Vertigini

280 29 5
                                    

"E quindi alla fine il ristorante non è così male."

Simone fa spallucce, che, gli ha fatto notare Sonia, fa molto spesso. La vede solo da tre settimane, ma adesso ci fa caso, come ad altre cose. "Mio padre ancora non se la sente di stare là da solo."

"E tu come ti senti?"

Simone ha ricominciato a uscire con Mimmo. Arturo gli parla di nuovo. La sua famiglia non sembra sapere che è gay. "Bene."

Lei gli fa un sorriso. "Mi fa piacere. No, intendo a stare al ristorante."

"Ah." Simone vorrebbe dire bene di nuovo, è la prima cosa che pensa quando lei gli chiede come si sente riguardo qualsiasi cosa, ma si deve sforzare, lo sa. "Boh — in realtà — non è malissimo."

Lei annuisce. "Lo sai, è che io penso che a te proprio — piaccia."

"Perché?"

"Non so, da come ne parli. Non sembri uno che se ne vuole andare."

A volte lei gli dice cosa pensa ed è vero ed è pazzesco, dato che non lo conosce. "Mi piace — che gestisco io qualcosa, e vedo subito che funziona."

"Secondo te perché?"

"Non lo so. Funziono così. Tipo la matematica."

Lei aspetta che aggiunga qualcosa, e quando non lo fa, gli chiede, "quindi è solo un tuo tratto?"

"No?"

Lei inclina la testa. "Può essere, sai? Ma io penso che la maggior parte della nostra personalità sia dovuta a cose che abbiamo vissuto."

Simone non capisce cosa può aver vissuto che gli faccia amare il fatto che due più due fa sempre, invariabilmente, quattro. "Ci sta."

"Tipo, secondo te, su cosa non hai il controllo?"

A Simone viene un po' da ridere. "Su niente."

"Ad esempio?"

Non riesce subito ad articolarlo. Forse non ci riuscirà in generale. "Mi sta venendo una cosa, ma è stupida."

"Mh, vai. Niente è stupido."

Simone non è d'accordo, ma hanno già avuto questa conversazione. "Tipo — mio padre, no?"

"In che senso tuo padre?"

"Non sai mai la sua prossima mossa."

Sembra un po' divertita. "Tipo boxe?"

"Uno sport qualsiasi." Lei gli fa cenno di andare avanti. "Niente, questo. Vale per tutti, eh, ma lui in particolare."

"Quindi vorresti avere il controllo sulle persone?"

"Beh, sì, magari."

"In che aspetto?"

"Quello che fanno. Cioè — prevederlo."

"Quello che fanno — nei tuoi confronti?"

"Vabbè — sì."

"Riesci a fare un esempio pratico? Tipo — hai paura ti giudichino?"

"Vabbè, sì, anche. Quello — cioè, quello che pensano è tutta un'altra cosa, poi. Che non lo posso sapere, devo indovinare."

Lei annuisce. "E perché tuo padre in particolare? Alla fine tu sei stato per anni da solo con tua mamma, no?"

"Beh, sì, appunto. Lei stava là."

"Quindi sai cosa pensa tua madre?"

"Più o meno. Anche cosa fa. Lei è prevedibile."

La Cuenta - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora