~ Capitolo dodicesimo ~

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Aiuto

Era un sussurro, una voce nella nebbia.

Alida alzò la testa di scatto, rendendosi conto di essere nel suo letto. Sprofondata tra quei morbidi cuscini aveva fatto un sogno molto strano, o così credeva. Non ricordava nulla se non la stanchezza del viaggio di ritorno, e quei rumori. Qualcuno che scalciava, che graffiava le porte ed urlava, la bocca coperta per attutire il suono. E poi quell'unica parola. Quell'unica richiesta d'aiuto.

Ma per quanto facesse attenzione, Alida non udiva nulla, solo il ticchettio di una leggera pioggia che aveva iniziato a cadere durante le prime ore della notte.

Ma, se davvero era tutto così calmo, perché il cuore le batteva forte in gola?

<<Mamma, Papà?>> domandò, sedendosi e osservando attentamente la camera. Silenzio, poi il rumore di qualcosa che colpiva il legno, di tessuto pesante trascinato sul terreno. Alida, zittendo i respiri, sentì un leggero tonfo provenire da fuori. Si alzò quindi e corse, senza far rumore, alla finestra della sua stanza. La spada della madre era a terra, dormiente su un cumulo di terra smossa e illuminata dai raggi lunari. Poco più distante, al limitare della proprietà, due grosse figure trascinavano dei sacchi dall'aspetto molto pesante su ciottoli e terriccio. Quando i sacchi presero a muoversi un poco, Alida capì come mai i suoi genitori non avevano risposto alla sua chiamata. Ormai le figure erano diventate solo ombre nella semi oscurità della selva. Inerme, Alida non riuscì a distogliere lo sguardo da quella scena immonda, consapevole di esser solo una bambina, e di non potere nulla contro quelle persone, se neanche la madre era stata in grado di difendersi dopo decenni di esercizio. Callum iniziò a piangere dalla sua stanza, così corse da lui.

Che abbia capito? Si chiese Alida.

Lo prese in braccio e, posandolo sul letto dei genitori, se la cullò tra le braccia cercando di rassicurarlo, non sapendo cos'altro fare. Aveva gli occhi pieni di lacrime, e il corpo irrigidito dalla paura.

<<Mamma?>> chiese piano il bambino, una volta cessati i singhiozzi. Lei sospirò <<Lo so. Mi dispiace.>> rispose, con ancora una mano sulla sua schiena ed accarezzandolo con un gesto gentile. Non riusciva a pensare con lucidità, e continuava a darsi della stupida, dell'inutile ed insulsa ragazzina per non aver neanche provato ad agire. Per essersi comportata come la bambina che era. Callum si era calmato, e lei lo rimise nel suo lettino, tornando poi dov'era. Si accasciò su un fianco e si raggomitolò, stringendosi le ginocchia contro il petto. 

Alida and the woodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora