Capitolo 8 - Capricci

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Buio. Solo e solamente oscurità, dovunque si posasse lo sguardo. Non c'era luce, non c'era calore, solamente una fredda oscurità senza fine.
Chloe si guardò attorno, ma non vide nulla. Solamente l'oscurità opprimente che avvolgeva ogni cosa. La percepiva su di sé, schiacciava i suoi sensi facendola sentire a disagio. Un silenzio inquietante avvolgeva ogni cosa, talmente assordante che la fanciulla poteva udire il battito del proprio cuore e la frequenza del proprio respiro.
Provò ad urlare, provò a chiedere aiuto, ma non ci riuscì. Nel momento stesso in cui schiuse la bocca per parlare, una morsa gelida le avvolse la gola stringendola con dita di ghiaccio.
Poi, all'improvviso, una luce comparve in lontananza.
Non appena l'ebbe in vista, la ragazza cominciò a correre verso di essa. Tuttavia, più si avvicinava e più quella luce si allontanava, come se in realtà stesse correndo sul posto.
Solo quando si fermò, esausta, qualcosa cambiò. La luce illuminò infatti ogni cosa, quell'unico puntino luminoso in lontananza divenne un sole nascente così accecante da spazzare via le tenebre.
Ma la speranza che colmò il cuore di Chloe durò solamente un istante, sostituita ben presto da una terribile disperazione, unita al desiderio che quella luce fosse rimasta dov'era.
Ciò che spazzò via le ombre era il battito d'ali di un drago gigante. Un lampo d'argento attraversò l'aria, mentre scaglie lucenti bianche come latte facevano la loro comparsa e occhi freddi come ghiaccio si fissavano su di lei. Fu in quel momento che un terrificante ruggito scosse l'intera area.
Il Drago Bianco Occhi Blu, ringhiante di collera, si avvicinava a lei a grandi passi con gli artigli che lasciavano profondi solchi sul terreno. Il suo respiro era sempre più vicino.
Mentre rimaneva ferma, completamente scossa dal terrore, il maestoso e terrificante drago schiuse le fauci e un'esplosione di fiamme azzurre uscì da esse dritte verso di lei.
Quel soffio esplosivo di distruzione guizzò nella sua direzione colmando i suoi occhi con esso. Chloe urlò come non aveva mai urlato in vita sua, pronta a morire.
La fanciulla si svegliò di soprassalto, madida di sudore. Strinse convulsamente le lenzuola, cercando di calmarsi dopo il sogno appena fatto.
Mentre continuava ad ansimare, sentì una mano toccarle la spalla, facendola sussultare. Si voltò di scatto e vide che a toccarla era stato suo fratello Five, presente con lei nella stanza.
"Stai meglio?" le domandò.
Alla fanciulla ci volle qualche secondo per riassestarsi. Era palese che fosse ancora agitata per il sogno che aveva fatto.
Notando ciò, il ventenne le cinse le spalle, tirandola verso di sé con delicatezza. Cominciò ad accarezzarle dolcemente la schiena, per calmarla.
"Hai fatto un brutto sogno?"
Alla domanda del maggiore, Chloe annuì, abbandonandosi poi nel suo abbraccio. Il respiro si fece pian piano più regolare, così come il battito cardiaco. Dopo un po' la ragazza finalmente si calmò.
Quando sentì che si fu effettivamente calmata, il primogenito la allontanò delicatamente da sé.
Riacquisita la propria lucidità, Chloe si guardò attorno realizzando effettivamente di essere nella propria stanza.
"Ma... che ci faccio qui?" chiese, guardando perplessa il fratello "Non ero nel campo da gioco?"
Il ragazzo scrollò le spalle, spiegandole "Sei svenuta in seguito al mio attacco diretto. Per questo ti ho riportata nella tua stanza."
"Ma il duel gaizer e il dueling disk?"
A quella domanda il ventenne si limitò a indicare la scrivania. Su di essa la ragazza vide che i due oggetti da lei citati erano stati adagiati con cura.
"Li ho messi lì." le disse semplicemente.
La ragazza scosse veementemente la testa, esclamando "Potevi anche lasciarli là! Io non ho più intenzione di duellare!"
Five alzò un sopracciglio "Come?"
"Hai capito bene! Io quella roba non la metterò mai più!"
Il mentore trasse un profondo sospiro, poi le spiegò "Temo che tu non abbia voce in capitolo a tal riguardo. Tron vuole che tu diventi una duellante, pertanto lo diventarai."
"No! Non ci penso proprio!" insistette lei.
Il maggiore decise di non insistere ulteriormente. Era vero che Chloe sarebbe dovuta diventare una duellante, i suoi capricci non avrebbero cambiato la cosa, tuttavia comprendeva che in quel momento non fosse esattamente all'apice delle sue condizioni. Lo capiva, lo capiva eccome.
Così, il ragazzo decise di ignorare quei capricci e le porse invece un vassoio.
La fanciulla guardò il vassoio in questione, notando che su di esso vi erano un bicchiere di latte fumante e un grosso biscotto dall'aria invitante.
"Ti ho portato questi." le disse, mettendole l'oggetto praticamente sotto il naso.
La dolce flagranza del latte e del biscotto colmò le narici della ragazza, che non se lo fece ripetere due volte.
Senza attendere un solo istante, afferrò il biscotto e lo mangiò avidamente. Dopo averlo divorato prese il bicchiere di latte e cominciò a berlo. Era veramente molto buono, e ne aveva un enorme bisogno dopo aver saltato gli ultimi pasti.
Five non disse nulla, si limitò a guardarla mentre si sfamava. Certo, non era stata proprio una signorina beneducata, si era ingozzata della roba che le aveva portato... ma non era quello il momento per badare a certe cose, dopotutto aveva saltato abbastanza volte il pasto.
Fu solo quando ebbe finito, sfoggiando un'espressione soddisfatta, che il maggiore decise di parlarle.
"Non eri quella che non aveva fame?" le chiese, guardandola severamente.
Sentendosi in soggezione sotto il suo sguardo, Chloe mise il bicchiere di latte, ormai vuoto, di nuovo sul vassoio. Teneva lo sguardo basso, non volendo incrociare gli occhi con quelli del fratello.
"Ecco... il fatto è che adesso avevo effettivamente fame." disse "Quando sono a tavola con tutti voi invece mi si chiude lo stomaco. È come se fosse la situazione a bloccarmi l'appetito."
Dunque non aveva problemi allo stomaco. Five ebbe la conferma del suo primo pensiero: erano capricci.
"Devi mangiare, Chloe. Non puoi continuare a saltare i pasti." la redarguì.
La ragazza annuì, ma in fondo non era colpa sua se quella tavolata la metteva così a disagio.
Calò il silenzio per qualche istante, poi il primogenito lo spezzò con la propria voce.
"In ogni caso, i tuoi continui svenimenti non mi piacciono." disse.
Chloe lo guardò perplessa, chiedendogli "Che vuoi dire?"
"Oggi pomeriggio verrai visitata dal nostro medico di famiglia. L'ho già chiamato." le spiegò.
La dodicenne sbiancò completamente a quelle parole. Non aveva la minima intenzione, la minima intenzione alcuna, di vedere un accidenti di dottore.
"Ma non esiste!" esclamò con foga "Nessun dottore mi visiterà!"
Il primogenito la guardò con uno sguardo penetrante, decisamente non contento di quella reazione.
"Sentimi bene, signorina, sono stanco dei tuoi capricci." disse, con un tono freddo e autoritario.
Chloe sentì la rabbia salirle dentro. Non avrebbe ceduto, non su quella cosa.
"Non sono capricci, semplicemente non voglio essere visitata!" gridò.
"Tu ti farai visitare senza fare troppe storie."
"Ah sì? Non credo proprio."
Lo sguardo di Five si indurì ancora di più "So essere molto persuasivo, non mettermi alla prova."
L'orgoglio della fanciulla ebbe la meglio su di lei facendole dire l'unica frase che non avrebbe dovuto pronunciare "Dimostramelo."
Il primogenito non apprezzò per nulla quell'uscita. Le aveva dato tutte le possibilità, ma lei continuava comunque ad indispettirlo. Era stato paziente, anche troppo. Quella ragazzina continuava costantemente con i suoi capricci. Prima avesse spento quella fiamma di ribellione e meglio sarebbe stato per tutti.
"E va bene, sembra che debba insegnarti un po' di educazione." disse, sedendosi sul letto.
Prima che Chloe potesse anche solo pensare di replicare, il maggiore la afferrò saldamente per un polso. Con un unico movimento rapido, se la tirò in grembo, facendo adagiare lo stomaco della fanciulla sulle proprie ginocchia.
