▫️6. Gelido e Bollente

886 80 186
                                    

«Parli del diavolo» mormora Gabriele accanto a me.

Ma io non gli do importanza, perché tutta la mia attenzione ora è canalizzata sull'uomo che sta entrando nel salotto.
I passi lenti e misurati, le mani nelle tasche dei jeans neri, che fasciano alla perfezione le sue gambe lunghe, quel dolcevita nero, che mette in mostra le linee massicce delle spalle...
La sua oscura bellezza fa male allo stomaco.
E quegli occhi verdi poi, mi osservano con una certa insistenza, una muta sfida a chi resiste di più prima di abbassare lo sguardo.
Bè, gli faccio chiaramente capire che io non ho nessuna intenzione di perdere.

«No, signore, come sua richiesta non perquisiamo le ragazze.»
Sento finalmente la voce dell'omone di guardia, ma neanche questo mi ferma dal continuare quel gioco di sguardi.

Cesare fa un piccolo sorriso.
«Non farti ingannare dal suo visetto d'angelo, questa ragazza ha il diavolo dentro.»

La sua risposta fa ridacchiare Gabriele che osserva la scena come se fosse al cinema.

«Allora mi scusi, signore. Lo faccio subito.»
Marcos si avvicina a me, ma prima che possa toccarmi mi allontano di un passo.

«Non mi piace essere toccata.»
Metto le mani avanti.
Ferrante alza le spalle, una luce quasi divertita in quegli da falco.

«È la prassi. Suvvia, non ostacolare il suo lavoro. O preferisci che lo faccia io al suo posto, Alina?»

Merda, il caldo si moltiplica ora che lui fa un altro passo all'interno della stanza. O sono le mie guance che vanno a fuoco?
Questo suo gioco... come se pensasse di avermi in pugno mi fa arrabbiare, però magari potrei farglielo credere per un po'.

«È indifferente, purché facciate in fretta.»

Fa cenno alla guardia di continuare.
«Alza le braccia» mi ordina questo Marcos con neanche troppa gentilezza.
Lui continua a osservare la scena da lontano, la sua espressione beffarda mi spinge a continuare a guardarlo, mentre le mani della guardia toccano velocemente il mio corpo.
Sono folle se penso che forse avrebbe voluto farlo davvero al suo posto?
«È pulita.»

Fa mezzo cenno d'assenso col capo.
Che c'è, ti aspettavi che fossi così stupida da non aver preso in considerazione l'idea di una perquisizione?

«Bene, puoi andare Marcos. Anche tu, Gabriele.»

«Agli ordini, capo» risponde ironicamente suo fratello con tanto di saluto militare, si volta verso di me e mi fa l'occhiolino prima di uscire dal salotto richiudendosi la porta alle spalle.

«Ma che cosa gli hai fatto?»
Mi chiede Cesare alzando un sopracciglio.
Io lo guardo strano.

«Cosa intendi? Non capisco.»
Ora che siamo da soli non nego di sentire un po' di tensione.
Incrocio le braccia al petto.

«Sono mesi che non lo vedo così. Diciamo che non è un amante del genere umano.»

Alzo le spalle. Ieri mi aveva accennato di essere venuto qui col fratello problematico.
Mi aspettavo un atteggiamento diverso in effetti.

«Sarà l'aria di campagna. Fa miracoli.»

Fa un verso che è una via di mezzo tra una risata appena accennata e uno sbuffo.
«Se facesse miracoli tu non ti troveresti nei guai.»

«Sai, Ferrante, non c'è sempre il bisogno che tu rettifichi ogni cosa. Esiste l'ironia, non so se la conosci.»

«Ne fai un uso smodato, forse puoi insegnarmela tu.»

Infilo le mani nelle tasche dei jeans, quasi volendo imitare la sua posa, e annuisco.
«Fa parte dell'accordo che vuoi propormi?»

I suoi occhi non mi danno alcuna tregua, mi osservano e mi studiano attenti ad ogni mia mossa. La cosa assurda è che non mi mettono minimamente a disagio, anzi un po' mi piace che mi guardi.
Un po' troppo, a essere onesti.

𝕀'𝕞 𝕟𝕠𝕥 𝕐𝕠𝕦𝕣𝕤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora