La tipa della piscina

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Mi definisco un ventiseienne tranquillo, anche se non lo diresti subito.

Colpa dei tatuaggi, mi dirai. Ne ho una trentina, credo - ho smesso di contarli qualche anno fa. Il più piccolo è la lettera A, per la madre che non ho mai conosciuto. Il più grande è una Carpa Koi rossa e bianca su tutto il polpaccio.

Ho iniziato da piccolo coi tatuaggi. E se oggi mi sono calmato è perché sono stato un ragazzo irrequieto: piercing, capelli platino e una forte inclinazione a cacciarmi nei guai. Se ti rubavano il motorino, potevo essere stato io. Se perdevi il portafoglio, di sicuro ne sapevo qualcosa. Se scoppiava una rissa, potevi giurarci che ero lì...

Fortunatamente ho smesso con 'ste cazzate; ho messo la testa a posto e mi sono iscritto all'università. Ora ho un bel lavoro e ho riallacciato i rapporti con mio padre.

Ecco perché mi ha chiesto di badare al suo appartamento.

«Ad agosto non c'è nessuno qui».

Dove con qui mio padre si riferisce al lussuoso condominio in cui abita: una specie di gigantesca prigione verde con piscina e campi da tennis.

«Hanno tutti la casa al mare e quindi partono per le ferie» mi ha detto. «Perciò c'è sempre il rischio che entrino dei ladri».

«Per farsi un bagno in piscina?».

«Simpatico» ha detto mio padre fingendo una risata. «Cerca solo di non fare danni, ok?».

«Quindi che devo fare?».

«È semplice» mi ha detto. «Viviti la casa e fai vedere che ci sei».

«Potrei annoiarmi».

«Ne dubito» disse. «Puoi andare in piscina e giocare a tennis. Ti ho lasciato anche dei soldi».

Così, eccomi qui.

Esco fuori dall'acqua e mi siedo sul bordo piscina. Rimango con le gambe in acqua e mi guardo intorno. Siamo pochi ma ne ho già adocchiato una - e no, non è la bagnina che continua a lanciarmi occhiate -. No, ad attirare la mia attenzione è una ragazza col costume rosso sdraiata sul bordo: accanto a lei c'è il fidanzato, perciò mi guarda di sfuggita, cercando di non farsi beccare.

Io però non le distolgo gli occhi di dosso.

Lei se ne accorge e forse arrossisce.

Ora che la guardo meglio mi accorgo di alcune cose: non è alta e non è magra. È formosa il giusto ed è parecchio abbronzata. I capelli sono mossi e castani e lei se li tocca continuamente, forse per attirare la mia attenzione.

Quello che però mi eccita di più è il fatto che il compagno accanto non si accorga di lei. Come diavolo fa? Io certi uomini non li capisco: ma come cazzo fai a non avere voglia di saltarle addosso?

Si gira di nuovo e stavolta mi fissa anche lei. Spero che abbia intuito i miei pensieri, ma distoglie subito lo sguardo perché il compagno le dice qualcosa.

Immagino che le abbia fatto qualche domanda stupida perché lei sbuffa annoiata.

Così prendo la palla al balzo: esco dalla piscina e dico alla bagnina che vado a farmi la doccia negli spogliatoi. Lo dico ad alta voce, cosicché lei possa sentirmi.

Mi avvio lentamente e le lancio un'ultima occhiata prima di entrare negli spogliatoi. In giro non c'è nessuno, ma lascio lo stesso la porta della doccia aperta.

L'acqua è bollente, la sento scivolare sulle spalle e sul petto. Fuma al contatto con la mia pelle.

Non aspetto molto prima di sentire qualcuno entrare. Sento i passi nello spogliatoio, sempre più vicini.

È lei.

Appena si avvicina alla doccia e si accorge di me non dice nulla. Non vuole parlare.

E nemmeno io.

Così la afferro dal polso e la tiro a me sotto la doccia. Prima che dica qualcosa le affogo le parole con un bacio. Sento la sua lingua dentro la mia bocca, e poi le sue mani tra i capelli. Si aggrappa a me, e io mi aggrappo a lei. Le stringo il culo e staccandomi da lei le sussurro in un orecchio: «E lui dove lo hai lasciato?».

Lei mi lecca l'orecchio e mi dice piano: «A farsi il bagno».

«Speriamo che duri tanto» le dico prima di sfilarle il costume e continuare a baciarla.

Ci avvinghiamo con foga, poi sento le sue mani sopra il costume. Vuole abbassarmelo. La vedo inginocchiarsi, ma la fermo dal braccio.

«Non c'è tempo» le dico. La giro e la sbatto contro il muro, poi le sfilo il costume di sotto. «Perciò faccio io».

Le comincio a leccare il collo, poi la schiena. Scendo di sotto finché non la sento ansimare. Sempre più forte. Finché non mi fa sperare che ci senta tutta la piscina.

E che ci senta anche lui.

«Non fermarti» digrigna tra i denti. Il corpo trema mentre col culo si struscia sulla mia faccia. Poi si mette la mano sulla bocca, per contenere i gemiti. «Non smettere».

E come potrei?

Le infilo dentro anche un dito, mentre continuo a leccare. A quel punto non ce la fa più. La vedo appoggiare le mani contro il muro, e un urlo anticipa l'orgasmo. Poi il corpo si contrae in più spasmi continui, mentre inarca la schiena e quasi non scivola a terra.

Dopo qualche secondo, sento una voce... è il fidanzato.

La sta chiamando.

Così decido di uscire dalla doccia, chiudendomi dietro la porta di plastica, con lei dentro. Quando il fidanzato entra trova soltanto me. Nudo, davanti allo specchio. Si guarda intorno, forse sospettando qualcosa. Poi mi chiede se ho visto qualcuno...

E io gli dico di no.

Il tipo mi ringrazia ed esce, e quando riapro la porta la sua ragazza è con le ginocchia a terra, ancora in preda agli spasmi, gli occhi semichiusi mentre si morde il labbro. Chiudo l'acqua e le dico di rivestirsi, ma lei m'implora di volerne ancora.

Io però le dico di no e torno in piscina. Sì, penso... questa sarà davvero una bella estate.

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