Ma io ti cerco sempre

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Simone non pensa di essere mai stato così male.

Che è pazzesco da dire, no, con un fratello morto, tuo padre che abbandona il tetto familiare, la tua unica relazione sessuale con l'amico etero-curioso che a parte i dieci minuti di scopata ti schifa – che è il tuo migliore amico, e forse pure l'unico –, lo stesso padre di prima che crolla per terra e quasi tira le cuoia da un giorno all'altro e ti lascia un ristorante...

Eppure.

Non è neanche tanto che Mimmo non gli vuole più parlare —

No, ok, sì, è quello. Gli manca.

È anche un'altra cosa, però, che non gli è mai capitata. Si sente osservato. C'è una persona là fuori che sa troppe cose di lui, e adesso ce l'ha a morte con lui, e se parla con tutti? Lo può sputtanare come e quando vuole. Simone non riesce a dormire, anche se sta sempre nel letto, e si immagina tutti i possibili scenari. Arturo e Agnese già sanno. Ad Agnese non fregherà nulla, e comunque non conosce nessuno che conosce anche Simone. Una è fuori. Arturo — Arturo lavora al ristorante, e quindi lo potrebbe dire al resto dello staff. Lui e Gino parlano un sacco, probabilmente ora quindi Gino pure lo sa. Sì, lo sa per forza. Simone è abbastanza sicuro che stamattina lo abbia guardato male, schifato.

Gino lo direbbe a Carla, ovviamente.

Forse a Carla non interessa. È quella che vede di meno Simone, non ci avrà scambiato più di due parole. Se lo racconterà a qualcuno, saranno altre amiche sue. Simone cerca di consolarsi pensando che finché lui non vede, va bene così. Se la gente parla di lui e lui non lo sa, va bene. No?

No. In realtà il pensiero gli mette ancora più ansia.

Il problema vero è Mimmo. Mimmo lo direbbe a suo padre. Anzi, forse gliel'ha già detto. Simone, a parte convincerlo la sera stessa di San Valentino a cominciare ad andare al ristorante pure lui, lo sta evitando come la peste. Non è difficile, se è in casa o dorme oppure cerca di leggere, e piano piano sta cucinando. Simone evita la cucina e la stanza del padre — in realtà evita tutto, si è chiuso in camera — e il problema non si pone.

Ma forse, appunto, già sa. Adesso ha non solo un figlio frocio, ma anche un figlio frocio che ha fatto la merda con il suo pupillo.

Suo padre non è omofobo, Simone non crede. Ogni tanto, se passava un servizio sul Pride in tv, diceva pure che era una cosa bella. Che la gente fosse orgogliosa di chi era. Che cazzate. Cazzate buoniste, sono le uniche cose che sa dire.

Ma comunque, insomma, non è omofobo. Però Simone può solo immaginare cosa significa avere un figlio a cui piacciono gli uomini, solo gli uomini, non è come Manuel, lui, se sei uno sciupafemmine come Dante Balestra. Si immagina il senso di sconfitta che devi provare. Suo padre magari pensava, ok, non avrò il rapporto migliore del mondo con mio figlio, ma almeno un giorno potremo legare quando mi porterà una ragazza a casa. E invece neanche quello. Non hanno nulla da spartire. Simone è sicuro che ci sarà rimasto male, perché un po', quando ha capito che era gay, c'è rimasto male anche lui.

Si potevano impegnare di più, i suoi, l'hanno fatto uscire proprio male. Oddio — hanno fatto prima la brutta copia, Simone — è nato cinque minuti prima del fratello — e poi quello che doveva essere il capolavoro finale. E Simone gli ha tolto pure quello.

Jacopo probabilmente era etero. Anche quando all'asilo e alle elementari i maschi e le femmine si odiavano, lui raccoglieva delle margherite e le andava a dare alle bambine. E loro lo amavano. Tutti lo amavano. E Simone lo guardava da lontano, con gli altri bambini con cui si sforzava di stare, che almeno lo sceglievano per giocare a pallone, e lo amava anche lui. E voleva essere lui. O sparire e lasciarci solo lui là a portare avanti la loro faccia nel mondo.

La Cuenta - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora