Mimmo ha cambiato tre camicie quella sera. Questa cosa della pizza sembra molto un appuntamento, e lui non ha intenzione di sbagliare niente. Anche se quando sono andati da Francesco — anche quello era un appuntamento? — Mimmo ci è andato con il cambio del lavoro, la felpa e i jeans, ma è andata bene lo stesso.
Quindi la camicia non dovrebbe fare molta differenza.
L'unica veramente bella che tiene è quella che si è messo al matrimonio di Arturo, ma quella decisamente non se la può mettere, si vede che è da cerimonia, e poi è troppo e fa la figura di merda opposta.
Simone bussa al citofono giusto cinque minuti dopo l'orario che avevano deciso, ed è il segno che Mimmo si deve tenere quella che ha scelto all'inizio.
"Sì?"
"Sì, sono — io," fa lui. Una pausa. "Simone."
A Mimmo viene da sorridere. "Ah sì? Non t'aspettavo." Apre il portone. "Secondo piano, la scala a sinistra."
Mimmo apre la porta e vede che l'ascensore scende. Ci tiene gli occhi fissi su, finché non sale. Ne esce un Simone vestito — bene, anche se senza completo e capelli meno gellati del solito. Gli sorride e alza le due bottiglie che ha in mano. Sono birre, con un'etichetta che Mimmo non crede di aver mai visto, forse artigianali. "Volevo portare il vino, poi ho pensato — con la pizza —"
Mimmo gli fa spazio per entrare. "No, hai fatto bene." Le pizze sono già pronte, in forno, Mimmo le ha impastate quella mattina, per avere tempo per prepararsi — e ovviamente per assicurarsi che uscissero bene. "Grazie." Deve dire grazie? Che si dice in questi casi?
Simone entra. Quando ha le mani libere si leva il cappotto e lo appende. "Che buon odore."
"Vuoi vede'?"
"Sì." Vanno in cucina, e si accovacciano entrambi vicino al forno. Simone pare impressionato. "Oddio, sembra —" Non trova la parola, e gli fa un sorrisetto di scuse. "Stavo dicendo vera."
Mimmo sorride. "Non sapevo che pizza ti piaceva, ne ho fatta una bianca e una rossa. Quella rossa metà margherita e metà coi funghi, bianca metà con le patate e metà salsiccia e friarielli. Vabbè, broccoli, qua i friarielli non ci stanno."
Simone si tira su. "Mi piace tutto. Se vuoi dividiamo."
Si tira su pure Mimmo. A dividiamo gli vengono un po' le farfalle nello stomaco. È una cosa intima. "Sì."
Simone fa un cenno verso le pizze. "A casa noi la facciamo sempre in teglia. È buona, però non è la stessa cosa."
Mimmo schiocca la lingua. "No. E comunque — Non è la stessa cosa in generale, visto che te l'ho fatta io."
Simone lo indica. "Stai facendo hype. Ora le mie aspettative sono altissime."
"È giusto. Non ti deluderò. E comunque è l'unica cosa che tuo padre non m'ha insegnato."
Simone accenna una risata. "Spero che ce ne siano altre."
"Vabbè, dicevo in cucina."
"No, perché sennò..."
"Stong frisc."
"Sì. Quello."
Mimmo apre il forno. Prende due presine, e tira fuori le pizze. Le mette dalla pietra su due piatti, un po' con l'ansia che si rompano o che cadano. Ma non succede. Fortunatamente. Non cadono mai, eh, però con la sua fortuna — proprio mo' che sta Simone —
"Allo', come ti sembrano?"
"Stupende." Simone si mette vicino a lui. Le guardano, poi fa dei gesti geometrici con la mano. "Se le tagliamo tutte e due in otto, abbiamo due fette per gusto."
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La Cuenta - Mimmo & Simone
أدب المراهقين"Senti - chi è Mimmo?" Lei si gira a guardarlo, e la sua espressione è indecifrabile. "Perché, come lo conosci?" "Non lo conosco. Papà mi ha detto di chiamarlo. Per il ristorante." "Ah." Lei guarda la padella e annuisce tra sé e sé. "Non sapevo fos...