SESTA DIMORA

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Giugno 1679

1. Sento che questo cammino stia giungendo al termine e sai, fremo tutta perché questo avvenga.
Il buon Dio, alle anime arrivate sin qui, oltre che fare doni, regala il respiro dalle sofferenze vissute nelle precedenti.
Ed io, da nulla quel che sono, non ho provato estasi o veduto apparizioni ma da ciò che tu Teresa dici di aver sentito, da altra gente che l'ha provate, sono sollevata al solo pensiero che Dio, possa amare così tanto i suoi eletti, tanto da far trovare loro la pace dopo aver portato con coraggio e forza la croce della santità.
Come frate Francesco e come tu stessa, "hai desiderato con gran desiderio" [Lc 22,15] d'uscire dalla tua stessa vita, colma di sacrifici e tribolazioni, così anche io desidero (e mio Signore non per superbia), rendere lieta l'esistenza di chi percorre questo tipo di cammino, poiché son certa che solo aiutando gli altri si può far rinascere sé stessi.

2. Qui, infatti, nella dimora più vicina a Te, Signore, l'anima dell'eletto brucia dal desiderio di rivederTi e... come contrariarla!
Se solo io fossi così degna di parlare, anche solo per breve tempo, di tali cose, mi si fermerebbe il respiro ed il cuore m'esploderebbe dal petto.
Ecco perché forse non M'hai voluto ancora far provare tutto questo, per via di questa mia debolezza...
vuoi forse fortificarmi con altri turbamenti oppure non mi concederai questa grazia perché non la merito?!
Deh, la solita stolta e peccatrice!
Come posso desiderare e riceve da Te una qualunque cosa in questo stato?!
Egoista e piena di me stessa, adesso ho sporcato la carta di inutili parole, non curante del fatto che sono una briciola in relazione alla Tua maestosità e grandezza.
Che Tu possa perdonare quest'anima crudele ed il mio confessore assolvermi dai peccati commessi.
Così sia.

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