▪️4. Brava bambina

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Rimproverarmi per non aver eseguito alla lettera le mie stesse direttive è il minimo che possa fare, mentre esco da questo fottuto night

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Rimproverarmi per non aver eseguito alla lettera le mie stesse direttive è il minimo che possa fare, mentre esco da questo fottuto night.
Il mio umore è più nero della notte gelida che incombe su di me.
Scuoto la giacca di pelle cercando di togliermi di dosso il puzzo di fumo e di sudore che mi sono trascinato dietro.
Il disgusto è più che tangibile sulla mia faccia.

Quando sento il portone richiudersi mi volto verso la causa principale del mio malumore, eccolo, il folletto dalle trecce lunghe fino al sedere, che ora mi guarda come se fossi una specie di animale feroce da tenere sotto controllo, quando la vera iena qui è lei.

«Vogliamo andare? Non ho tutta la notte da spendere con te.»

Allargo le braccia, scocciato dal modo insistente in cui quegli occhi da gatta mi analizzano.
Dannata ragazza, che quella sera non aveva niente di meglio da fare che trovarsi nello posto sbagliato al momento sbagliato.

«Io con te non vorrei spenderci neanche un minuto, se può consolarti.»

Certo che di peli sulla lingua non ne ha.
Mi irrita, questo è poco ma sicuro, però in un certo senso la capisco.
Ha paura e il suo metodo per esorcizzarla è mettersi sulla difensiva usando battute taglienti.
Ma io non sono qui per trattarla con deferenza.

«La lingua, Alina. Ne abbiamo già parlato» la ammonisco perciò.

Vedo il suo petto gonfiarsi e prendere un bel respiro e allora mi chiedo se quell'Umberto sia cieco o qualcosa del genere, visto che quel davanzale che a lui sembra scarso a me pare bello pieno.

Porca puttana, Cesare, da quanto tempo non ti fai una bella scopata?
Da quando sono qui a occuparmi di questa stronza.
Altro motivo in più per avercela con lei.

Ma che cazzo fa adesso?
Corrugo la fronte seguendo i suoi movimenti, si sta avviando verso la strada che porta al paese e non quella che prende sempre per accorciare.
Una mossa cauta, lo ammetto.
Effettivamente prendere una strada isolata e semibuia con uno sconosciuto non sarebbe la scelta migliore, ma se volessi farle del male potrei farlo bellamente alla luce del sole, no?

Inclino la testa di lato concentrandomi meglio sulla sua minuta figura.
Ha un bel culo strizzato in un paio di pantaloni di pelle nera, sarà un po' un problema averla intorno. Magari potrei sguinzagliarla a mio fratello Gabriele, mentre io rifletto obiettivamente su che cosa farne di lei.

Ad ogni modo fa qualche altro passo avanti, ma si ferma quando vede che non mi sono mosso dal parcheggio.
Si volta verso di me frustando l'aria con quelle cazzo di treccine da film porno amatoriale.
Ha pure il coraggio di alzare un sopracciglio con quell'aria da impertinente.
Come se non avesse appena stravolto i miei piani con la sfuriata fatta ad Umberto. Certo è che non sarebbe dovuta andare così, non avevo previsto di sbandierare tutto oggi né che mi sarei offerto come un vero gentiluomo di riaccompagnarla a casa.

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