La dodicenne si ritrovò così bloccata in quella posizione scomoda, completamente attonita. I pensieri più disparati le si affacciavano nella mente, ma prima che anche uno solo di essi potesse giungere in modo distinto alle sue labbra, qualcos'altro accadde. Mentre la mano sinistra di suo fratello la teneva infatti ferma in posizione, la destra corse ai suoi pantaloni. Con una sola rapida mossa da parte del primogenito essi scesero fino alle caviglie, lasciandola così con la biancheria intima esposta.
"Ma che fai!?" esclamò la fanciulla, diventando rossa come un peperone.
Non essendosi mai ritrovata prima in vita sua in una situazione simile, la ragazza non sapeva che presto di rosso non avrebbe avuto solo le guance.
"Sto per darti qualcosa che nostra madre, sfortunatamente, non ha mai potuto darti." rispose Five.
Non fece in tempo a chiedere di cosa il fratello stesse parlando, che sentì un acuto dolore proprio sul sedere. Il ventenne, infatti, le aveva schiaffeggiato una delle natiche con una discreta forza.
Chloe emise un gridolino, non aspettandosi certo che il primogenito la colpisse. Eppure stava avvenendo davvero: la ragazza stava ricevendo la sua prima sculacciata.
Senza lasciarsi impietosire dal gridolino di dolore della sorella, Five le schiaffeggiò con forza anche l'altra natica.
"Ahia! Mi fai male, smettila!" esclamò Chloe, con gli occhi che andavano lievemente ad inumidirsi.
"Basta capricci. Il medico verrà a visitarti e tu ti lascerai visitare." disse il ragazzo, mollandole un terzo sculaccione, il cui schiocco risuonò nella stanza.
Ma pure in quella situazione dolorosa e spiacevole, la fanciulla non abbandonò la sua testardaggine.
"Ho detto di no!" esclamò infatti "Io non mi faccio visitare da nessun dottore!"
Five sospirò, limitandosi a rispondere "Come vuoi."
A quelle parole seguì una raffica di sculaccioni, che cadde con ritmo costante sul povero fondoschiena della dodicenne. Non erano fortissimi, ma abbastanza da essere ben percepiti.
La fanciulla si lamentò, lasciando andare gridolini e mugolii ogni volta che la mano del fratello impattava sulla superficie delle sue natiche. Dopo qualche colpo, le lacrime che sentiva inumidirle gli occhi cominciavano a rigare il suo viso.
"Basta, basta! Va bene, va bene, mi farò visitare! Però smettila!" esclamò, piangendo.
Il primogenito ne fu soddisfatto, finalmente era riuscito a persuaderla ed era certo che convincerla a fare altre cose non sarebbe più stato così complicato, rendendo quell'azione non più necessaria. Tuttavia, c'era ancora una faccenda rimasta in sospeso da risolvere.
"Chloe, un'altra cosa." le disse "Non voglio più vederti entrare nel campo da gioco. È una cosa molto pericolosa."
Il mentore si ricordò di quel dettaglio mentre le stava dando gli ultimi sculaccioni. Si era preoccupato enormemente per la sorella e voleva essere certo che una cosa del genere non capitasse mai più. Per questo era una lezione su cui doveva essere particolarmente incisivo.
Ripetendo severamente che una cosa simile non sarebbe mai più dovuta succedere, il ragazzo alzò la mano, lasciandola cadere con forza sulla seduta della fanciulla, il punto di connessione tra le natiche e le cosce, non solo una zona notevolmente più sensibile, ma anche in quel momento non coperta dalla biancheria intima e dunque sulla pelle nuda.
Quel colpo strappò un grido ben più acuto alla dodicenne, e non fu nemmeno l'unico: sferrato il primo, infatti, Five ne sferrò alcuni altri.
Quando l'ultimo sculaccione di quella nuova sequenza cadde, Chloe era ormai in un mare di lacrime.
Terminata la punizione della ragazza, il mentore attese qualche secondo che si calmasse lievemente. A quel punto, la fece girare, facendo sì che fosse in posizione seduta sulle sue ginocchia. Avvolse quindi le proprie braccia delicatamente intorno alle spalle della fanciulla, facendole adagiare la testa sul proprio petto.
"Su, su. È finita." le sussurrò.
Rimasero lì per un po', per diversi minuti. Chloe, infatti, non sembrava voler dar segno di staccarsi da quell'abbraccio, in cui si stava assolutamente sciogliendo.
Era stata una punizione molto severa, ma la ragazza se l'era ampiamente meritata dopo tutti quei capricci. In fondo, ne era cosciente anche lei.
Quando finalmente la fanciulla si fu calmata, il ragazzo le afferrò il mento con due dita, facendole alzare lo sguardo fino ad incrociare il suo.
"Oggi pomeriggio quindi viene il dottore. Non farai altre storie, vero?" le domandò.
"No, fratellone. Non le farò." rispose lei.
Una volta ripresa completamente padronanza di sé, Chloe si asciugò le lacrime dagli occhi. Fatto ciò, si alzò.
"Beh, mi riposerò finché non arriva il medico, allora." disse la ragazza.
"Non credo proprio."
Quella rapida risposta del fratello maggiore fece congelare la dodicenne sul posto.
"Che vuoi dire?"
In modo lento e piuttosto plateale, il primogenito si alzò a propria volta, dirigendosi dritto verso la scrivania. Prese il deck della sorellina e ne dispose le carte una accanto all'altra su di essa.
"Questo è il tuo deck Bambolaombra, compreso anche di magie e trappole. Ho un compito da darti." le disse.
"Un compito?"
Five annuì e le spiegò "Sì, un compito. Dovrai metterti qui e studiare tutte le carte. Dovrai conoscere l'effetto di ognuna di esse, dalla prima all'ultima."
Chloe sbuffò, palesemente scocciata da quella richiesta. Evidentemente gli schiaffi sul sedere non avevano domato la sua indole ribelle.
"Ma non ne ho voglia!" esclamò.
Five alzò un sopracciglio nella sua direzione, dicendole semplicemente "Devo rimetterti sulle ginocchia?"
La fanciulla deglutì, e si portò istintivamente le mani alle natiche, scuotendo freneticamente la testa.
"No, no! Lo faccio, lo faccio!" esclamò.
Il ragazzo annuì, dicendole "Molto bene. Hai un'ora di tempo, poi tornerò a controllare."
Ciò detto il ragazzo uscì dalla stanza, lasciando Chloe da sola con le carte.
Una volta rimasta da sola, la fanciulla rifletté su quanto appena accaduto. Faticava ancora a credere che suo fratello maggiore avesse osato sculacciarla. Eppure, in fondo al cuore sapeva di esserselo meritato.
Determinata a non dargli altri motivi per punirla, prese la sedia e si sedette alla scrivania. Non appena il suo fondoschiena ebbe fatto contatto con la superficie della sedia, però, lanciò un gridolino di dolore. Stare seduta non le era propriamente comodo in quel momento.
Sospirando pesantemente, cominciò a leggere gli effetti delle carte, partendo proprio dai Bambolaombra che aveva utilizzato durante il duello appena conclusasi. In effetti, la maggior parte dei mostri Bambolaombra avevano l'effetto "scopri". Sarebbe stato meglio se se lo fosse tenuto a mente.
La dodicenne, con una concentrazione totale, continuò a studiare gli effetti delle carte. Ciò durò per la bellezza di ben due minuti.
Passati esattamente centoventi secondi, infatti, la ragazza cominciò subito ad annoiarsi. Con la testa appoggiata al proprio pugno, iniziò a fantasticare su altre cose. Fu allora che si ricordò della casetta per uccelli che stava sul balcone e che aveva visto precedentemente.
Decise di alzarsi, raggiunse la finestra e la varcò uscendo così sul balcone. Diede un'occhiata a quella casetta e vide che c'era un piccolo ospite.
La ragazza si avvicinò cautamente all'uccellino, il quale la guardò sospettoso. Piano piano, allungò una delle proprie manine verso la creaturina, con fare delicato. L'uccellino continuò a squadrarla, ma non percependo alcuna minaccia non volò via. Alla fine si lasciò toccare dal dito della dodicenne.
Chloe cominciò ad accarezzare il piccolo volatile, il quale emetteva suoni di felicità. Anche lei era contenta, era veramente una creaturina adorabile.
Non aveva saputo dire per quanto tempo era rimasta lì, ma sicuramente un bel po'. Tempo che non aveva usato per studiare gli effetti delle sue carte.
Tanta era stata la sua fretta nel voler abbandonare i suoi compiti al fine di andare a controllare la casetta, che la ragazza non si era nemmeno degnata di vestirsi decentemente per quella fredda giornata invernale. Come se ciò non bastasse era pure uscita scalza.
In quel momento non se ne stava accorgendo, era troppo assorta. Lo era al punto da non sentire nemmeno il freddo, il quale tuttavia stava lavorando lentamente e incessantemente sul corpo della fanciulla, penetrando pian piano nella sua pelle.
Fu a quel punto che la ragazza udì rumore di passi, subito seguiti dal suono di una porta che si apriva. Si voltò di scatto, trovandosi davanti un volto severo che la guardava.

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