò verso quest'ultimo.
"Manny, devo parlarti." gli disse.
Il maggiordomo annuì, rispondendo "Certo, signore. Mi dica pure."
Era palese dal suo tono che fosse in ansia. Sembrava veramente un'altra persona rispetto a quella che aveva fronteggiato Four. Come se davanti a Five si fosse completamente trasfigurato.
"Rilassati, non sei nei guai." gli disse, per tranquillizzarlo.
"Mi dispiace di aver mentito..."
Aveva parlato con quello che era poco più di un sussurro, tenendo lo sguardo basso.
"Non l'ho gradito, per niente." replicò "Detesto che mi si menta."
Il quindicenne era già pronto a subirsi un cazziatone di proporzioni epiche, quando invece la voce di Five si addolcì.
"Di contro, ho gradito molto che tu abbia protetto Chloe. Sei un buon..."
Ci fu un attimo di pausa, poi Five aggiunse "... amico, per lei."
Inutile dire che Manny ci rimase letteralmente di stucco. Quello era seriamente l'ultimo appellativo che avrebbe mai pensato di sentire.
"Grazie, signorino..." mormorò, quasi commosso.
"Ora fila, hai il resto della giornata libera come promesso." disse il primogenito, dandogli le spalle.
Cominciò ad allontanarsi, ma subito dopo aggiunse "Manny? Non mentirmi mai più."
Il maggiordomo annuì, rimanendo a contemplare la schiena del ragazzo che si allontanava, con i capelli al vento.
Five svolse alcune faccende personali all'interno della villa, al fine di lasciare riposare la sorellina. Una volta che ebbe completato tutto, decise che era il momento di tornare a farle visita.
A grandi passi raggiunse la sua stanza. Non si mosse troppo velocemente in realtà, ma con le sue gambe lunghe era normale muoversi veloce.
Giunto innanzi alla porta, lentamente la aprì, affacciandosi all'interno della camera per vedere se Chloe stesse dormendo.
Vide che non stava dormendo ma solo riposando: era seduta sul letto con un deck in mano. Era il deck che si era costruita del quale si faceva passare le carte tra le dita.
Il maggiore aprì del tutto la porta e con calma entrò nella stanza, chiudendola alle proprie spalle.
"Chloe, vorrei parlarti." le disse, con tono neutro senza voler sembrare troppo duro.
Lei annuì, replicando "Certo, fratellone. Dimmi pure."
Nel dire quelle parole aveva alzato lo sguardo verso di lui, curiosa di sapere cosa volesse dirle. 
Per un attimo gli sguardi si incrociarono, poi quello del mentore cadde su una carta che Chloe aveva in mano in quel momento: Amicizia Splendente. 
"Vorrei discutere del deck che hai costruito." le disse, per poi sedersi accanto a lei.
Gli venne istintivo quel piccolo gesto, come a volerla confortare, stare al suo livello anziché guardarla dall'alto in basso.
Anche lei lo notò, e le fece enormemente piacere.
"Che cos'ha che non va il mio deck?" gli domandò.
Lui sospirò, per poi spiegarle "Non è un deck. Non sinergizza per nulla. Hai messo semplicemente delle carte a caso insieme al Bambolaombra, non hai costruito veramente un deck funzionante." 
"Io ho fatto solo quello che ho sempre fatto con Yuma. Ho preso le carte che mi piacevano di più e le ho inserite. Perché deve essere funzionante? Non deve essere divertente?"
"No, il duello è una questione di efficienza. Devi essere in grado di utilizzare al meglio le potenzialità del tuo deck. Questo ti permette di vincere."
"Ma a me non interessa vincere! Mi interessa divertirmi... e avere l'energia al massimo!" esclamò lei.
Five sospirò di nuovo. Era evidente che l'ideologia di Yuma avesse conquistato la sua sorellina, sarebbe stato estremamente difficile farle cambiare idea. 
Si alzò, aggiungendo "Nostro padre si aspetta che tu vinca però."
Ciò detto raggiunse nuovamente la porta e la aprì. Varcatala, senza voltarsi, aggiunse "Per questo dovrai imparare a diventare una brava duellante."
E uscì, chiudendo la porta alle proprie spalle e lasciando Chloe da sola con i propri pensieri.
Rimasta sola, la fanciulla guardò nuovamente il proprio deck. Continuava a non capire che cosa Five volesse veramente da lei. Lei semplicemente si divertiva duellando, non era in grado di comprendere tutti quei discorsi sul vincere a tutti i costi.
I pensieri le si accavallarono nella mente, uno dopo l'altro, confondendola e agitandola. Fu dopo diversi minuti che un pensiero sovrastò tutti gli altri: il terribile modo in cui si era lasciata con Three l'ultima volta.
E così la dodicenne prese una decisione. Avrebbe parlato con Three, doveva assolutamente chiarire la questione.
Si alzò dal letto e uscì dalla propria stanza, inoltrandosi con circospezione nei corridoi. Si mosse quatta quatta come un gatto, per essere certa di non attirare attenzioni indesiderate.
Aveva visto dov'erano la camera di Five e quella di Four, pertanto non sarebbe stato troppo difficile trovare anche quella di Three.
E infatti i sospetti della fanciulla non si rivelarono infondati. Trovò una porta che recava tre stanghette una di fianco all'altra nella sua targhetta. Quella era sicuramente la camera che stava cercando.
Rimase lì per qualche istante, a fissare il legno che si stagliava di fronte a lei. Il cuore le batteva forte nel petto, come un tamburo di guerra, mentre il fiato le si faceva pesante. Voleva entrare, voleva farlo. Ma allo stesso tempo aveva paura. 
Combattendo la propria ansia, la dodicenne alzò lievemente una mano e, con tutta la propria determinazione, bussò.
La voce del fratello giunse da al dì là della porta, delicata come sempre "Chi è?"
Le ci volle una certa forza, ma alla fine riuscì a parlare "Sono Chloe. Posso entrare?"
Lentamente la porta si aprì e la fanciulla si ritrovò d'innanzi al proprio fratello maggiore.
"Chloe? Che ci fai qui?" le domandò Three. 
"Sono venuta a parlarti. Posso entrare?"
Il terzogenito annuì e subito si scostò, lasciando che la ragazza entrasse. Una volta che fu dentro, lui chiuse la porta alle sue spalle.
Nonostante la situazione, lei non poté esimersi dal dare un'occhiata alla camera. Dopotutto era curiosa di vederla fin dal mattino.
La scrivania era fuori dalla sua visuale, ma poteva vedere perfettamente la libreria. Era decisamente strana, dato che ospitava cose molto diverse tra loro: da un lato c'era un'ala interamente dedicata all'antichità, mentre l'altra ala era completamente diversa. 
La prima ala ospitava statuette e piccoli quadri, ma anche numerosi libri sull'argomento. Si trattava di trattati di pittura, architettura, arte classica e storia antica. Three sembrava avere un particolare fascino per la storia romana. 
La seconda ala era decisamente più bizzarra e ospitava cose decisamente più inusuali. C'era la riproduzione di un teschio di cristallo, uno strano guerriero in armatura che ricordava quasi un astronauta, un razzo spaziale fatto in pietra e pieno di strani simboli e altre cose di questo tipo. I libri di quella zona erano stati ordinati secondo un certo ordine, forse per argomento. Si parlava dei misteri di Atlantide, delle scoperte scientifiche dell'antichità e di altre cose bizzarre. Un grosso libro che spiccava su tutti gli altri era "Il mistero della genesi e delle antiche civiltà" di Alan F. Alford ma non fu quello ad attirare particolarmente l'attenzione di Chloe, bensì quello esattamente accanto ad esso.
Si trattava di un grosso libro dalla copertina bianca. Il suo titolo era "Out of Place Objects" e il suo autore Byron Arclight.
"Allora? Cosa volevi dirmi?" 
La voce di Three interruppe il filo dei pensieri della ragazza, che si voltò istantaneamente a guardarlo. 
Chloe abbassò lo sguardo, vergognandosi. Le ci volle una certa forza per rialzarlo e infine per schiudere le labbra e parlare. 
"Mi dispiace." disse semplicemente, per poi riabbassare nuovamente lo sguardo. 
Il terzogenito le sorrise e delicatamente le appoggiò le mani sulle spalle. 
"Tranquilla, è tutto a posto." le disse "Ti perdono."
"Ma come? Così?" piagnucolò lei "Così semplicemente?" 
Il sorriso di Three si allargò, mentre le diceva "Certo che sì. Sei la mia sorellina e ti voglio un mondo di bene."
La gentilezza è la bontà di Three erano veramente immense. Commossa, la ragazza si gettò su di lui, stringendolo forte in un abbraccio. 
Il ragazzo coi capelli rossi contraccambiò l'abbraccio, stringendola a sé e lasciando che singhiozzasse sul suo petto. 
"Grazie, grazie, grazie..." mormorò lei, continuando a singhiozzare. 
Il terzogenito continuò a sorridere e a stringerla a sé, felice. 
