Apologize

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Le settimane successive passano molto lentamente e ogni giorno sembra un film che continuo a guardare.

Mi alzo. Ignoro Tate. Tate ignora me. Faccio la carina davanti ai miei. Mangio. Torno in camera. Faccio cose deprimenti. Aspetto Halloween. Mi addormento raggomitolandomi tra le coperte. Piango. Mi alzo.

Ma purtroppo mentre scendo le scale e incontro Tate, il mio stomaco si stringe e il cuore mi balza in gola.

Mancano cinque giorni ad halloween. Istintivamente copro la pancia incrociando le mani. Ripeto mentalmente la lista delle parole proibite: Incinta-bambino-grammi-embrione-mamma-aborto

-Ehi Violet-

-Ciao Tate-

-Devo parlarti-

-Okay-

-Allora, è da quasi un mese che non mi parli più. Non mi guardi più. Io pensavo che stessi male e che avessi voglia di riprenderti da sola, che magari l'essere fantasma ti avesse rattristito di più o che dovessi ancora superare la cosa terribile che ho fatto, ma prima di quel giorno era tutto perfetto. Ci amavamo. Adesso sei fredda, distante e sempre sola, non sei mai stata più morta di così. Ti prego di smetterla di farmi così male o almeno dammi una spiegazione. Non posso sopportare ancora di vivere nella stessa casa ma essere a milioni di chilometri da te. Ti prego-

I suoi occhi scuri stanno per riempirsi di lacrime. Sembrano pozzi profondissimi che si stanno svuotando. Non è mai stato più fragile di così. Ed è solo colpa mia.

Se non fossi la ragazza egoista che sono lo lascerei. Gli direi di sparire dalla mia vita, almeno per un po'. Ma come posso dirgli che gli sto facendo del male per non fargli del male? Che lo amo e gli sto lontana per proteggerlo dall'esplosione?

-Tate...questo è un periodo difficile per me- riesco solo a dire. E alla fine non sto neanche mentendo.

-Parliamone allora. Se il problema sono io basta dirlo. Se non sono io lo affronteremo insieme. Come sempre. Cosa ti succede?

Sono incinta. Tu sei il padre. I miei non lo sanno. Non posso dirtelo. Ad Halloween me ne sbarazzerò. Torneremo alla nostra "normale" vita da fantasmi.

-Io ti amo Tate. Non ce l'ho con te. Ma questa cosa devo farla da sola. E tu non lo devi sapere- dico mentre inizia a bruciarmi la gola.

-Ti prego, non nascondermi niente, cercherò di aiutarti in ogni modo possibile.

-Ma non capisci? –urlo scoppiando a piangere- è già stata una scelta difficile per me. Ma io non ce la faccio. E voglio proteggerti.

-Adesso mi spaventi-

-Non mi importa. Baciami. Per favore- dico. Non mi aspetto che lo faccia, sono stata veramente una stronza con lui. Invece si avvicina velocemente a me, mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Non è uno di quei baci dolci e lenti, è un bacio molto più violento, uno scontro di lingue e denti, due persone che si cercano e dopo tanto tempo si ritrovano. Gli getto le mani al collo e lui mi solleva. 

Ti prego, Tate, fammi dimenticare tutto. Infilo le mie mani tra i suoi capelli ribelli e lo porto più vicino a me. Lui mi porta fino in camera mia, chiude la porta e si sdraia sopra di me. Mi toglie la t-shirt e mi bacia lentamente sul collo, io inizio a gemere e a sospirare. Poi mi sfila i pantaloncini e io lo aiuto a spogliarsi. Purtroppo una parola inizia ad assillarmi la mente, una delle parole proibite.

Bambino.

Cerco di scrollarmi Tate di dosso, controvoglia, ma lui non vuole lasciarmi andare, quasi quanto non lo voglio io. Per fortuna riesco a staccarmi da lui giusto in tempo.

-Tate, non posso-dico. Poi scoppio a piangere. Lui mi stringe a sé e io mi sfogo mentre lui mi mormora parole dolci all'orecchio.

-Non ti lascio più sola- mi sussurra-Mai più-

E io piango, perché so che lo farà veramente.

You and me, together for always -American Horror StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora