LE DIMORE: PRIMA DIMORA

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Ottobre 1677

1. Sono rinchiusa nella mia cella e questo è l'unico luogo in cui mi è possibile ascoltare serenamente il mio cuore e dar voce ai miei pensieri, sempre rivolti alla contemplazione dei misteri di Cristo, unica Luce e Amore della mia intera esistenza.
Inizio col ribadire di non esser degna di scrivere ciò che sento quando penso al buon Dio ed in particolare a tale mistico scritto, ma rammentando ciò che i miei occhi han visto, fino a qualche giorno fa tra le righe di quest'ultimo, non posso far altro se non questo.
2. Oh, Teresa, le parole che hai posato su quella candida carta, hanno elevato la nostra misera anima, ad un Castello, un castello però non fatto di servitori tutti completamente dediti a soddisfare quei desideri smisurati dell'io-umano; ma un castello spoglio da qualsiasi pensiero egoistico rivolto al proprio io, poiché intento ad ascoltare interamente lo spirito di Dio, il Re per eccellenza che tu stessa hai fatto coabitare nella dimora più elevata*, ma non per questo impossibile da raggiungere.

3. Matteo (20,16): "Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti."
Anche l'evangelista Matteo, come te Teresa, ricorda a ciascuno di noi (e non solo a coloro che hanno seguito la voce di Cristo, cioè i consacrati alla vita religiosa di castità, povertà ed obbedienza) le parole usate da nostro Signore per chiamarci alla santità;
una vita questa non certamente priva di difetti, anzi valorizzatrice di quella moltitudine di atteggiamenti e comportamenti spigolosi che ognuno conserva nel proprio animo, i quali però se accuratamente smussati possono unirsi a quella parte meravigliosa che ognuno ha nascosta nell'intimo più profondo; ovvero quella parte in cui a risiedere è l'animo misericordioso di nostro Signore Gesù.
E se tutto ciò è il Signore a volerlo, non possiamo far altro che amarlo e vivere con Lui le pene e i travagli della vita, rammentando sempre che questi non possono esser mai talmente tanto grandi come quelli vissuti dal nostro buon Pastore.
Amen!

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*nel suo scritto, Teresa, paragona l'anima dell'uomo ad un Castello ricco di dimore (delle quali lei descrive solo sette e da qui il titolo della sua opera) e fatto di un solo Diamante (Dio), in cui ella, rivolgendosi alle consorelle del proprio monastero, ne delinea una sorta di cammino spirituale avente per obiettivo quello di arrivare alla più vera conoscenza del Signore (nell'ultima dimora) ove il respiro umano perisce per abitare finalmente in Lui.

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