Sì, era vero, si era sentito ferito dal fatto che lei non avesse confessato nulla a Five. Ma lo capiva, era una ragazzina spaventata, non intendeva certo odiarla per quello. Era troppo contento di essere di nuovo insieme alla sua famiglia. 
Rimasero abbracciati per un bel po' a confortarsi a vicenda. Si volevano molto bene ed entrambi erano chiaramente bisognosi di molto affetto. 
Chloe non poté che ritenersi fortunata ad avere un fratello così. Three sembrava veramente l'incarnazione della bontà e della gentilezza. A differenza di Four, era certa che non le avrebbe mai fatto del male. 
Dopo che i due fratelli ebbero sciolto l'abbraccio che li legava, cominciarono a parlare del più e del meno. Rispetto a Five, Three era estremamente più aperto riguardo alle sue passioni e non ebbe problemi a condividerle con la sorella.
Parlò con lei della propria passione per gli Out of Place Objects, per tutto quel che riguardava l'antichità e soprattutto per la sua passione per le armature romane, che riteneva la summa dell'arte bellica. Dal punto di vista di Three esse, infatti, erano non solo estremamente più efficienti rispetto alle armature medievali ma anche molto più eleganti.
Le confidò anche, quasi scherzando, che un giorno gli sarebbe piaciuto molto indossarne una e combattere in un'arena simile al Colosseo.
Chloe rise a quell'immagine, visualizzando il fratello vestito con una di quelle armature mentre combatteva in un'arena, ilare a dir poco.
Le mostrò anche il proprio mazzo di carte, il potentissimo deck Cronomalia. Le rivelò che si trattava di una versione aggiornata di un deck molto antico chiamato Deck dei Tesori, che aveva avuto un importante ruolo nella storia di un duellante leggendario di nome Yusei. 
Chloe ascoltava rapita, ma l'apice del suo interesse giunse quando il fratello le parlò più nel dettaglio degli Out of Place Objects, in particolare delle ricerche compiute da Byron Arclight, il loro padre. 
Era un argomento che la fanciulla trovava veramente interessante e appassionante, non faticava a comprendere il perché il fratello fosse così appassionato di quelle cose. Lo ascoltava con estremo interesse.
Era veramente contenta di aver conosciuto meglio il fratello, e anche lei da parte sua gli confidò diverse cose.
Gli parlò dei suoi timori verso Four, di come si era sentita tradita quasi, dal fatto che le aveva fatto del male. Gli parlò di Manny, e delle sue azioni che avevano fatto nella casa.
Anche lui la ascoltò con interesse ridacchiando all'idea di lei in giro da sola con il maggiordomo. Cercò anche di confortarla su Four, dicendole che non era una cattiva persona solo che a volte si lasciava trasportare dall'irruenza. 
Passarono a parlare il resto del pomeriggio, quando si udì bussare alla porta.
Voltandosi verso di essa, il rosso domandò "Chi è?"
"Sono Five."
Una volta annunciata la propria presenza, il maggiore entrò nella stanza senza attendere di averne l'autorizzazione. Camminò in essa e subito il suo sguardo cadde su Chloe.
"Ciao Chris." gli sorrise. 
"Ciao Chris? È tutto quello che hai da dire?" le disse, avvicinandosi a lei.
Three sospirò, alzandosi e mettendosi in mezzo ai due. 
"Calma. Che è successo stavolta?" domandò.
"È successo che ho cercato questa signorina per tutta la casa. Non era nella sua stanza e non sapevo dove fosse."
La sua voce era estremamente stizzita e guardava Chloe con un'espressione che era un misto di irritazione e preoccupazione.
La fanciulla scrollò le spalle, dicendo semplicemente "Ma perché? Dove volevi che fossi?"
Il primogenito la guardò parecchio male, rispondendole subito "Temevo fossi scappata di casa."
Il quindicenne sospirò nel sentire quelle parole, rivolgendosi al fratello maggiore e dicendogli "Ma dai, ma ti pare? Non lo farebbe mai."
"Non si può mai esserne certi."
Chloe si alzò e mettendosi accanto a Three guardò Five negli occhi.
"È vero, non mi permetterei mai." disse "Siete i miei fratelloni e mi volete tanto bene. Anch'io ne voglio a voi."
Three le sorrise dolcemente, mentre Five rimase impassibile come sempre. Tuttavia, un'analisi più attenta avrebbe rivelato la sua voglia di abbracciarla sul posto.
"Ok, ammetto di essere un po' troppo apprensivo a volte." ammise, per poi aggiungere però "Ma sapete bene che ho i miei buoni motivi."
