▪️30. (1/2) Una maschera per ogni demone

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Lo sapevo

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Lo sapevo. Sapevo che questa serata avrebbe tirato fuori il peggio di me.
Affondo il naso tra i capelli di Alina ispirando il suo profumo di zucchero filato.
Ho ancora le dita immerse dentro di lei, mentre sento che il suo respiro ritorna un po' più regolare.
Butto fuori il fiato schiacciandola contro al muro.
Trema.
La vena del collo pulsa furiosamente.
È così calda, così bagnata.
E io sto soffrendo come un cane.
Stringo le labbra.

Non è lei a torturare me.
Ci basto io a farlo da solo.
Parlo dei suoi guai, ma io ne ho così tanti che non mi basterà questa vita per risolverli.
Eppure continuo ad allungare la lista.
E questo folletto da cui non riesco a staccarmi e a distaccarmi ne è la prova più concreta.
La tratto male, voglio allontanarla da me, ma la verità è che sono io a non volermi allontanare da lei.
Ma so che prima o poi farò qualcosa di molto stupido, e allora sì che se ne andrà.
E sappiamo tutti che prevenire è meglio che curare.

Mi lascio andare a un altro sospiro, sbuffando dal naso. Lentamente le mie dita scivolano dal suo corpo, portando via un sussulto e un ultimo sospiro.
La prendo per un braccio voltandola.
Alza il viso, le sue guance sono tutte rosse.
La sinistra, quella schiacciata contro al muro fino a qualche istante fa, ha un colore più acceso.
Provo l'assurdo impulso di accarezzarla, sarà perché non sono stato molto gentile con lei, nei modi, nelle parole. Di solito mi comporto meglio con le donne. Ma di solito non le rivedo mai una seconda volta. Non mi ritrovo ad avere nessun coinvolgimento, se non prettamente sessuale, perciò mi risulta un poco improbabile perdere il controllo.

Ad ogni modo scarto l'idea stravagante di fare un gesto carino nei suoi riguardi preferendo tenere le mani occupate ad abbottonare i pantaloni.
I suoi occhi mi guardano curiosi mentre allaccio la cintura.
Mi fa venire voglia di sorridere senza un fottuto motivo in particolare.
Un impulso decisamente sciocco se penso che mi ritrovo con il cazzo duro costretto dentro ai boxer, anziché in mezzo alle sue cosce.

Esistono due motivi principali che mi hanno fatto prendere la decisione di non scoparmela in questo bagno:
Non voglio perdere il controllo e neanche l'interesse.
Due elementi contrastanti, se si considera che l'uno non lo perdo quasi mai e l'altro fin troppo spesso.

Mi servi ancora un po', Alina, penso mentre la guardo.

«Stai bene?» si traduce così, invece, sulle mie labbra.

Porca puttana, Cesare, quanto è difficile coordinare cervello, lingua e cazzo?

Annuisce lisciando le pieghe della gonna.
Ecco, aver scelto quest'abito è stata una lama a doppio taglio, che in questo momento non mi aiuta a pensare unicamente con la testa.
Il modo in cui fascia alla perfezione il suo corpo minuto farebbe perdere la testa anche a un santo.
E sicuramente la santità è la cosa che più si discosta dalla mia persona.

Concentrati, coglione.

«Allora suppongo si possa tornare di là.»

«Supponi male, Ferrante, visto che ho intenzione di andarmene.»

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