Questa cosa della gelosia non è andata in porto come la pensava Mimmo — è stata proprio il contrario.
In realtà, non sa bene che cosa si era aspettato. Ha fatto un po' un casino. Voleva solo vedere la reazione di Simone, e quando era sembrato infastidito si era illuso che fosse perché era geloso, o almeno gli rodeva vederlo con qualcun altro.
Ma ora con Luca non si sente più – alla fine aveva ragione Arturo, era fidanzato. Mimmo si è chiesto per due giorni se avvisare il fidanzato oppure no, e ha scelto di farsi i cazzi suoi — e Simone gli sembra più inarrivabile di prima. Che è tutto un dire.
Un giorno che lo vede fuori dall'ospedale, Mimmo è tentato di rimettersi il casco e tornare a un altro orario. È già abbastanza imbarazzante così, e sente che questa cosa di Dante aggiunge un altro livello di astio che non ha ancora capito bene da dove derivi.
Ma non fa in tempo a pensarci e tornare alla vespa che Simone, forse sentendosi osservato, si gira e lo vede.
Mimmo può solo fare un sorriso a labbra strette e alzare una mano. Gli si avvicina. "Ciao."
Non sembra per niente felice di vederlo. Hanno fatto vari passi indietro dal mercato. "Ciao."
Mimmo vuole quasi dire che si è scordato di fare una cosa e che passa dopo, per levare entrambi da questa situazione, ma ormai stanno già camminando fianco a fianco, e stanno entrando in ospedale, ed è troppo tardi. Mimmo si sente sempre un po' elettrico a camminare vicino a Simone, ogni tanto si chiede addirittura se la gente attorno a loro potrebbe pensare che sono una coppia. È stupido, lo sa, e di solito la gente non pensa che due tizi maschi siano una coppia manco se si prendono per mano, figuriamoci se sono come lui e Simone. Però Mimmo quando stanno così può rubargli delle occhiate e non sembrare indiscreto, o almeno crede.
Gli piace tutto di Simone, e una delle cose che gli piacciono è osservare come si muove, sempre dritto, come se credesse di essere migliore di tutti — eppure, da quelle poche volte in cui hanno parlato del ristorante, Mimmo ha un po' intuito che non è proprio così. Sa che è una specie di scudo, così come lo sono la giacca, la camicia e i pantaloni sartoriali, ma questo ovviamente non lo rende meno bono.
Questa sua sicurezza forse Mimmo vorrebbe anche averla lui — ce l'ha, ma in un altro modo. Quando la gente ti pensa come un pregiudicato, è più facile fargli cambiare idea mostrandoti sempre disponibile e senza problemi, piuttosto che — vabbè, come si mostra Simone. Stronzo e fighetto.
Ma sta divagando.
Entrano in ascensore e non si sono detti ancora una parola. Simone preme sul 6, e per farglielo fare, Mimmo, che sta davanti ai pulsanti, si deve leggermente spostare all'indietro. Per qualche secondo stanno nello stesso spazio e respirano vicini. Mimmo lo vede a rallentatore, sente il profumo di Simone addosso a lui, è fresco, tipo brezza marina, e il braccio che Simone ha allungato per premere il tasto sfiora un po' il petto e la spalla di Mimmo, che alla fine tanto indietro non si è fatto.
È un contatto minuscolo, e dura meno del tempo che ci mette a capire che è successo, eppure è abbastanza per farlo rimanere a fissare Simone.
Sono al terzo piano quando l'ascensore si ferma. Mimmo si aspetta di vedere le porte aprirsi, forse qualcuno l'ha chiamato, ma niente. Non va né su né giù.
Simone alza gli occhi dal telefono dopo un po'. Si guarda intorno, perplesso. "Si è bloccato?"
Ma che cazzo. Mimmo guarda il quadrante. Il pulsante dell'allarme sta lampeggiando. È normale? "Eh — credo."
Simone fa un sospiro. "Che cazzo," sussurra.
"Aspe'." Mimmo preme il pulsante. Fa un suono stranissimo e acuto. E poi si ferma. Ma non succede niente. Fuori c'è silenzio tombale.
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La Cuenta - Mimmo & Simone
Teen Fiction"Senti - chi è Mimmo?" Lei si gira a guardarlo, e la sua espressione è indecifrabile. "Perché, come lo conosci?" "Non lo conosco. Papà mi ha detto di chiamarlo. Per il ristorante." "Ah." Lei guarda la padella e annuisce tra sé e sé. "Non sapevo fos...