Chloe avrebbe voluto rispondergli che non aveva motivi di esserlo, che lei era perfettamente in grado di cavarsela da sola. Peccato che la realtà dei fatti contraddicesse assolutamente questa cosa che voleva dire, per cui se la tenne per sé.
"Sì, lo sappiamo." sospirò Three "Però lasciale un po' di corda, poverina."
"Quando mi darà occasione di fidarmi di lei allora lo farò."
Con quell'ultima frase, il rampollo della famiglia Arclight si voltò, dando le spalle agli altri due e muovendosi verso la porta.
"Chloe, seguimi. È ora di cena e tu devi cenare con me. Three, sarà meglio che vada anche tu altrimenti Tron si arrabbierà." disse semplicemente.
Entrambi annuirono e la fanciulla decise così di salutare il rosso. Questi le rivolse un caloroso sorriso ed entrambi si abbracciarono di nuovo.
"A presto." gli disse.
"A presto, sorellina." rispose lui, staccandosi dolcemente da lei. 
Così, la ragazza si allontanò, seguendo il più grande tra i fratelli. Stava imparando a conoscere la famiglia, stava imparando ad apprezzare le caratteristiche che li contraddistinguevano. Stava sviluppando un legame con loro, un legame molto forte. Certo, non tutto era rose e fiori e non lo sarebbe mai stato, però apprezzava le persone che erano. 
Sentiva nostalgia degli Tsukumo? Tantissima. Voleva rivedere Yuma con tutta sé stessa, ma stava comunque cominciando ad apprezzare veramente quella che era la sua reale famiglia di sangue.
Il resto della serata andò tranquillo, dopo una cena senza intoppi, Five tenne a Chloe la sua lezione dopodiché la ragazza andò a dormire.
Le luci si spensero una ad una facendo precipitare lentamente villa Arclight nell'oscurità. Tutti i suoi occupanti si accingevano a dormire. 
La piccola Chloe era già volata nel mondo dei sogni.
Three aveva letto qualche pagina di uno dei suoi libri preferiti, prima di recarsi a dormire a propria volta.
Four, dal canto suo, aveva riorganizzato il proprio deck come faceva tutte le sere. Dopo averlo fatto ed essersi messo la tenuta notturna, si sedette sul letto.
Aprì il cassetto del mobiletto accanto a lui, estrasse una fotografia raffigurante una ragazza, passò delicatamente la mano sul suo volto per poi rimettere la fotografia al suo posto, chiudere il cassetto e andare a dormire.
Five andò a letto molto più tardi. Era rimasto sveglio a pensare agli allenamenti di Chloe, a quali lezioni impartirle per tirare fuori il meglio che poteva offrire.
Ma non era soltanto quello a tenerlo sveglio, c'era un altro pensiero molto più pesante e molto più penetrante. Se c'era una cosa che la fanciulla aveva manifestato sopra ogni altra era nostalgia, un sentimento molto forte che poteva ostacolarne la crescita.
Il maggiore doveva porvi rimedio. Con un pesante sospiro, ragionò che c'era solo una cosa da fare. Anche se non gli piaceva, era effettivamente il percorso migliore da intraprendere. Con quel pensiero in testa, si preparò per la notte, andò a letto e si addormentò.
Anche Manny era nella propria stanza. Il signorino Five era stato così gentile da lasciargli il resto della giornata libera, dopotutto.
Era coricato nel letto, già pronto a dormire, ma tenuto sveglio da un pensiero. Il fatto che per il signorino Five lui per Chloe fosse un amico. Gli tarlò la mente per diverso tempo, prima che il sonno avesse la meglio su di lui. 
Ogni luce era spenta e la luce della luna illuminava con il suo bagliore tenue lo studio del patriarca, nel quale il bambino sedeva alla scrivania. 
Un sorriso sinistro gli deformò il volto. Tutto stava andando secondo i suoi piani, ogni pezzo stava prendendo posto sulla scacchiera, pronto ad essere sacrificato in nome del re. 
Davanti a sé aveva una scacchiera, sulla quale appoggiò delicatamente le mani.
I suoi occhi correvano su di essa, indagando ogni mossa. I pezzi bianchi erano tutti sparpagliati ed escludendo il re erano tutti pedoni. Al contrario, la parte nera presentava cinque pedine. Re, regina, alfiere, cavallo e torre. Con l'eccezione del re, gli altri pezzi erano tutti danneggiati e scheggiati. 
"Molto presto, il re sarà mio." mormorò, per poi prendere il re bianco tra le dita e spezzarlo con un movimento deciso.

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