Speranze dentro un trolley

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Napoli, circa sei anni prima

Ad aspettarlo fuori dal carcere c'è Arturo. Mimmo gli corre incontro ancora prima di realizzare che finalmente è fuori e può respirare l'aria che respirano tutti. E non per un tempo limitato.

Arturo lo abbraccia fortissimo, più di quanto facesse quando usciva per i permessi oppure ai colloqui.

Adesso Mimmo è più alto di lui, quindi abbassa la testa sulla sua spalla per farsi piccolo e lo stringe anche lui. L'odore di Arturo è sempre lo stesso, quello del bucato pulito e del detersivo che usa la mamma, di cui i vestiti di Mimmo non odorano più.

"Cià."

Mimmo si stacca, e gli passa il trolley. "Uè."

Arturo gli mette una mano sul collo e lo scuote un po'. "Come stai?"

"Bene." Mimmo sorride. "Ho fame."

"Eccert. Mamma ti sta preparando 'a parmigiana."

Mimmo fa un saltello mentre camminano. "Buona!"

"Anche se ormai si' 'nu chef, quindi c'ià cucinà tu a nuj."

Alla fine l'hanno preso come aiuto cuoco, al posto che diceva Dante. A Mimmo dà ancora un po' fastidio che ci entri per raccomandazione, ma gli dicono tutti che è bravo. "Non so' chef. Aiuto cuoco."

"Evvabbè, 'a stessa cosa."

"Non è la stessa cosa."

"Marò, e comm si' puntiglioso. Ma eri così pur primm 'e trasì loc dind?"

"Può esse'." Mimmo gli mette un braccio attorno alla spalla. "Non mi ricordo."

L'ha detto senza pensarci, ma sente Arturo irrigidirsi un po'.

"Comunque," gli fa. "Ho trovato un corso di lingua dei segni. Vuoi venire?"

"Uà, bello!" Hanno sempre voluto imparare. "Sì. E hai già iniziato?"

"Da un mesetto. Mi piace assai."

Mimmo vede com'è felice e pensa che è per ragioni come quella che è andato in carcere al posto suo. E lo rifarebbe.

"Embè, gli altri come sono? Non mi racconti niente?"

Arturo — per la prima volta in vita sua, o almeno, in presenza di Mimmo — arrossisce. "Gli altri so bravi."

Mimmo alza le sopracciglia. "E che è, t si' fatt russ? A chi 'e 'ncuntrat?"

"A nisciun, Mimì."

"Comm'è, a nisciun?" Mimmo lo scuote lui, adesso. "Ric a verità."

"Ma qual verità!" Si lamenta Arturo. "Vabbè, 'o vuò sape'? L'insegnante."

Mimmo fa un fischio. "L'insegnante! Niente di meno?"

"Ma c vuo', famm capì. Tu primm m chier —"

"No, no, ja, fammi sentì. E com'è quest'insegnante?"

"Si chiama Agnese. È —" si ferma un attimo a guardare il vuoto. No, vabbè, Mimmo deve assolutamente conoscere questa Agnese. Suo fratello sta già fuori. "Bellissima. E intelligente. Più di me. Più di tutti quelli che ho incontrato."

"Nun è ca c vo' tant." Commenta Mimmo, e Arturo gli lancia un'occhiataccia.

"Vabbè, agg capit, eri strunz 'a piccrill e strunz riman."

"Ua, e che bel bentornato! Ja, scè, t stong pijann p cul."

"Chest l'er capit."

"Evvabbè, penso che me lo posso permettere."

La Cuenta - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora