~Capitolo secondo~

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Nel cielo notturno splendeva la luna piena, che gettava scie di luce argentea sul prato, sul bosco, e sulla casa.

Alida spense la candela, e sgattaiolò in cucina; prese dei biscotti per non destare
sospetti, nel caso in cui fosse stata scoperta cosi vicina allo studio, e alla lettera.
Era Aileen ad essere appena scesa al piano inferiore.
Dalla grande finestra del soggiorno entrava la luce della luna; ma Aileen non distinse affatto Alida nella penombra illuminata solo dalla luna.
Una volta scese tutte le scale andò dritta verso l'ingresso, prese la spada, aprì la porta, ed uscì.
Manico bianco di schiuma, e federa di cuoio scuro.
Quell'arma aveva molti anni, ed in origine non era cosi; si e evoluta, cosi come i suoi vari proprietari, e le loro storie.
La spada era sempre stata appesa sullo stipite alto della poeta d'ingresso, forse per essere usata al minimo cenno di pericolo, o forse come arma antica da appendere per bellezza.
Alida si era scordata di guardare fuori dalla finestra, quella notte.
Aileen ha sempre amato allenarsi con quell'arma bianca sotto i soffici raggi lunari; almeno questo è ciò che Alida pensava; in realtà Aileen era stata costretta fin da bambina ad innumerevoli insegnamenti; ma è pure vero che, con il passare degli anni, ha imparato ad amare e rispettare quell'arma, in quel determinato momento della giornata.
La bambina osservò la madre per alcuni minuti. Aileen si muoveva con molta naturalezza, l'eleganza nei suoi gesti era tale da non ammettere repliche.
Passati alcuni minuti, Alida decise che sarebbe stato meglio se lei fosse andata a dormire, perciò salì lentamente le scale, cercando di minimizzare i rumori, entro nella sua stanza e, poi, nel suo letto. I giorni seguenti passarono senza altri incidenti.
Non arrivò nient'altro per posta, ma la tensione in quella casa non accennava a calare.
Boyd ed Aileen si alternavano. Alcuni giorni era Aileen che preparava una brocca di caffè e passava la notte
Nella vecchia torretta della mansarda.
Casa Pernat era suddivisa in tre piani più un pezzo. Sul primo piano si potevano trovare la cucina, una camera per gli ospiti, uno spazioso salone, ed uno studio.
Sul piano superiore vi erano le camere; una era di Alida, una di Callum, una di Aileen e Boyd, un'altra stanza che fungeva da guardaroba dei quattro, ed un bagno, con una vasca in porcellana ed una stanzetta interna con il gabinetto.
Il terzo piano era la mansarda, che fungeva da biblioteca e stanza dei compiti per i due bambini.
Al dentro della mansarda vi era una semplice scala a chiocciola in legno, per scendere o salire.
Salendo dalla mansarda, si giungeva alla torretta.
Essa era interamente costruita in legno; per accedervi dalla scala, bisognava aprire una porta mentre per passare alla mansarda dal piano delle camere l'entrata era aperta.
La torretta era circolare con un'unica finestra, che prendeva in lunghezza
tutto il perimetro circolare del muro.

Altre volte era Boyd a prendere il posto di Aileen.
Al mattino si incontravano in cucina, e a vicenda si domandavano se era tutto apposto.
Se Alida avesse avuto un po più di intuito, a quel tempo, forse avrebbe capito prima il perché di quelle loro notti insonni in alternanza.
Boyd ed Aileen stavano facendo la guardia, nelle ore più pericolose; quelle ore in cui si è stanchi e si dorme, quando si è più vulnerabili.
Ma ormai tutti in quella si erano resi conto che non si poteva continuare cosi ancora per molto.

Era il 5 novembre 1810, e quel giorno Alida avrebbe compiuto dieci anni; più precisamente avrebbe compiuto gli anni alle sette e tre di quella sera, poiché era quella l'ora in cui era venuta alla luce.
In casa Pernet fu giorno di festa, con regali, musica e delizie alla vaniglia.
Vennero gli amici di Boyd e di Aileen, ed i nonni paterni.
Tutti gli invitati rimasero fino a tardi. Nessuno dei genitori andò di vedetta, quella sera; prese il loro posto una giovane di nome Tara.
Erano le dieci di sera, ed i piccoli Callum ed Alida vennero spediti a letto; ma Alida aveva ben altri programmi per quella sera.
A letto la bambina attendeva sveglia.
In verità, non sapeva cosa stesse aspettando, ma era li, distesa sul letto, in attesa di un qualcosa; forse in attesa di un qualcosa che la aiutasse ad avere le risposte che stava cercando.
Mille domande in attesa di illuminazione la tormentavano.
Attese all'incirca un quarto d'ora, dopodiché, spinta da una bruciante curiosità, decise di scendere al piano inferiore.
Alida sentiva il bisogno quasi soffocante di capire cosa stesse succedendo, cosa avesse scosso la loro quotidianità, attraverso la pesante porta di mogano dello studio.
Come successe per la volta precedente, Alida tentò il più possibile di limitare i rumori.
Appoggiò l'occhio destro alla serratura e sbirciò.
Un po per colpa dell'angusto spiraglio della serratura, o forse per via dell'angolazione, quello che la piccola riusciva a scorgere era pressoché inutile.
Da quella posizione si poteva vedere solo la libreria, ed il quadro che vi era accanto mentre la scena si svolgeva al lato sinistro della stanza, fuori dalla sua visuale; Alida posò quindi l'orecchio alla porta.
Tutti erano disposti nel salottino in fondo allo studio; chi sui puff, chi sul divano in pelle.
<<"...pericolo. Da soli non potete fare molto, purtroppo è sempre stato cosi. Non si può cambiare il corso degli eventi. Deve farcela da sola.">> disse Jeff.
Il suoni giungeva basso ed ovattato alla bambina che origliava da fuori la porta ma, tuttavia, i discorsi risultavano comprensibili.
E subito dopo l'intervento di Jeff, Avril ribatté; <<"Possiamo aiutarli! La storia non deve necessariamente ripetersi!">>.
<<"Non possiamo interferire Avril, lo sai bene.">> replicò Dougald.
Ma Avril non cedette.
Sin da quando era piccolissima, la sua testardaggine era già molto evidente.
<<"Si, lo so, ma fin quando restiamo qui non le accadrà nulla!">> continuò Avril.
A quel punto di Boyd a prender parola.
<<"Non potete restare per sempre, sarebbe come interferire, e l'accordo salterebbe. Se l'accordo dovesse saltare, la guerra si riverserebbe anche sul nostro mondo , e questo non possiamo permetterlo.">>
Successivamente all'intervento di Boyd, fu Aileen a parlare.
<<"Sappiamo che sarebbe una mossa alquanto stupida attaccare ora che siamo tutti qui, ma sappiamo anche che non si potrà restare cosi ancora a lungo. Venite a farci visita più spesso, magari in piccoli gruppo, non sarebbe interferire così. ">>
Concluse Aileen in tono pacato e risoluto.
Evidentemente quanto era stato appena detto aveva un che di sensato e di giusto agli occhi dei presenti, poiché ogni uno in quella stanza mormorava consensi; l'unica persona che non aveva capito era Alida, la cui mente si sbizzarriva intorno ad un unico pensiero: chi stava arrivando?

" Hai ragione cara, è un'ottima idea">> le disse di rimando Boyd, dando vide al pensiero di tutti i presenti.
Altri mormorii di consenso si propagarono per lo studio.
<<"Però dobbiamo considerare che il loro rapimento avverrà in ogni caso.">> ribatté Dougald, dopo un breve momento di silenzio.
<<"Hai ragione anche tu Dougald. Se questo non dovesse avvenire, la ragazza non avrebbe il giusto motivo per agire, per lottare.">> dichiarò Avirl.
<<"Ma non si fida così ciecamente di noi, come potremmo darle gli insegnamenti necessari?">>replicò Jeff.

Contro ogni aspettativa di Alida, i suoi nonni presero parola.
Alida rimase per un momento interdetta, non ricordava neanche di averli visti entrare nello studio.
<<"Jeff, credo che le persone più adatte a questo compito siamo io e Dupa; e poi, siamo anche tra i membri più anziani della congrega, dopo i regnanti.">> sentenziò Lauj, nonno paterno di Alida, con tono fiero.
<<"Questo anche è vero. Allora è deciso. Dal momento in cui Boyd ed Aileen saranno portati fuori da questo mondo, negli insegnamenti subentreranno Lauj e Dupa. Fate attenzione a mantenere in ottima salute Alida, e Callum.">> concluse Jeff.
<<"L' Assemblea si può sciogliere ora.">> dichiarò con tono fermo Avril.
Tutti in quella stanza si alzarono in piedi ed incrociarono le dita, alzando poi le mani al cielo.
<<"Per la pace e per la giustizia di un popolo sotto assedio.">> recitarono tutti in coro.

<<"Noi andiamo, ci vediamo presto!">> disse Avril dirigendosi verso la porta dello studio, con Jeff, Dupa, Lauj e Dougald al suo seguito.
Alida sentì il rumore DJ passi avvicinarsi sempre di più alla porta dello studio.
Con i brividi che le scuotevano il corpo, Alida sparì in cima alle scale, senza curarsi del probabile rumore che avrebbe potuto creare; sparì appena un attimo prima che Avril aprisse la porta dello studio.

Non devi pensarci, devo dormire.
Questo era lassordante pensiero che rimbombava nella mente della bambina.
Ormai lo shock le aveva paralizzato la mente, e quasi anche il corpo.
Lo shock di non sapere cosa stesse accadendo, del perché lei fosse cosi importante.
Tornò in camera sua, ed in quel momento sentì Tara scendere la scala a chiocciola della mansarda.
Si immerse sotto le coperte, e la stanchezza fece il resto, non appena con la testa toccò il cuscino.

Il giorno seguente, quando Alida si svegliò, erano andati tutti via, e di vedetta c'era sua madre.

Alida and the woodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora