Capitolo 1

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10 Aprile 1948

In una giornata primaverile, Amélie passeggiava quella sera per le strade di Berlino, la città avvolta da un'atmosfera di desolazione e silenzio. I muri dei palazzi mostravano ancora i segni della guerra che si era conclusa pochi anni prima. I suoi passi frettolosi echeggiavano lungo lo Schlossbrücke che l'avrebbero condotta ad Alexanderplazt. Mentre camminava, il vento portava con sé alcune reminiscenze di una melodia dimenticata, risvegliando in lei dei ricordi sepolti dimenticati nell'oblio della memoria. Improvvisamente, dei flashback affiorarono nella sua mente come frammenti di un puzzle disperso, e Amélie si fermò per un istante, mentre cercava di dare un senso a quegli attimi fuggitivi.

Lo scroscio delicato della Sprea creava un suono armonioso, in quell'ambiente desolato e distrutto dal silenzio delle pareti fatiscenti dei palazzi di Berlino a causa dei bombardamenti che aveva subito la città durante la guerra. Improvvisamente, si fermò e decise di osservare il fiume che scorreva placidamente sotto gli occhi di una città inerme e avvolta dal silenzio, i passerotti sembravano essersi assopiti a causa di quel vento pungente tipico del nord della Germania, soprattutto in quella stagione.
Tutto ciò che la circondava, incominciò a svanire, dimenticò di trovarsi a Berlino, perse la cognizione del tempo e dello spazio.
La sua testa iniziò vertiginosamente a dolerle e alcune fitte improvvise le fecero socchiudere gli occhi rapidamente, e nel frattempo strinse con forza le sue mani alle ringhiere del ponte per non perdere l'equilibrio.
Alcuni flashback confusi emersero dal suo inconscio e presero forma dinanzi ai suoi occhi stupiti da tutto quello che le stava accadendo.
In pochi istanti, Amélie rivide alcuni straschichi di un passato apparentemente felice e spensierato, rivede una spiaggia, rivide se stessa che passeggia nel bel mezzo della campagna in un prato di lavande fiorite. La ragazza quasi poteva percepirne la consistenza e il fresco, delicato e persistente odore che riusciva quasi a sentire dentro la sua anima.
In mezzo a questi ricordi idilliaci, un'ombra inquietante e nebbiosa, si stava delineando, non riusciva a distinguere del tutto i tratti somatici di questo viso avvolto dal mistero del suo passato turbolento. Sentiva nelle sue orecchie ripetutamente, delle parole taglienti che risuonavano nell'aria, mescolandosi al vento che soffiava e le faceva ondeggiare i capelli.
Un mix di emozioni contrastanti si dipingevano sul viso delicato della giovane ragazza, che non riusciva a comprendere cosa le stesse accadendo.

Un flashback in particolare la colpì e riuscì finalmente a distinguere la figura di quel soldato misterioso e alla vista del suo volto nitido, il suo cuore sobbalzò ed ebbe la sensazione di riconoscerlo, pur non comprendendo chi realmente fosse. Sentiva come se un filo invisibile unisse lei e lo sconosciuto, ma la sua mente labirintica non riusciva ad attribuirgli un'identità precisa. Questo senso di familiarità la spaventava, però allo stesso tempo, voleva scoprire cosa i suoi ricordi le stessero rivelando. Provava una certa ambivalenza nei suoi confronti: da un lato era spinta dalla curiosità di scoprire chi fosse questa persona, dall'altro lato temeva il suo sguardo che penetrava nella sua anima mentre l'osservava. Per questo motivo decise di mettere a tacere la sua mente, per focalizzarsi su questa figura.

Questo sconosciuto era un uomo che emanava un fascino oscuro simile a quello dei poètes maudits. La sua figura imponente e slanciata trasudava un'aura di autorità e potere, dovuta dalla sua divisa militare nera, decorata con il distintivo delle SS sul petto e con molti altri di essi, che testimoniavano la sua posizione di comando. Amélie suppose che si trattasse del Kommandant che era a capo di un reggimento.
I suoi capelli scuri, neri come una notte buia senza stelle, erano pettinati con precisione, e conferivano al suo volto un'aria arrogante, mentre gli occhi profondi e penetranti, erano di un intenso colore grigio-azzurro e sembravano scrutare l'animo di chiunque lo guardasse. Amélie suppose che fossero degli occhi che portavano con sé il peso di molteplici segreti.
Il suo viso, dal suo mento ben definito alle guance scavate e agli zigomi prominenti, era una combinazione di intransigenza e fascino magnetico simile a quello delle statue greche antiche. Il naso dritto e le labbra sottili, erano leggermente incurvate in un sorriso enigmatico, aggiungevano un tocco di mistero alla sua figura già imponente.
Il suo portamento era fiero e regale, con una postura eretta e sicura di sé che trasmetteva un senso di dominio e controllo.
Nonostante la sua bellezza disarmante, c'era qualcosa di freddo e distante nel suo modo di essere, come se fosse avvolto da un'ombra malvagia che lo separava dal resto del mondo. Le dava l'impressione di essere un uomo dannato tormentato e perseguitato dalla sua stessa oscurità interiore, ma la sua bellezza incantatrice lo rendeva ancora più pericoloso e affascinante come un mistero da essere rivelato e scoperto da un detective.

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